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Il terremoto finanziario

“Tegola” Credit Suisse su Milano, Ftse Mib perde il 4,61%

Piazza Affari soffre più di altre borse europee. Più colpiti i titoli bancari dopo il crollo delle azioni dell’istituto svizzero

Pubblicato il: 15/03/2023 – 19:26
“Tegola” Credit Suisse su Milano, Ftse Mib perde il 4,61%

MILANO Il contagio arriva dalla Svizzera. Il tonfo di Credit Suisse sulla piazza di Zurigo sui minimi di sempre, con un calo del 24,2% a 1,69 franchi, ha innescato una tempesta di vendite sull’intero comparto bancario in Europa.
L’indice Stoxx ha perso il 7,11%. Non è più la piccola Silicon Valley Bank americana a fare paura, ma la seconda banca elvetica, che oggi è in mani arabe. Proprio la Saudi National Bank, partecipata per il 37% dal fondo sovrano saudita, è il maggior azionista del Credit Suisse e, quando ha escluso un nuovo sostegno finanziario, ha scatenato la bufera su Zurigo. Alla fine dello scorso anno aveva acquistato una partecipazione del 9,88% dell’istituto in concomitanza con l’aumento di capitale da 4 miliardi di franchi. Al suo fianco ci sono Qatar Holding con il 5,03% e Olayan Group al 4,93% e insieme formano un blocco che sfiora il 20% del capitale. Fuori dall’area del Golfo si va negli Usa, con BlackRock appena sopra al 4%.

Le reazioni

Secondo l’amministratore delegato del fondo americano Larry Fink si paga oggi il prezzo di «decenni di denaro facile» e Robert Kiyosaki, l’investitore che aveva previsto il tracollo di Lehman Brothers nel 2008, ritiene che Credit Suisse sarà la prossima vittima.
Nouriel Roubini afferma invece che la banca sia “troppo grande per fallire ma anche per essere salvata”. Il ‘no’ saudita ha avuto pesanti contraccolpi nel Vecchio Continente, tornati in negativo dopo il rimbalzo della vigilia, bruciando complessivamente 355 miliardi di euro di capitalizzazione.
Milano ha perso il 4,61%, Londra il 3,83%, Parigi il 3,58%, Francoforte il 3,27%, mentre Zurigo ha limitato il calo all’1,87%. A metà giornata anche Wall Street segnava un pesante rosso con il Down Jones a -2,14%, il Nasdaq in calo dell’1,40% e lo S&P 500 in flessione dell’1,94%.

Come si è arrivati al tonfo

Che la banca svizzera navigasse in cattive acque lo si sapeva da tempo. Nel 2021 erano falliti i fondi speculativi Usa Archegos e Greensill, con un costo per Zurigo di oltre 6 miliardi di franchi (6,16 miliardi di euro). Da allora Credit Suisse ha cercato di fare quadrato con l’avvicendamento tra Thomas Gottstein e Ulrich Korner alla guida del gruppo e mettendo a punto una strategia di rilancio e di tagli, ma il 2021 si è chiuso con un rosso di 1,5 miliardi di franchi. L’anno prima invece era in utile per 2,7 miliardi di franchi (-22%). Il 2022 invece è stato ancora più difficile, con una perdita annunciata di oltre 7 miliardi di franchi. Un dato previsto da S&P, che lo scorso 9 febbraio ha tagliato il rating a ‘Bbb-‘, ma indicativo di una situazione deteriorata. Dopo i rilievi della Sec, l’autorità dei mercati Usa, che ha messo in dubbio l’attendibilità delle comunicazioni finanziarie precedenti, l’allarme rosso è scattato già ieri.
Alla Morgan Stanley Conference l’amministratore delegato Ulrich Koerner ha spiegato sì che l’esposizione in Svb di Credit Suisse “non è rilevante” e che i deflussi di depositi si sono “moderati significativamente” anche se non si sono fermati del tutto, ma ha ammesso anche “sostanziali debolezze” sui controlli interni della banca. Il definitivo affossamento del titolo però è avvenuto oggi dopo che il presidente della Banca Nazionale Saudita Ammar Al Khudairy ha fatto un passo indietro per motivi statutari.

Le reazioni istituzionali

Al di là degli azionisti e delle dinamiche di mercato, su Credit Suisse si è concentrata anche l’attenzione delle istituzioni e della politica internazionale. La Bce sta chiedendo alle banche di tutta Europa di comunicare la loro esposizione sull’istituto di Zurigo. La presidente del consiglio Giorgia Meloni, senza fare nomi ha annunciato la «massima attenzione del governo sui mercati finanziari», mentre il primo ministro francese Elisabeth Borne ha chiesto alle autorità svizzere di «intervenire» direttamente, annunciando un incontro tra il ministro dell’economia Bruno Le Maire ed il suo omologo a Berna.

I titoli più colpiti

Ne hanno risentito ovviamente i titoli del comparto con Unicredit che ha perso il 9,06%, Intesa a -6,85%, Bper -7,23%, Banco Bpm -7,13%. Tra gli altri finanziari, Generali è arretrata del 5,86%. Male anche gli energetici (Enel -2,20%, Eni -5,60%, Tenaris -8,95%) e Tim (-3,43%) nel giorno in cui il cda ha chiesto a Cdp-Macquaire e a Kkr di presentare entro il 18 aprile eventuali migliori offerte per la rete.

Gli altri listini

A Londra l’indice Ftse 100 scivola del 3,81% a 7.345,80 punti, a Francoforte il Dax perde il 3,25% a 14.737,25 punti, a Parigi il Cac40 il 3,58% a 6.885,71 punti e a Madrid l’Ibex segna -4,31% a 8.764,62 punti. Pesante anche Wall Street. Alle 18 sia il Dow Jones che lo S&P 500 registrano perdite pari a circa l’1,9%, mentre il Nasdaq cede poco più dell’1%.

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