LAMEZIA TERME Il Dott. Gerardo Mancuso è stato nominato al ministero della Salute come componente tecnico nel comitato della “Alleanza Italiana delle Malattie Cerebro Cardiovascolari”. Mancuso, direttore della UOC di Medicina Interna del Presidio Ospedaliero di Lamezia Terme, ricopre numerosi incarichi scientifici ed è il Vicepresidente Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna ma è anche autore di più di 100 pubblicazioni scientifiche, relatore di oltre 400 relazioni scientifiche di Medicina Interna e autore di percorsi di gestione Sanitaria. Inoltre ha ricoperto importanti incarichi di management fra i quali Direttore Generale della Azienda Provinciale di Catanzaro per più un quadriennio e Presidente del comitato tecnico scientifico.
La “Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari” è stata costituita dal Ministro della salute come patto strategico per interventi di prevenzione, assistenza e controllo delle malattie cardio-cerebrovascolari. L’organismo, è un tavolo tecnico di confronto permanente di tutti i principali stakeholder con il comune obiettivo di contribuire alle strategie di prevenzione e cura delle malattie cardio-cerebrovascolari, in linea con il Programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”, il Piano Nazionale della Prevenzione e il Piano Nazionale Cronicità, al fine di ridurne l’incidenza, la morbosità e la mortalità nel lungo periodo.
Le malattie cerebro-cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte della popolazione italiana e la prima causa di ricoveri negli ospedali. Le malattie cardiovascolari sono responsabili del 44% di tutti i decessi, 31,7% nei maschi e 37,7% nelle femmine. In particolare, la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia, rendendo conto del 28% di tutte le morti (10,8% nei maschi e 9% nelle femmine). Chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico. La malattia modifica la qualità della vita e comporta notevoli costi economici per la società. In Italia la prevalenza di cittadini affetti da invalidità cardiovascolare è pari al 4,4 per mille (dati Istat). Il 23,5% della spesa farmaceutica italiana (pari all’1,34 del prodotto interno lordo), è destinata a farmaci per il sistema cardiovascolare (relazione sullo stato di salute del Paese, 2000). Gli accidenti cerebrovascolari sono 8,8% (7,3% nei maschi e 10,1% nelle femmine) e rappresentano la prima causa di invalidità. Ogni anno si registrano nel nostro Paese circa 90.000 ricoveri dovuti all’ictus cerebrale, di cui il 20% sono recidive. Il 20-30% delle persone colpite da ictus cerebrale muore entro un mese dall’evento e il 40-50% entro il primo anno. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti ad un ictus guarisce completamente, il 75% sopravvive con una qualche forma di disabilità, e di questi la metà è portatore di un deficit così grave da perdere l’autosufficienza. L’ictus è più frequente dopo i 55 anni, la sua prevalenza raddoppia successivamente ad ogni decade; il 75% degli ictus si verifica nelle persone con più di 65 anni.
I fattori di rischio cardiovascolari possono essere “non modificabili” oppure “modificabili” attraverso interventi di tipo comportamentale e terapie mirate. I fattori non modificabili sono diversi. Età: Con l’avanzare dell’età aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari a causa dell’invecchiamento fisiologico, ma soprattutto patologico. La Familiarità ed i fattori genetici: una storia di malattie cardiovascolari a carico dei familiari di primo grado (genitori, fratelli, sorelle) in età precoce, ovvero prima dei 55 anni negli uomini e prima dei 65 anni nelle donne, rappresenta un indicatore del rischio di sviluppare un evento cardiovascolare. Il Genere: grazie alla protezione ormonale naturale estro-progestinica tipica dell’età fertile, fino alla menopausa il genere femminile ha un minor rischio cardiovascolare rispetto a quello maschile, questo vantaggio si perde con la menopausa ed il rischio tra i due generi si equipara. L’Etnia. I fattori modificabili più importanti sono: Il tabagismo; la sedentarietà e la scarsa attività fisica, il consumo eccessivo di alcol. La Scorretta alimentazione. Il Sovrappeso e l’obesità. Il Diabete mellito che nel nostro Paese sta assumendo i caratteri di una malattia endemica. Le Dislipidemie; l’ipercolesterolemia rappresenta il fattore di rischio più importante di infarto cardiaco e ictus cerebrale ischemico. L’ipertensione arteriosa. La Sindrome metabolica. Quest’ultima è una condizione clinica caratterizzata dalla contemporanea presenza di almeno tre elementi clinici tra obesità addominale, ipertrigliceridemia, bassi livelli di colesterolo HDL, ipertensione arteriosa, iperglicemia. Un altro fattore importante è l’ambiente, questo incide negativamente rispetto al luogo di abitazione, l’inquinamento atmosferico e sostanze che vengono utilizzati in agricoltura. Una strategia di cura e di prevenzione può ridurre la morbilità e la mortalità di questi pazienti difficili. (redazione@corrierecal.it)
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