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La Calabria è la regione meno “fedele” al Fisco. Rischio di evasione fiscale da record

I dati della Cgia di Mestre riferiti al 2020: economia “non osservata” al 18,8%. Superate Campania, Puglia e Sicilia. Media nazionale all’11,6%

Pubblicato il: 19/03/2023 – 10:56
La Calabria è la regione meno “fedele” al Fisco. Rischio di evasione fiscale da record

La Calabria resta la regione meno “fedele” al Fisco, con un rischio di evasione fiscale elevato, come accade anche per altre realtà del Mezzogiorno. Lo dicono i dati della Cgia di Mestre che ha analizzato la galassia tributaria del Paese.
L’anno scorso l’erario ha incassato, rispetto al 2021, 68,9 miliardi in più di entrate tributarie e contributive, ha recuperato 20,2 miliardi di evasione e ha “bloccato” 9,5 miliardi di frodi. Questo maggior gettito, pertanto, ammonta complessivamente a 98,6 miliardi di euro. Un importo che ha una dimensione leggermente inferiore alla stima dell’evasione fiscale e contributiva presente in Italia che, secondo le stime, ammonterebbe attorno ai 100 miliardi di euro. Le imprese italiane sono tra le più tartassate d’Europa. Nel confronto con i principali Paesi UE, purtroppo, la percentuale del gettito fiscale riconducibile alle aziende italiane sul totale nazionale è nettamente superiore, ad esempio, a quella tedesca, francese e spagnola. Se nel 2020 da noi ha raggiunto il 13,5% (garantendo un gettito di 94,3 miliardi di euro) in Germania era al 10,7% (144, 8 miliardi di imposte versate), in Francia al 10,3 % (108,4 miliardi versati) e in Spagna al 10,1% (41,7 miliardi di gettito). Rispetto alla media europea scontiamo oltre 2 punti percentuali in più. Un ulteriore elemento che conferma l’elevato livello di tassazione sulle nostre imprese emerge dal confronto delle principali aliquote che gravano sul reddito imponibile delle società. Se in Italia si attesta al 27,9%, tra i nostri principali competitor scorgiamo che in Francia è al 25,8% e in Spagna al 25%. Tra i big solo la Germania, pari al 29,8%, sconta un livello superiore al nostro. Rispetto alla media europea, in Italia l’aliquota è superiore di ben 6,7 punti.

Calabria in testa per l’economia “non osservata”

Sebbene gli ultimi dati disponibili dell’Istat siano riferiti al 2020, anno fortemente condizionato dall’emergenza pandemica, la percentuale dell’economia non osservata sul valore aggiunto regionale registrava le soglie più elevate nel Mezzogiorno. Se in Sicilia si attestava al 16,8%, in Puglia al 17%, in Campania al 17,7% e in Calabria che, con il 18,8%, continua a essere la regione più a rischio evasione d’Italia. Le realtà più fedeli al fisco, invece, erano la Provincia Autonoma di Trento con il 9%, la Lombardia con l’8,4 % e, la meno interessata da questo triste fenomeno, la Provincia Autonoma di Bolzano con un’incidenza dell’8,2 %. La media nazionale si fermava all’11,6 %. Nel 2022, la pressione fiscale in Italia, data dal rapporto tra le entrate fiscali e il Pil, ha raggiunto il 43,5%, un livello mai toccato in precedenza. Il record storico raggiunto l’anno scorso, comunque, non è riconducibile ad un aumento della tassazione su famiglie e imprese, ma dal combinato disposto di tre aspetti congiunturali distinti. Il primo da un forte aumento dell’inflazione, che ha fatto salire le imposte indirette; il secondo dal miglioramento economico e occupazionale avvenuto, in particolar modo, nella prima parte dell’anno, che ha favorito la crescita delle imposte dirette e il terzo dall’introduzione nel biennio 2020-2021 di molte proroghe e sospensioni dei versamenti tributari, agevolazioni che sono state cancellate per il 2022. Oltre a queste tre specificità, va altresì considerato che a partire da marzo 2022 le famiglie italiane percepiscono l’assegno unico, misura che ha sostituito le “vecchie” detrazioni per i figli a carico. Questa novità (a parità di condizioni) ha delle evidenti implicazioni sul calcolo della pressione fiscale. Se le detrazioni riducevano l’Irpef da versare al fisco, la loro abolizione ha incrementato il gettito fiscale complessivo annuo di circa 6 miliardi di euro. In termini assoluti, le entrate tributarie e contributive sono aumentate, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, complessivamente di 68,9 miliardi di euro (+9,2%). Di queste, le entrate tributarie sono aumentate di 53,7 miliardi (+10,5 %) e le contributive di 15,7 miliardi (+6,4 %).

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