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«Restiamo fermi», l’attesa di Guardia Costiera e Guardia di Finanza prima della strage di Cutro

Le annotazioni sul giornale delle operazioni risalenti alla notte tra il 25 e il 26 febbraio al centro dell’inchiesta della Procura di Crotone

Pubblicato il: 20/03/2023 – 10:22
«Restiamo fermi», l’attesa di Guardia Costiera e Guardia di Finanza prima della strage di Cutro

CROTONE Ci sono nuovi documenti che potrebbero aiutare a ricostruire quanto accaduto tra il 25 e il 26 febbraio scorso e che ha portato alla drammatica tragedia dei migranti di Cutro. Un puzzle che l’indagine della Procura della Repubblica di Crotone sta cercando di ricomporre ma dal quale emerge la sottovalutazione di un evento trattato come caso di polizia invece che di soccorso.  Secondo quanto scrive il quotidiano “La Repubblica”, infatti, non ci sarebbe alcun dubbio che la barca fotografata dall’aereo di Frontex la sera di sabato 25 febbraio nascondesse sottocoperta dei migranti. Con la Guardia di finanza in costante attesa che la barca entrasse in acque italiane, con la Guardia costiera che non interviene «in assenza di una richiesta di soccorso e senza la certezza che a bordo vi siano migranti».

I documenti e le relazioni scritte

I nuovi documenti emersi, però, racconterebbero altro. Un appunto nel giornale delle operazioni di quella notte della Guardia di finanza, scritto a penna dall’ufficiale di turno alle 23.20 e pubblicato da Repubblica, un’ora dopo l’avvistamento del caicco in arrivo dalla rotta turca da parte dell’aereo di Frontex rivela quello che era chiaro sin dall’inizio. «Si comunica avvistamento Eagle 1 di natante con migranti», scrive l’ufficiale dopo aver ricevuto da Roma la nota di Frontex, affidando al giornale delle operazioni quella che è la logica ed evidente interpretazione – fin qui negata – di perché quella imbarcazione segnalata da Frontex sia sospetta, ovvero perché trasportava migranti: non lo dice chiaramente il dispaccio di Frontex che segnala una sola persona sul ponte e dà conto di una rilevazione termica consistente sottobordo, ma lo dice la logica e l‘esperienza dell’ufficiale di turno quella sera alla sala operativa della Guardia di finanza. Che dispone l’uscita della motovedetta V5006 prima e del pattugliatore Barbarisi poi. Ma quella notazione a penna sparisce dalla annotazione di polizia giudiziaria che la sezione operativa navale di Crotone della Guardia di finanza redige il giorno dopo, la domenica 26, quando la tragedia si è ormai compiuta.

GdF e Guardia Costiera non escono

Nel fascicolo dell’inchiesta – come riporta ancora Repubblica – ci sarebbe anche la relazione della sala operativa del reparto aeronavale di Vibo Valentia. Da quanto sarebbe emerso si capisce che alle 23.20 di sabato 25, quando il comando generale della GdF trasmette in Calabria il dispaccio di Frontex, la sala operativa «dispone che la vedetta 5006 effettui pendolamenti in zona Capo Colonne in attesa che il target entri nelle acque nazionali» cioè aspettano che la piccola imbarcazione – in acque internazionali – entri in quelle territoriali. E nel frattempo va a fare gasolio. Non senza però accertarsi di cosa stia facendo la Guardia costiera. Che – qui la conferma – alle 23.20 è informata di tutto. Si legge ancora nella relazione della Finanza: «Contattata Capitaneria di porto di Reggio Calabria, riferisce di essere a conoscenza del natante. Attualmente non hanno predisposto alcuna imbarcazione, in caso di necessità faranno uscire unità di Crotone». La necessità di uscire, però, non scatta neanche quattro ore dopo, quando cioè i mezzi della Guardia di finanza comunicano che stanno rientrando in porto per le condizioni meteo. Il mare – si apprende ancora dalla relazione della Finanza – è forza 4, di operazioni con onde più alte in passato se ne sono fatte tante. E non a caso la sala operativa del gruppo aeronavale richiama la Guardia costiera. Sono le 3.20 di domenica 26 febbraio, venti, trenta minuti prima di quando il caicco si infrange contro una secca a Steccato di Cutro dopo una brusca manovra degli scafisti.

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