COSENZA La sua storia criminale ha inizio nel 2003, quando si avvicina a Franco Bruzzese e Giovanni Abbruzzese, prima che i due venissero arrestati per il tentato omicidio di Vincenzo Bevilacqua. Luciano Impieri, oggi pentito, sceglie di collaborare per salvare la sua famiglia e i suoi figli da un futuro segnato dagli ambienti criminali. Diventa prima autista e uomo di fiducia di Franco Bruzzese. Alla guida della Bmw 535 biturbo, lo accompagnava a diverse riunioni. Impieri ha frequentato a lungo gli ambienti criminali, conosce i vertici dei principali gruppi della mala cosentina. E’ lo stesso collaboratore ad ammetterlo nel corso dell’ultima udienza del processo “Bianco e Nero” in corso dinanzi al Tribunale di Cosenza quando ad una domanda dell’avvocato Luca Acciardi, risponde confessando: «esponenti della mala bruzia sono venuti a casa mia». La circostanza, è importante sottolinearlo, si verifica nella settimana successiva alla volontà di collaborare dichiarata da Impieri (dinanzi a due ufficiali dell’arma dei carabinieri di Cosenza) e prima della redazione del verbale da “pentito”.
Non solo un semplice autista. Impieri scalpita, vuole partecipare attivamente alle attività del clan e Franco Bruzzese lo coinvolge «con il compito di staffetta» in una serie di rapine (almeno nove) a portavalori «avvenute nel foggiano e perpetrate da Carlo La Manna, Cosimo Bevilacqua, Giovanni Abbruzzese, Nino Abbruzzese e a volte Luigi Berlingieri, Antonio Manzo, Umile Miceli, Mario Attanasio e talune volte dai fratelli Michele e Luca Bruni e in una sola occasione da Adolfo Foggetti». La circostanza è messa nero su bianco, in una annotazione della Legione Carabinieri Calabria, stazione Cosenza Nord. Per portare il commando in Puglia venivano utilizzate due auto rubate. Gli uomini della mala per eludere i controlli utilizzavano dei lampeggianti blu sui tettucci delle macchine, cariche di armi. La “staffetta” consente ad Impieri di incassare 5.000 euro per ogni rapina effettuata.
Dopo l’ingresso ufficiale nel clan, Luciano Impieri riceve il «battesimo». Finisce in carcere, nel 2006, per il tentato omicidio di Francesco Sbano commesso a Paola. Nel penitenziario bruzio, nel 2009, «è stato battezzato da Franco Bruzzese con la “prima” e la “seconda” vale a dire con il grado di “camorra”». E’ un momento di svolta nella carriera criminale dell’ex autista di Bruzzese, da quel momento riceverà lo stipendio (500 euro al mese). In cella, Impieri non commette errori. Un comportamento che convince Michele Di Puppo a comunicargli che avrebbe dovuto dargli “la terza” ovvero il grado di “sgarro”, «perchè si era comportato bene ed era meritevole di essere innalzato ad un grado superiore». Lo stesso Di Puppo – annotano i carabinieri – «disse ad Impieri di riferire a Maurizio Rango che questo era il suo volere». (f.benincasa@corrierecal.it)
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