COSENZA Controlli, pedinamenti, costanti attività di intercettazione. L’inchiesta “Pressing” della procura di Cosenza guidata da Mario Spagnuolo si è conclusa dopo 12 mesi di indagini senza sosta. Al centro, la fitta e capillare rete di pusher che riforniva clienti e riempiva piazze di spaccio a Cosenza e nell’hinterland bruzio. Un flusso continuo di acquirenti e assuntori che gli investigatori hanno seguito con minuziosa attenzione prima di chiudere il cerchio sui presunti responsabili. L’attività di indagine ha trovato spesso riscontro – ovviamente da dimostrare in tutti i gradi di giudizio – nell’escussione degli acquirenti delle sostanze stupefacenti.
«In passato ho fatto uso di sostanze stupefacenti, cocaina e marijuana, oggi ogni tanto capita che consumo qualche dose a fini personali. Riguardo alla compravendita di sostanze nell’area di Casali del Manco posso riferire che vi è uno spaccio di droga in ogni singola località». A parlare è una delle persone sentite dagli investigatori nell’ambito dell’inchiesta denominata “Pressing“. Il racconto è ricco di spunti interessanti per chi indaga: episodi di cessione, aree dedite allo spaccio e presunti soggetti coinvolti nella rete di pusher che riempie Cosenza e l’hintelrand di dosi di cocaina, eroina e marijuana. Dove acquistava la droga? «Dai marocchini all’autostazione e da quelli su Corso Mazzini».
La donna riferisce di aver acquistato droga da Stefano Casole, uno degli indagati (finito in carcere) nell’inchiesta della procura di Cosenza. «In diverse occasioni acquistavo cocaina e marijuana nel periodo compreso tra marzo ed agosto 2021. Andavo a casa sua e a volte veniva lui da me a portarmela». E poi i dettagli sui prezzi. «La cocaina 80 euro al grammo, la marijuana 5 euro. So che Stefano la droga la comprava a Cosenza, ma non so dove». Il racconto si arricchisce di un particolare. «Mentre mi trovavo a casa, ricevevo un messaggio su messanger. da un profilo a me sconosciuto, dove nel testo veniva scritto: «Digli ad Andrea che se non mi risponde pubblico il video e lo rovino!». «A questo punto – continua la donna – rispondo al messaggio in questione scrivendo che a me di queste cose non interessava nulla. Immediatamente dopo bloccavo l’utente. Preciso che non mi era stato inviato un video ma soltanto uno screenshot raffigurante il viso del mio ex fidanzato». (f. b.)
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