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Il pusher spaccia ai domiciliari. «La casa di De Rose come un supermercato della droga»

La confessione agli investigatori della compagna di un assuntore. La cocaina «comprata a casa di Ippolito De Rose»

Pubblicato il: 15/03/2023 – 9:10
di Fabio Benincasa
Il pusher spaccia ai domiciliari. «La casa di De Rose come un supermercato della droga»

COSENZA La spasmodica ricerca di droga spesso si conclude con la cessione di dosi e il pagamento rimandato. I pusher sono sotto pressione stretti tra la necessità di piazzare la sostanza stupefacente, soddisfare la domanda dei clienti e incassare la cifra necessaria a garantire l’illecito introito. Il meccanismo spesso si inceppa. Lo sa bene uno degli indagati nell’inchiesta denominata “Pressing” condotta dalla Squadra Mobile di Cosenza su impulso della procura di Cosenza, guidata da Mario Spagnuolo. L’episodio finito nelle indagini riguarda la cessione di una quantità imprecisata di cocaina dal valore di 600 euro da parte di Ippolito De Rose (in carcere) in favore di un assuntore.

«Basta, stasera ti taglio la testa»

Qualcosa nella vendita e nel successivo pagamento va storto, De Rose si infuria e minaccia di morte il suo interlocutore costringendolo a consegnare la propria poste pay a titolo di garanzia del pagamento di 600 euro. La somma deriva da pregresse cessioni di cocaina, concretizzatosi poi con il pagamento della somma di 300 euro.
In particolare, il 20 e 21 febbraio 2022, chi indaga recupera alcuni messaggi Whatsapp tra De Rose e l’assuntore, nei quali si evidenziavano le difficoltà economiche di quest’ultimo nel corrispondere quanto dovuto. «Basta, stasera ti taglio la testa, stasera non hai capito basta, ti faccio uscire il sangue dagli occhi, dalle orecchie, dalle ossa ti faccio uscire il sangue! Stasera ti faccio venire a picchiare in casa tua davanti a tutti quanti, bastardo. Stasera ti faccio sventrare la testa, per l’errore che hai fatto, ti faccio vedere se vai a parlare male di me, ti faccio sventrare la testa basta».

«Un supermercato della droga»

Il tono della conversazione palesa l’evidente stato di insofferenza di De Rose per il mancato pagamento della cocaina. Lo stesso ne parla con la convivente, Rosa Mortoro (indagata). I due parlano di una “carta”, il riferimento secondo chi indaga è alla carta di credito che l’assuntore avrebbe loro concesso a titolo di garanzia per il pagamento. La carta però risulterebbe bloccata, come comunica Mortoro. «Siamo stati in due uffici postali, quello di via popilia e mi diceva “lettura della carta non ammessa” una volta, ci ho riprovato e mi ha fatto la stessa cosa, poi siamo andati in un altro ufficio postale e mi ha detto la stessa cosa, “lettura della carta non ammessa”. Ora secondo me questa carta è stata bloccata, poi non lo so. Dopo ci riproviamo quando usciamo e poi ti dico. La risposta di De Rose è lapidaria: «Stasera la paga». Quello che emerge è la necessità per gli assuntori di ricevere costantemente le dosi, sperando in un successivo pagamento. Il recupero dei danari però non è affatto semplice e spesso sono i familiari o i congiunti a farne direttamente le spese. E’ il caso della disperazione di un padre costretto a parlare con un pusher e confessare tutta la propria rassegnazione per un figlio che ritiene «drogato e ormai perso» (ne abbiamo parlato qui). E’ «un dramma nel dramma» – per citare il procuratore Spagnuolo (qui l’intervista) quello vissuto dai nuclei familiari all’interno dei quali il giovane tossicodipendente «crea problemi di instabilità e vivibilità, rischi per la incolumità dei suoi cari». La dipendenza crea scompiglio nelle vite, come racconta agli investigatori la compagna dell’assuntore minacciato da De Rose. «Mi sono accorta, già da diversi mesi, che all’interno della nostra abitazione, consumava cocaina e. nonostante i miei ripetuti lamenti, non ho avuto mollo di farlo smettere. Inoltre, le
continue chiamate ai pusher di zona, nonché il suo stato di umore mi facevano palesare l‘idea che era assiduo consumatore di droga». La donna fornisce i dettagli sul presunto pusher De Rose. «A Cosenza, in contrada Sant’Ippolito, c è un noto pusher che puntualmente serve il mio compagno, con la cessione di cocaina. So che questa persona si trova agli arresti domiciliari proprio per spaccio di sostanze stupefacenti e so che si chiama Ippolito De Rose. Nonostante la sua posizione di detenzione domiciliare, so che i vari assuntori, ad oggi, continuano a rifornirsi a casa sua dove vive con la sua compagna e la figlia, come se fosse un supermercato della droga».

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