REGGIO CALABRIA Nell’inchiesta “Planning” è indagato per concorso esterno Gianluca Taverniti, responsabile Sviluppo di Eurospin Sicilia Spa per la Regione Calabria. Secondo i magistrati della Dda di Reggio Calabria, il manager avrebbe avuto, «un ruolo determinante nelle dinamiche che sembrano caratterizzare i rapporti con gli esponenti delle consorterie di ‘ndrangheta dominanti finalizzati ad acquisire la cosiddetta “tranquillità ambientale” in cambio lauti guadagni». Anche a Reggio e anche per la grande distribuzione si paga la “tassa sulla ‘ndrangheta”. Il decreto che dispone l’amministrazione giudiziaria per la spa con sede a Catania muove da quella che per l’accusa pare una certezza: «Appare evidente che l’attività commerciale dell’Eurospin Sicilia, con specifico riferimento al settore d’espansione commerciale nel territorio reggino, sia stata fortemente condizionata da ingerenze mafiose, per il tramite del Gangemi, imprenditore vicino alla ‘ndrangheta, in specie alla cosca De Stefano». Gli approfondimenti investigativi hanno, poi, fatto emergere il ruolo di una società di cui Taverniti è l’unico socio. Sarebbe stata usata per veicolare denaro al manager dalle imprese in odore di mafia. Un “ringraziamento” per l’aiuto offerto alle ditte di Gangemi&Co. nel loro tentativo di monopolizzare i lavori per la realizzazione dei nuovi supermercati Eurospin a Reggio Calabria.
Sono tre i punti vendita finiti nel mirino degli accertamenti della Dia e della Guardia di finanza. Per quello di Gallico le verifiche avrebbero «fornito – si legge nel decreto del Tribunale – significativi indizi di pericolo di infiltrazione mafiosa nel settore dell’Eurospin». Nell’inchiesta finiscono però anche il punto vendita la cui nascita è prevista a Siderno e la realizzazione di un terzo supermercato programmata in centro a Reggio Calabria. Accanto alle indagini sulle nuove aperture di Eurospin ci sono anche approfondimenti sulla ristrutturazione del punto vendita di Villa San Giovanni. I magistrati segnalano «la sussistenza di sufficienti indizi per ritenere che le scelte aziendali dell’Eurospin Sicilia spa siano state fortemente condizionate dall’infiltrazione della ‘ndrangheta, come emerso nella gestione dei subappalti dei lavori eseguiti nel cantiere di Gallico». Non solo Gangemi, uomo vicino al clan De Stefano, «ma anche altri soggetti vicini agli ambienti di mafia» sarebbero stati avvantaggiati. Chi? «Il riferimento – scrivono i magistrati – va ad Antonino Mordà, ritenuto esponente della cosca Araniti e tuttora imputato in un procedimento per associazione di tipo mafioso, nonché Domenico Gallo, già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza».
Secondo il collaboratore di giustizia Maurizio De Carlo, Gangemi e Mordà avrebbero realizzato «una partnership imprenditoriale (…) per monopolizzare la realizzazione di supermercati Eurospin nell’hinterland reggino». «So che erano in società con Ninetto… come si chiama, Mordà – dice De Carlo – sì che ne dovevano fare un altro (punto vendita, ndr) vicino alla zona dell’aeroporto». Al pentito sarebbe stato riferito «che Ninetto aveva nelle mani un responsabile di Eurospin che l’aveva preso di paura, perché le dico, perché dovevamo fare un Eurospin ad Archi, nel terreno di Carmelo Ficara e quindi, dopo svariate telefonate, dopo che mi sono visto con Carmelo… Carmelo mi ha detto “Vu fazzu fari a vuoi stati tranquilli e a me ienniru” (lo faccio fare a voi e a mio genero, ndr)». Anche questo progetto finisce nel mirino della Dda. I precedenti di Ficara, d’altronde, parlano chiaro: è stato «condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa». L’ipotesi della realizzazione del punto vendita ad Archi «trova riscontro in una bozza i “contratto preliminare condizionato di compravendita di terreno edificabile e appalto” priva di data e firme, con il quale l’impresa individuale Ficara Carmelo prometteva di vendere un terreno alla Eurospin Sicilia spa, ottenendo contestualmente da questa l’affidamento dei lavori di costruzione del punto vendita».
Per De Carlo, l’espansione di Eurospin Sicilia spa sul territorio reggino avrebbe seguito uno schema: «gli accordi patrocinati da Taverniti contemplavano l’affidamento dei lavori di costruzione del punto vendita all’impresa di Gangheri con il benestare di Mordà». Si sarebbe trattato «di un diritto di prelazione negli accordi con l’impresa siciliana grazie ai legami tra Mordà e Taverniti», che sarebbe «persona pronta a eseguire le disposizioni di Mordà anche indipendentemente dalla previsione di guadagni personale, comunque sistematicamente riconosciutigli».
È sui rapporti economici tra gli imprenditori «di riferimento» dei clan reggini e il manager di Eurospin che si concentra uno dei passaggi del decreto del Tribunale. È la Leg srl la società chiamata a eseguire i lavori per la realizzazione dei nuovi punti vendita. E proprio dalla Leg, durante il 2017, partono pagamenti per 100mila euro «relativi a una non meglio precisata attività di “Consulenza tecnica per la sottoscrizione del contratto di vendita del suolo edificabile sito in Reggio Calabria, località Gallico” nei confronti della All In srl. La All In è un’impresa con sede a Rizziconi e costituita il 25 novembre 2016 proprio da Taverniti «che ne risulta l’unico titolare e amministratore unico». La società è nata «un mese dopo la stipula del contratto di compravendita dei terreni sui quali è stato realizzato l’investimento». L’ipotesi dei magistrati antimafia, dunque, è che i pagamenti siano riferibili all’edificazione del supermercato Eurospin di Gallico «e potrebbero rappresentare il compenso ottenuto da Taverniti per la positiva conclusione delle trattative che l’hanno preceduta». Sono quattro le fatture emesse dalla Leg srl in favore della All In. Altri approfondimenti finanziari avrebbero svelato «l’esistenza di fatture» emesse dalla società di Taverniti «nei confronti di altre imprese coinvolte nella compravendita di terreni edificabili – siti in varie parti della Calabria e del Lazio – con la Eurospin Sicilia spa nonché con la Eurospin Lazio spa (non interessata da questa inchiesta, ndr)». Secondo la Dda, in sostanza, «Taverniti» sarebbe «pervenuto con altri imprenditori interessati alla realizzazione del citato marchio ad accordi di natura analoga a quelli stretti con il trio Gangemi-Mordà-Gallo. (p.petrasso@corrierecal.it)
x
x