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il processo

“Acheruntia”, i tanti «non ricordo» del pentito Ernesto Foggetti

Il collaboratore di giustizia fatica nei flashback che riportano agli anni della pax e della nascita della “Confederazione” della mala bruzia

Pubblicato il: 22/03/2023 – 8:00
di Fabio Benincasa
“Acheruntia”, i tanti «non ricordo» del pentito Ernesto Foggetti

COSENZA E’ il collaboratore di giustizia Ernesto Foggetti, il testimone chiamato a rispondere alle domande del pm Pierpaolo Bruni, all’epoca dei fatti alla Dda di Catanzaro e oggi procuratore di Paola e del collegio difensivo, nell’ambito del procedimento – in corso dinanzi al Tribunale di Cosenza – scaturito dall’inchiesta “Acheruntia“. Che ha svelato i presunti legami dei clan cosentini nel territorio di Acri.

Il Night Club a Montalto

Ernesto Foggetti, prima di collaborare, era legato alla famiglia Bruni. Condannato nell’operazione “Thelesis” nel 2008, il collaboratore di giustizia durante tutto il suo racconto si ferma spesso dinanzi alle domande poste dal pubblico ministero, perché in difficoltà nel ricordare episodi, protagonisti e vicende legate ad un passato ormai lontano. Si tratta di fatti accaduti circa dieci anni fa, e i tanti “non ricordo” costringono Pierpaolo Bruni ad andare in soccorso alla memoria del pentito attraverso la lettura delle dichiarazioni rese dallo stesso nelle pagine dei verbali di interrogatorio. Il pm inizia l’esame chiedendo lumi su un Night club di Montalto Uffugo. «Lo praticavamo quotidianamente – risponde Foggetti – i titolari erano Enzo la Greca e suo cognato Giampaolo Ferraro. Andavo con appartenenti al nostro clan, con i “Banana” e Andrea Bruni. La Greca e Ferraro sapevamo che erano amici di Adolfo D’Ambrosio e nel locale ho conosciuto Angelo Gencarelli». Come ha conosciuto quest’ultimo? «Adolfo D’Ambrosio andava al night, anche con Gencarelli e in una occasione lo presentò come un amico di Pino Perri». Che ruolo aveva Genacarelli nel locale? «Era un responsabile interno messo da D’Ambrosio. Era legato a Pino Perri prima e poi a D’Ambrosio. Era una informazione che sapevamo». «Loro avevano dietro Pino Perri di Acri – aggiunge Foggetti – una vecchia conoscenza di mio padre e sapevo chi fosse, apparteneva ai Lanzino».

L’intimidazione subita da La Greca

I rapporti amichevoli però subiscono una frizione quando si presenta «un problema con gli Zingari che volevano i soldi per il locale». Cosa accadde? «Incendiarono una Mercedes di proprietà di La Greca, a lui chiedevano soldi circa 25.000euro». Chi incendiò la sua auto? «La Greca aveva indicato Rocco Abbruzzese detto “il Pancione”, Leonardo Bevilacqua e “Micetto”. Loro gli avevano chiesto i soldi». Secondo il pentito, gli “Zingari” avrebbero voluto imporre autonomamente il controllo – attraverso l’estorsione – del night club «ma non potevano perché c’erano stati accordi in passato, quelli decisi dopo la pax del 2006 e la nascita dalle “Confederazione” di tutti i clan». Secondo quanto stabilito, «non si facevano omicidi e tutti avevano compiti precisi: i proventi della droga e delle estorsioni finivano tutti in una bacinella e poi si dividevano».

La richiesta di denaro a La Greca

Non solo, l’intimidazione subita per mano degli “Zingari”, ma Enzo La Greca avrebbe ricevuto anche una richiesta di denaro da Adolfo D’Ambrosio. «Aveva chiesto 50.000 euro in modo da consolidare l’appartenenza alla cosca Lanzino. Non era una richiesta estorsiva – precisa Foggetti – ma un contributo, “una protezione” questo vuol dire. La somma ricordo che è stata versata». Dopo gli episodi con protagonisti gli “Zingari” e D’Ambrosio, Ernesto Foggetti e Andrea Bruni si recano da La Greca chiedendo di «affilarsi alla cosca, ma lui disse no».

La latitanza di Michele Bruni

A fatica e sempre sollecitato con la lettura dei verbali, Ernesto Foggetti dal sito riservato ricorda qualche particolare legato alla latitanza del boss defunto Michele Bruni. «Stava morendo e il momento non era facile per il clan, Rango mi aveva chiesto di vendere cocaina. Servivano soldi. L’ho incontrato a casa sua e propose di vendere 100 grammi di cocaina, avevano possibilità di metterla sul mercato tramite i night». Bruni viene nascosto in un appartamento a Saporito di Rende, poi viene trasferito. «Massimiliano Greco l’ha trasferito a Grisolia, insieme a Mario Esposito». Poco tempo dopo Bruni verrà arrestato. Chi era Massimiliano Greco? Chiede Bruni. «Era quello che deteneva le armi, Michele Bruni gli aveva affidato questo compito. Greco era vicino ai Muto di Cetraro, da quando era piccolo», precisa Foggetti. L’udienza si chiude con la richiesta di escussione di Andrea Bruni, avanzata da uno dei legali della difesa. Il pm non si è opposto e il collegio giudicante deciderà e darà comunicazione nel corso della prossima udienza.

Gli imputati di Acheruntia

Abbruzzese Elio, Abbruzzese Francesco, Belsito Luigi, Bevilacqua Giuliano, Bruno Alfredo, Burlato Giuseppe, Cappello Domenico, Caruso Franco, Cello Andrea, D’Ambrosio Adolfo, Dolce Claudio, Ferraro Giampaolo, Gencarelli Angelo,
Gencarelli Salvatore, Greco Massimo, La Greca Enzo, Maiorano Luigi, Martorino Gemma, Perri Giuseppe, Rosa Antonio, Trematerra Michele.

(f.benincasa@corrierecal.it)

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