PALMI Chat su Whatsapp, video su TikTok, conversazioni estrapolate dagli smartphone degli indagati. L’inchiesta “Nuove leve” della Procura di Palmi, guidata da Emanuele Crescenti, ha ricostruito contatti e disponibilità di armi della baby gang guidata dal 20enne Tommaso Oliveri: pistole e fucili, ma anche kalashnikov immortalati nei filmati che i giovani si scambiavano tra loro con spavalderia. Qualche preoccupazione c’era. La si coglie in una conversazione del 13 maggio 2021. Un amico (non indagato) scrive a Oliveri: «Non pubblicare questo coso Tommaso, che in prima ti arrestano, (ride) e poi non pubblicarlo veramente, storto, che ti segnalano poi in Tik Tok». Il «coso» che appare nella chat è un fucile. Arriva dopo una piccola serie di foto che vorrebbero ostentare il lusso di chi fa la bella vita a soli 20 anni: mazzette di soldi («vidi chisti se ti piaci»), bottiglie di champagne, orologi. «Mettigli questi due sguardi qua, Melo o Paciotti e questi tremila euro qua». È la generazione X degli aspiranti gangster. In un altro video si vede Oliveri «chiaramente sparare con una pistola».
Le armi sono argomento di conversazione frequente. A Oliveri viene contestato dai magistrati di «aver illegalmente messo in vendita un’arma al prezzo di 900 euro il 22 ottobre 2021» a una persona che non risulta indagata. Allo stesso amico il 20enne “capo” della gang avrebbe chiesto di recuperare alcune cartucce dopo avergliele mostrate in foto. «Un poco di queste cosine qui ne hai, cugino? Così mi passo il tempo questo Capodanno». Segue lo scambio di un video che raffigura un uomo intento a sparare con un kalashnikov. «Porta tuo cugino (…), glielo do io il kalashinikov nelle mani e facciamo lo stesso video», risponde Oliveri.
Per i magistrati, l’indagine iniziata dopo la grave intimidazione a una donna “colpevole” di aver collaborato con le forze dell’ordine avrebbe «disvelato un gruppo di giovani in grado di accedere a mercati illegali, nel circuito delle armi e delle sostanze stupefacenti». I membri della gang, «in tempi rapidi e con frequenza inquietante – scrive il gip di Palmi Francesca Mirabelli – si procurano, acquistando o agendo come mediatori, armi da sparo di diversa tipologia. Sono in possesso di una fitta rete di conoscenze che garantisce loro il rinvenimento e la disponibilità di armi destinate a essere utilizzate per compiere atti delittuosi o per assicurarsi un guadagno dalla vendita o attività di intermediazione delle cessioni». Pur giovanissimi, gli indagati «si muovono con estrema naturalezza nel mercato illecito della compravendita di armi e di droga anche facendosi intermediari di terzi, dimostrando una straordinaria pericolosità».
Non va, poi dimenticato, il «contesto territoriale e sociale che, com’è noto, risulta di estrema permeabilità mafiosa». Riferimenti alla criminalità organizzata verrebbero «evocati da due indagati». Si tratta di Tommaso Oliveri e Michele Lombardo: in una chat del 21 maggio 2012 «fanno espresso riferimento a cariche ‘ndranghetistiche e riti e formule mafiose». Per il gip da questo dialogo emergerebbero «elementi sintomatici in merito a possibili vicinanze» di Oliveri «con contesti di tipo mafioso, rispetto ai quali non sussistono allo stato ulteriori riscontri ma che vanno valorizzati nella ricostruzione della personalità e della pericolosità dell’indagato». (p.petrasso@corrierecal.it)
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