«Un viaggio ha senso solo senza ritorno se non in volo, senza fermate né confini, solo orizzonti neanche troppo lontani», ha ricantato Gianluca Grignani durante l’ultimo Sanremo. Dell’anno 1995, il brano s’intitola “Destinazione Paradiso” e parla di «un viaggio» verso luoghi surreali: in astratto illimitati ma opprimenti tutt’intorno.
Lo scenario tratteggiato dal cantautore potrebbe aver colpito i consiglieri regionali della Calabria Giuseppe Graziano e Davide Tavernise, che sulle rispettive bacheche Facebook hanno espresso inedita meraviglia – come il pubblico di una storica pellicola dei fratelli Lumière – per «l’arrivée d’un train en gare de la ciotat»: uno dei nuovi “Blues” di Trenitalia avvistato di recente nella stazione ferroviaria di Corigliano-Rossano dopo il passaggio fugace da quella di Mirto-Crosia, immortalato da Tavernise in un breve video dimostrativo. «Per la prima volta nella storia – ha scritto Graziano – un treno ibrido (diesel, batteria e alimentazione elettrica) viaggia sui binari della jonica a nord dopo che pochi giorni fa ha fatto la linea jonica a sud». A ruota, Tavernise ha rilanciato: «Una giornata speciale per la Calabria! Il primo treno ibrido che percorre la ferrovia jonica!».
Insomma, per dirla con Franco Battiato, «nei villaggi di frontiera guardano passare lenti i treni per Tozeur». Per citare invece Grignani, «prendo il treno e non ci penso più», in barba alle condizioni risapute della Statale ionica e, per esempio, dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria nel funesto segmento Altilia-Rogliano, della SS 18 e dell’ormai inattuale Silana-Crotonese, oggetto di doglianze clamorose soltanto per i frequenti rallentamenti e controlli di velocità.
Sulla gissingiana «riva dello Jonio» basta un treno «dipinto di blu», colore cui il cineasta Derek Jarman dedicò un film senza immagini, ed «esplodono le mani per la gioia», per riprendere il testo del brano “L’uomo vivo”, di Vinicio Capossela, dedicato alla Resurrezione.
La transizione energetica cammina, si mostra, colpisce, entra nella moda. Sarà universale? Potrà risollevare «le magnifiche sorti e progressive» della Calabria, che continua a spopolarsi e sembra aver rinunciato allo sfruttamento delle acque per la produzione di energia idroelettrica?
La politica 2.0 osserva, commenta e discetta d’ufficio, ma di rado analizza, critica, propone. Stavolta il suo meme ha riguardato un aspetto ferroviario dell’ambigua modernità calabrese: la linea ionica non è ancora elettrificata né rapida, tuttavia è servita (anche) da qualche convoglio ibrido “Blues”, che per puro caso richiama l’omonimo genere musicale nobilitato da Robert Johnson, l’autore dell’intramontabile “Hellhound on my Trail”, in cui risalta, quasi come profezia, il motto «devo continuare a muovermi», perché «i giorni continuano a preoccuparmi» mentre «c’è un segugio infernale sulle mie tracce».
Qualcuno avrà verificato se nelle «stazioni secondarie» della ionica calabrese resistano ancora i gucciniani «atri a piastrelle», memoria del sentimento identitario portoghese che Amalia Rodrigues accentuava nel brano “Fado lisboeta”, cioè la nostalgia che cammina sempre «sulla lunga strada della disavventura»?
Nel futuro salgariano che ci attende, la ferrovia della Calabria perderà la propria lentezza grazie alla tecnologia dell’«ibrido», che sa un po’ di Ogm? Se fosse, manterremmo la poesia del nostro animo meridionale, viaggiando a bordo di vagoni sospinti da una rivoluzionaria «macchina pulsante»? E nell’ipotesi «il dolore passerà», «di stazione in stazione e di porta in porta, e di pioggia in pioggia»? Ci aspettano pure «nuove astronavi per viaggi interstellari»? Lassù saremmo ancora «come passeggeri di treni paralleli»? Chi potrebbe più canticchiare i versi, di “Azzurro”, «io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo da te, ma il treno dei desideri, nei miei pensieri all’incontrario va?».
x
x