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Baerbock: «Cutro ferita aperta per tutti. Ripristinare le missioni di soccorso»

La ministra degli Esteri tedesca: «Non possiamo abbandonare i Paesi ai confini esterni della Ue»

Pubblicato il: 20/03/2023 – 16:01
Baerbock: «Cutro ferita aperta per tutti. Ripristinare le missioni di soccorso»

BERLINO «Se chiunque provasse solo a immaginare di stare su uno di quei gommoni e di assistere alla morte del proprio figlio nel Mediterraneo, non credo che dormirebbe più sonni tranquilli». A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock che così esprime la sua posizione dopo la tragedia di Cutro.
«La morte nel Mediterraneo – aggiunge – è la ferita aperta dell’Europa: non siamo riusciti a definire una politica comune. Per quanto difficile, continueremo a lavorarci ostinatamente».
«Non possiamo abbandonare i Paesi ai confini esterni della Ue – sottolinea ancora la ministra tedesca – né quando salvano gli esseri umani in mare, né quando respingono chi arriva alla frontiera ma non ha diritto all’asilo. Per me è molto importante che sia ripristinata una missione europea di salvataggio in mare. Significa anche responsabilizzare i Paesi ai confini esteri della Ue a registrare chi arriva. E quelle persone devono essere trattate in modo umano e occorre salvare chiunque rischi la vita».
«Infine, la redistribuzione non può essere spontanea – conclude sull’argomento – ma espressione di un processo ordinato. Ci vuole umanità e ordine».

E sull’Ucraina: «Pacifismo non vuol dire tolleranza delle ingiustizie»

Leader dei Verdi, Baerbock è sempre stata favorevole al sostegno all’Ucraina con le armi.
«Il pacifismo – spiega – non vuol dire tollerare le ingiustizie. Ma che nessuno può usare la violenza per ottenere i suoi obiettivi. Se Putin viola brutalmente il diritto internazionale, assale un Paese vicino e più piccolo, uccide a sangue freddo delle persone, dal mio punto di vista abbiamo la responsabilità internazionale di aiutare la vittima. E in questo caso è l’Ucraina e il suo popolo. Perciò abbiamo cercato per l’intero anno scorso di dissuadere Putin anche con i canali diplomatici da questa brutale guerra d’aggressione. Ma la risposta di Putin è stata: attacchi ancora più brutali».
«Perciò – conclude – sosteniamo l’Ucraina anche con le armi. Perché una pace imposta con la forza non è una pace. Voltarsi dall’altra parte sarebbe omissione di soccorso».

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