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la confessione

Il pentito Impieri: «Dopo aver anticipato la collaborazione, esponenti della mala bruzia sono venuti a casa mia»

La circostanza è emersa nel corso di un’udienza a Cosenza del processo che mira a far luce sul tentato omicidio De Rose

Pubblicato il: 21/03/2023 – 17:19
di Fabio Benincasa
Il pentito Impieri: «Dopo aver anticipato la collaborazione, esponenti della mala bruzia sono venuti a casa mia»

COSENZA Il 27 febbraio 2018, il collaboratore di giustizia Luciano Impieri telefona al luogotenente dei carabinieri di Cosenza per richiedere un incontro urgente presso la propria abitazione. Giunti sul posto, il luogotenente – accompagnato da un maresciallo- viene reso edotto della volontà di collaborare con la giustizia dello stesso Impieri che «si riservava di farlo l’1 marzo 2018 dopo aver “sistemato” alcune cose, facendo intuire di voler comunicare la decisione ai propri familiari». Dal 27 febbraio, passano pochi giorni, e l’8 marzo 2018 Impieri si ritrova a verbalizzare le prime dichiarazioni da pentito. Nel corso dell’ultima udienza del processo denominato “Bianco e Nero“, tenutasi dinanzi al Tribunale di Cosenza in composizione collegiale (presidente Carmen Ciarcia), l’ex fedelissimo del clan Rango-Zingari viene sollecitato dalle domande del collegio difensivo. L’avvocato Luca Acciardi chiede al collaboratore se nel corso della settimana intercorsa tra la volontà manifestata ai carabinieri di collaborare e il primo verbale avesse ricevuto persone a casa. «Avevo già deciso di collaborare – risponde Impieri – ho chiamato il luogotenente al telefono ed ho chiesto se poteva venire da me a prendersi un caffè e gli ho annunciato la volontà di collaborare».
Dopo l’annuncio e nei giorni precedenti il primo verbale «esponenti della mala bruzia sono venuti a casa mia». E’ questa la dichiarazione più importante registrata nel corso dell’udienza, durata alcune ore, e riempita anche dai racconti anche del collaboratore Adolfo Foggetti. Che ha risposto in merito al tentato omicidio di Giuseppe De Rose, datato 2005 e consumato nella città dei bruzi. De Rose, affiliato al clan Perna, sarebbe finito nel mirino perché ritenuto partecipe dell’omicidio di Francesco Bruni jr, figlio del boss “Bella-Bella”, avvenuto a Celico l’8 novembre del 1991. Foggetti ha risposto in merito anche ad alcune estorsioni compiute a danni di imprenditori cosentini.

L’estorsione a Cosenza

Impieri ha poi riferito, quanto di sua conoscenza, su una presunta estorsione ai danni di un imprenditore cosentino. «Un giorno arrivano Maurizio Rango e Ettore Sottile sotto casa mia con una 500 bianca con il tettuccio rosso». Il motivo? «Marco Perna aveva subito una sparatoria a San Vito». «Io ero lontano da queste persone – continua – si presentavano con regali e soldi ma non volevo nulla. Io cercavo le persone sincere di cui potevo fidarmi e di queste persone non puoi fidarti». Quali erano i dissidi che hanno portato allo scontro tra Rango e Perna? «Maurizio Rango mi ha detto che Perna era arrabbiato con loro perché avevano fatto l’estorsione ad un imprenditore, amico della mamma di Marco Perna, moglie di Franco Presta». Secondo il pentito, l’azienda sotto estorsione avrebbe «fatto lavori a casa di Mignolo, Rango e Foggetti». Che «non avrebbero pagato i lavori». (f.benincasa@corrierecal.it)

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