COSENZA Soprusi, violenze psicologiche e fisiche spingono un 40enne in un abisso riempito di minacce, estorsioni e sfruttamento. L’uomo di origini brasiliane, vive da quando ha 7 anni a Cosenza. Dal 2021 però la sua vita cambia improvvisamente, incontra le persone sbagliate che prima si dimostrano particolarmente affettuose e poi lo spingono in un vortice di dolore e sofferenze fisiche e psicologiche dalle quali esce grazie ad una confessione resa ad un conoscente. L’attività di indagine coordinata dalla procura di Cosenza ed eseguita – stamane – dalla Squadra mobile di Cosenza guidata da Angelo Paduano ha preso il via dall’annotazione di un ispettore superiore della Polizia di Stato. E’ l’aprile del 2022, quando l’agente socio della Croce Rossa Italiana, raccoglie la confessione di un altro appartenente alla medesima associazione. Nel racconto si segnala la presenza di gravi minacce verbali rivolte la sera precedente dell’8 aprile da due soggetti nei confronti di un ospite del centro. L’ispettore raccoglie le prime dichiarazioni della presunta vittima. Emerge una articolata vicenda che vede protagonista un soggetto fragile e senza fissa dimora che dal mese di febbraio 2021 aveva trovato ricovero presso una struttura della Croce Rossa. Nato in Brasile, il 40enne era stato adottato da una coppia di coniugi cosentini ed è rimasto solo dopo la morte della madre avvenuta circa quattro anni fa. Il dolore e la sofferenza rendono ancora più fragile il cuore dell’uomo presto da tre persone (oggi arrestate e poste ai domiciliari) con i quali instaura «un rapporto morboso e di dipendenza».
I tre indagati di 40, 41 e 50 anni – tutti cosentini – avrebbero intrattenuta una lunga relazione con la vittima costretta «mediante pressioni psicologiche e violente percosse, a cedere loro la propria carta di reddito di cittadinanza, a vendere alcuni suoi beni corrispondendo loro il ricavato, a prestare la propria attività lavorativa nell’officina di uno degli indagati in condizioni di assoluto sfruttamento». Nel corso del rapporto con due coniugi finiti ai domiciliari, il brasiliano aveva conosciuto un terzo soggetto con il quale aveva instaurato «un’analoga relazione di sudditanza». Le indagini svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Cosenza, hanno permesso di raccogliere la denuncia della persona offesa, quella delle persone informate sui fatti, ed avviare una serie di intercettazioni delle utenze in uso agli indagati. In concreto, gli indagati sono accusati di aver costretto la vittima a «vendere un appartamento di sua proprietà a Camigliatello Silano al prezzo di euro 12.500 euro; prelevare dalla propria carta poste pay una somma pari a 11.900 euro corrisposta a seguito della vendita dell’immobile in Sila; a consegnare loro la carta sulla quale veniva accreditato il reddito di cittadinanza; a lavorare in condizioni di sfruttamento con una retribuzione di 30 euro a settimana a fronte delle 13 ore giornaliere di lavoro effettivamente prestate».
Uno stato di terrore quello avvertito dalla vittima. Che impaurita dalle presunte punizioni seguite in caso di inosservanza delle direttive impartite, era diventato «uno schiavo» dei coniugi arrestati e «veniva percosso per ogni minima disattenzione o errore nell’esecuzioni delle loro direttive». Più volte – annotano gli investigatori – «era stato percosso con pugni e schiaffi o con un tubo di ferro, tanto da riportare lesioni, mai formalizzate nel terrore di ripercussioni». La paura impedisce anche solo di confessare l’incubo vissuto, ma il 40enne a causa delle ferite riportate era stato “costretto” a ricorrere alle cure mediche presso il Pronto Soccorso dell’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza, senza informare le forze dell’ordine. L’episodio segna uno spartiacque nella vita della vittima, che trova la forza di reagire, fuggire da quella casa e recidere ogni contatto con la coppia che lo avrebbe costretto in una condizione di «schiavitù». Il brasiliano, trova riparo in vari luoghi, nel febbraio del 2021 «viene accolto presso la foresteria della Croce Rossa, svolgendo occasionalmente lavori alla giornata». L’incubo sembra finito, ma la vittima conosce un altro soggetto (finito ai domiciliari) che lo impiega in alcuni lavoretti. Tutto nella norma, almeno fino a quando «con un autocarro giungono nel comune di Marano, dove persone d’identità a lui sconosciuta eseguono al suo cospetto e della persona indagata delle operazioni finalizzate a creare nel serbatoio un vano necessario all’occultamento di verosimile sostanza stupefacente in panetti, che vengono trasportati da parte di entrambi a Pescara, senza permettere alla vittima di conoscere la destinazione finale del carico, in quanto viene fatto scendere prima della consegna, in attesa del ritorno a Cosenza». Non solo l’episodio relativo al presunto occultamento di droga, la vittima sempre in compagnia del terzo indagato sarebbe stato coinvolto «in una serie di truffe alle compagnie assicurative».
Gli investigatori raccolgono la testimonianza di chi ha riferito di aver assistito ad alcuni episodi con protagonisti la vittima e alcuni indagati. «Durante il mese di marzo 2022, sono venuti più volte presso la nostra struttura due persone, una coppia composta da un uomo e una donna, qualificatisi quali essere parenti della vittima». La narrazione prosegue. «In quei frangenti il brasiliano mi accennava a un non meglio identificato immobile che sarebbe dovuto essere oggetto di compravendita, interessante i due in premessa e per tale compravendita il problema derivava dalla comproprietà in essere con altri suoi parenti, ragione questa che comportava il fatto di non poter cedere immediatamente l’immobile». (f.benincasa@corrierecal.it)
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