Anche le disgrazie, a quanto pare, servono alla politica. La sede RAI della Calabria ha diffuso, durante il Telegiornale delle ore 14,00 di venerdì scorso, una dichiarazione del ministro Salvini per sottolineare che quanto prima il Governo si interesserà sia del Ponte sullo Stretto di Messina sia della elettrificazione della linea jonica delle ferrovie dello Stato in Calabria, nonché dell’alta velocità su quella tirrenica.
Nulla di che se l’episodio non fosse accaduto a margine della riunione del Governo che la premier Giorgia Meloni ha voluto fosse fatta a Cutro per commemorare i morti della tragedia del mare.
Tre argomenti importanti per la Calabria, ma che nessuno si aspettava di sentire a seguito di una riunione fatta per solidarietà con la popolazione calabrese provata dalla grave disgrazia nella quale sono annegati bambini, donne e uomini che tentavano di raggiungere un paese europeo per trovare un lavoro e farsi una nuova vita, possibilmente non di stenti come quella che avevano lasciata.
Tutto ciò è avvenuto a chiusura della conferenza stampa, dopo che la presidente Meloni aveva detto che il segnale (simbolico) che era stato dato era rivolto per comunicare “la decisione di usare una linea dura contro chi pensa di entrare in Italia in modo illegale”. Dunque niente più “tratta di migranti” da parte degli scafisti per i quali il Governo ha deciso pene severe.
Notizie importanti per gli italiani, anche quelle di Salvini, ma mal “digerite” dai calabresi che si aspettavano dal Governo, in un momento così grave, solidarietà e chiarimenti sui “soccorsi”; soprattutto per quelli non inviati che avrebbero potuto evitare la tragedia accaduta a poche diecine di metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro se solo fossero stati inviati i mezzi di soccorso attrezzati per affrontare il mare in tempesta, che, invece, sono stati lasciati alla fonda in porto.
Purtroppo, questa parte che attiene ai soccorsi è divenuta “urticante” per i calabresi, perché non è stata chiarita. I pareri sul mancato invio dei mezzi della Capitaneria di Porto per soccorrere i migranti, così come appare, sembra avere sfaccettature “riservate” che non è dato sapere. Forse un giorno, quando saranno resi noti i particolari (se mai si porteranno a conoscenza dei cittadini), saremo in grado di conoscere i motivi per cui, per portare i soccorsi, è stato deciso di allertare la Capitaneria di Porto e non la Guardia Costiera che notoriamente disponeva di mezzi sicuri, capaci anche di affrontare il mare in tempesta. Solo allora si potranno avere gli elementi per capire come e da chi sono stati decisi i soccorsi.
E, mentre in Calabria si piangono i morti, in Sicilia, a Lampedusa, per fortuna, si gioisce per i risultati opposti, raggiunti grazie alle imbarcazioni usate per il soccorso e cioè i mezzi in dotazione alla Guardia Costiera che è riuscita a portare in salvo oltre 1.300 naufraghi anch’essi, come quelli di Steccato di Cutro, in pericolo a causa del mare in tempesta.
Un episodio salutato felicemente dalla popolazione siciliana, ma che ha acuito, giustificandolo, lo scontento dei cittadini e degli amministratori di Cutro, causando anche indignazione tra la popolazione.
Così, mentre in Sicilia si gioiva per essere riusciti a salvare la vita di 1.778 persone, in Calabria 40 associazioni hanno deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Crotone per chiedere «di far luce sul naufragio di Steccato di Cutro, nel quale sono morte molte persone: 79 i corpi finora recuperati, tra cui bambini, donne e uomini». Le Associazioni aggiungono, in una lettera inviata alla Magistratura, che nell’episodio “non possono esserci zone grigie che riguardano eventuali responsabilità relative ai soccorsi”.
«L’iniziativa – si legge in un comunicato – precede un percorso di mobilitazione che le associazioni intendono organizzare coinvolgendo l’intero Paese».
*giornalista
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