CROTONE «Quanto ci ho messo a fare accendere un fiammifero? Quando mi sono rotto il c***o, quanto ci ho messo? Ventiquattro ore ci ho messo non mi facessero girare i c*****ni». È questo il tono utilizzato da Robert Oliveti mentre si trova in auto con la moglie, Marianna Poerio. La conversazione è stata intercettata dagli inquirenti e fornisce un importante spunto investigativo utile a ricostruire un quadro criminale controverso e che vede contrapposti due fratelli. I due coniugi sono stati arrestati questa mattina dai Carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro in seguito al blitz nato dall’indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Il primo è finito in carcere, la moglie agli arresti domiciliari.
Nella conversazione intercettata il 19 aprile 2021 – finita nell’ordinanza firmata dal gip Antonio Battaglia – i due coniugi parlano della sorella di Robert Oliveti, Marcell, entrambi soci dell’impresa “Centri Assistenziali Mons. Oliveti s.r.l.” attraverso la quale a Cotronei gestiscono l’attività delle strutture residenziali per disabili “Carusa”, “Spirito Santo” e “R.S.A. Santino Covelli”. Tra i due i rapporti sono molto tesi, al punto che Robert, chiedendo aiuto a quello che gli inquirenti ritengono sia il promotore del locale di ‘ndrangheta di Petilia Policastro ovvero Nicola Comberiati (cl. ’84), arrestato oggi, pianifica un atto intimidatorio nei confronti della sorella. Gli inquirenti ritengono – grazie alle prove raccolte – per la gestione esclusiva della clinica “Santino Covelli” che, al momento dei fatti, era gestita da entrambi i fratelli.
Tutto è partito dal 2 dicembre 2020 quando cioè i vigili del fuoco sono intervenuti per domare l’incendio di una Fiat 600 di proprietà di una donna, collaboratrice dei due fratelli Oliveti. «Io vado e gli brucio il c**o, no la macchina» continua lo sfogo di Robert con la moglie «e se mi girano i co****ni io mi regolo quello che devo fare e quello che non devo fare che su queste cose non mi faccio influenzare neanche da te». Per gli inquirenti le parole di Robert Oliveti sono evidentemente riferite all’atto incendiario contro la collaboratrice della sorella, ma il quadro si fa ancora più grave quando mette in mezzo la figura di Nicola Comberiati. «(…) e mo’ gli faccio un c**o con Nicola che devono ballare a cartella verde!» dice alla moglie mentre sono in auto il 23 luglio del 2021. La moglie mette in dubbio la possibilità che Comberiati possa intervenire ma il marito la interrompe: «Amo’ lo fa, senti a me (…) amore statti zitta (…) lo deve fare per forza, ricordati che a me Nicola mi è stato affidato dal padre, lui non può tradire il padre, ma stai scherzando! Quello tradisce il padre a me, me l’ha portato per la mano il padre, non te lo scordare mai questo».
Ad aggravare il quadro indiziario ci sono poi le dichiarazioni rese ai Carabinieri dalle persone offese, a cominciare proprio dalla sorella di Robert Oliveti che ha confermato gli attriti con il fratello sin dal 2019 a causa proprio della divisione delle strutture sanitarie, fomentato dalla moglie. Così come è emerso dalle indagini, in particolare, Robert Oliveti pretendeva la titolarità esclusiva della R.S.A. “Santino Covelli”, i cui locali risulterebbero già, allo stato, di sua proprietà. Inoltre, la sorella confermava che l’atto intimidatorio contro la sua fidata collaboratrice potesse avere, quale chiave esplicativa possibile, «unicamente i litigi per questioni divisorie in corso con il proprio fratello».
Inoltre – come è riportato nell’ordinanza firmata dal gip – la sorella agli inquirenti ha chiarito che tra il proprio fratello e Nicola Comberiati «esisteva un rapporto di amicizia molto stretto», e che Comberiati addirittura «fosse stato impiegato nelle aziende della famiglia già a partire da quando era ancora in vita il fondatore delle cliniche» il quale avrebbe cercato di offrirgli una sistemazione lavorativa. Altro elemento di riscontro importante per gli inquirenti sulla riconducibilità dell’incendio a Robert Oliveti è il fotogramma inserito su WhatsApp dalla moglie Marianna Poerio subito dopo che la macchina della collaboratrice era stata bruciata, raffigurante – per l’appunto – l’immagine di una vettura incendiata. (g.curcio@corrierecal.it)
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