Il nome richiama la statistica. Sembra il mandato a testare il consenso elettorale di un partito, di uno schieramento, di un leader politico. Sondalo, in provincia di Sondrio, è invece un Comune lombardo a 950 metri sul livello del mare, con circa 4mila abitanti e un ospedale pubblico intitolato al compianto Eugenio Morelli, figura di rilievo del primo Novecento: professore universitario, luminare per lo studio delle malattie respiratorie, deputato e segretario nazionale del sindacato dei medici.
Realizzato all’interno del Villaggio sanatoriale per la cura della tubercolosi, ultimato alla fine del 1940, il complesso sanitario appare circondato da abeti, larici, olmi, tuie, cedri dell’Himalaya, ibischi e tigli, che trasmettono serenità, benessere, fiducia. Intorno alla struttura si è sviluppata l’economia di Sondalo, che attira numerosi turisti grazie alla propria identità, di luogo ideale per vacanze di riposo e salute.
L’ospedale di Sondalo, informa il relativo sito web, ha diverse unità operative, tra cui Anestesia e Rianimazione, Broncopneumologia, Cardiologia, Chirurgia generale, Chirurgia toracica, Chirurgia vascolare, Cure palliative, Medicina generale, Neurochirurgia, Neurologia, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Urologia. In più, nella struttura sono tra gli altri presenti i seguenti servizi: Allergologia, Anatomia patologica, Dialisi, Endoscopia digestiva, Endoscopia toracica, Farmacia ospedaliera, Laboratorio analisi, Medicina del lavoro, Medicina dello sport, Oncologia, Pronto soccorso, Psicologia clinica, Radiologia, Sorveglianza per la terapia anticoagulante orale, Trasfusionale.
Nel 2022, la Chirurgia toracica del presidio in questione ha eseguito 241 interventi, 91 in più rispetto all’anno precedente. Proveniente dall’Istituto dei Tumori di Milano, Paolo Scanagatta, direttore del reparto, racconta: «Sono importanti sia il dato quantitativo, che vede i numeri in netta crescita, che quello qualitativo, per la complessità degli interventi eseguiti. Oltre a soddisfare il bisogno di cura dei residenti, richiamiamo pazienti da fuori provincia, nella misura – precisa il primario – del 25 per cento del totale. Nulla di quanto fatto sarebbe stato possibile senza la collaborazione multidisciplinare con i colleghi oncologi, radioterapisti, pneumologi, internisti, anestesisti-rianimatori, infettivologi, tisiologi degli ospedali di Sondalo e di Sondrio; senza la grande professionalità del nostro personale infermieristico, dei fisiatri, dei fisioterapisti e di tutti quelli che con il loro lavoro hanno reso possibili questi risultati».
A 1.088 chilometri esatti a sud di Sondalo, si trova il Comune di Laino Borgo, al confine nord della Calabria, sottoposta a Piano di rientro dai disavanzi sanitari. A seguito di specifico accordo con il governo, nel 2009 la Regione Calabria approvò il Piano, imposto dalla legge. Nel 2010 il debito della sanità calabrese sfiorava i 2,2 miliardi di euro. Bisognava ridurre i costi e garantire i Livelli essenziali di assistenza (Lea), due esigenze in netta antitesi. Allora il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, da delegato del governo chiuse 18 dei 73 ospedali della Calabria. Poi dispose altri tagli e varò la rete degli ospedali rimasti attivi, di cui l’attuale conserva l’impianto.
Approvato nel novembre 2022, il nuovo Programma operativo 2022-2025, di aggiornamento del Piano di rientro dal disavanzo sanitario calabrese, rinvia a un atto successivo la definizione della nuova rete dell’assistenza ospedaliera, che, attesa dallo scorso dicembre, dovrebbe tenere conto delle necessità e dei disagi delle aree montane, in cui insistono quattro ospedali pubblici: ad Acri, San Giovanni in Fiore, a Serra San Bruno e a Soveria Mannelli.
Quale sarà il futuro di questi presidi ospedalieri, nel 2010 privati di unità fondamentali come la Chirurgia generale e la Pediatria e, in alcuni casi, da anni in attesa dell’apertura della Lungodegenza? È possibile riqualificarli investendo adeguate risorse per attivare nuovi reparti, in grado di attirare pazienti da altri territori e quindi di contribuire allo sviluppo turistico attraverso la costruzione di un’identità locale basata su natura, relax e salute? L’ospedale di Sondalo può essere un modello da riprodurre in Calabria?
Nel vecchio Piano di organizzazione aziendale dell’Asst (Azienza socio-sanitaria territoriale, nda) Valtellina e Alto Lario, di cui fa parte l’ospedale di Sondalo, è scritto: «Il territorio è caratterizzato da un assetto montano, che si estende dalle Alpi Lepontine, alle Alpi Retiche orientali, comprendendo il versante nord delle Prealpi Orobiche. Su questo territorio si trovano collocati piccoli paesi e cittadine le cui dimensioni vanno da poche decine di abitanti, come Pedesina con 34 e Spriana con 96, ai circa 23.000 del capoluogo Sondrio. In tale contesto, offrire risposte ai molteplici e complessi bisogni di salute della popolazione comporta l’adozione di strategie tese a garantire omogeneità ed equità di prestazioni, servizi ed interventi anche nei luoghi a maggiore difficoltà di accesso». Nello stesso Piano, più avanti si legge che «l’intero territorio della Asst è caratterizzato da una viabilità difficoltosa», in parte costituita da «strade che, seppur in buono stato di manutenzione, sono a lento scorrimento e presentano maggiori difficoltà di percorrenza nel periodo invernale». Non vi sono analogie con le aree interne della Calabria? «Se per la popolazione, principalmente per quella più fragile, raggiungere i presidi ospedalieri o territoriali è difficoltoso, lo è altrettanto – continua il documento dell’Asst Valtellina e Alto Lario – per gli operatori che sul territorio si devono muovere per prestare la loro opera. Da ciò ne deriva, da un lato, una difficoltà per le persone all’accesso alle prestazioni di cui hanno diritto, dall’altro un costo aziendale per intervento/prestazione di gran lunga superiore a quello medio». «Occorre, anche, sottolineare – prosegue il Piano dell’Asst lombarda – le gravi difficoltà legate al reclutamento del personale, soprattutto medico e sanitario specialistico, che si renda disponibile a lavorare in un’area geografica periferica, che comporta la necessità di trasferirsi stabilmente, e al conseguente notevole turnover. Appare del tutto evidente, dunque, che la strategia aziendale si debba muovere su almeno tre prioritarie linee di azione: 1) utilizzo delle più moderne tecnologie medicali (teleconsulto, telemedicina, ecc.) che consentano la riduzione degli spostamenti (…); 2) modalità organizzative che consentano flessibilità nell’utilizzo di sedi e risorse umane e strumentali; 3) ricerca di modalità innovative, anche incentivanti, per attrarre sul territorio le professionalità e le specialità indispensabili per il mantenimento del livello di qualità della Sanità lombarda anche su un territorio più periferico».
L’Asst Valtellina e Alto Lario assiste una popolazione di 237.379 abitanti, dislocati su un territorio di 3.795 chilometri quadrati. Per esempio, la provincia di Vibo Valentia, in cui si trova l’ospedale montano di Serra San Bruno, ha una superficie di 1.139 chilometri quadrati e una popolazione di circa 150mila abitanti.
Ma il punto è un altro. Per quanto previsto dalla normativa vigente, come già chiarito su Corriere Suem dello scorso 21 settembre (leggi qui l’approfondimento), nei presidi ospedalieri di aree disagiate, ad esempio le zone montane, può essere prevista la funzione di Pronto soccorso, anche con una popolazione di riferimento inferiore agli 80mila abitanti. Se la funzione di Pronto soccorso è istituita, devono esserci, secondo il regolamento attuale sugli standard ospedalieri, le discipline di «Medicina interna, Chirurgia generale, Anestesia, Ortopedia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità ininterrotta di Radiologia, Laboratorio ed Emoteca».
Il tema qui riproposto può essere discusso dai rappresentanti politici calabresi e dai vertici delle aziende pubbliche della salute interessate? Ha un senso ragionare in profondità sul binomio salute e turismo? Il Consiglio regionale calabrese può dare al riguardo il proprio contributo? Ci sono soldi da spendere, dati gli avanzi delle Aziende sanitarie registrati dalla Regione Calabria? Con quali strumenti si possono invogliare i medici, gli infermieri e le altre figure della sanità pubblica a lavorare nei quattro ospedali montani di Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli?
Le domande qui poste non hanno un fine costruttivo?
Ci auguriamo che nel merito ci siano sviluppi, politici, tecnici e concreti.
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