CROTONE Enzo Voce è ancora commosso, a quasi un mese dalla tragedia di Steccato di Cutro. Nel suo ufficio, il primo cittadino di Crotone risponde alle nostre domande sul peso e sul séguito di quella vicenda, che interroga il cuore e la testa dell’Occidente. Accanto a un ritratto di Rino Gaetano, il sindaco rammenta alcuni versi dell’artista, diventato il simbolo della città grazie a un murale di Jorit che ne raffigura il volto e ha trasformato l’anonima facciata di un palazzo in via Mastracchi. «Ma dammi la mano – ripete con occhi lucidi il sindaco – e torna vicino, può nascere un fiore nel nostro giardino, che neanche l’inverno potrà mai gelare». «Noi – prosegue – la mano l’abbiamo tesa, perché siamo mediterranei e ricordiamo la nostra storia di naviganti in cerca di speranza e di fortuna. Da sempre accogliamo chi fugge dagli inferni del pianeta, dal mondo oppresso e sfruttato dei vinti. Abbiamo un fondo per i migranti di 43mila euro, che avevamo messo da subito a disposizione dopo il naufragio di Steccato. Ne abbiamo utilizzato una parte per trasferire sette salme in Germania».
Spetta ai Comuni anticipare le risorse per gli interventi necessari?
«Fino al recente arrivo dei ministri a Cutro, la Prefettura di Crotone aveva dato delle indicazioni. Ci avevano chiarito che poi le spese sarebbero state pagate dal ministero dell’Interno o quello degli Esteri. Nel concreto, i soldi sono arrivati il giorno prima del Consiglio dei ministri. Come Comune, abbiamo già speso circa 23mila euro».
Come si è mossa la sua amministrazione, dopo la notizia del naufragio?
«A poche ore dal fatto, abbiamo partecipato al Ccs, il Centro di coordinamento soccorsi che organizza la Prefettura in questi casi. Le riunioni stanno proseguendo, anche ieri ne abbiamo fatto una. Attorno a un tavolo discutono, oltre al prefetto, i carabinieri, la Guardia di Finanza, la Capitaneria di Porto, i Vigili del fuoco, l’Azienda sanitaria, la Protezione civile e la Croce Rossa. Questi sono i soggetti coinvolti. In occasione del primo Ccs, avevamo già 40 corpi recuperati la mattina del 26 febbraio. Dovevamo quindi decidere dove portarli. Il Comune di Crotone ha dato il PalaMilone, che nel pomeriggio ha ricevutole prime 40 salme. In seguito, il ministro dell’Interno è arrivato, c’è stata la famosa conferenza stampa sulla vicenda e dopo abbiamo vissuto una sorta di vuoto politico, colmato soltanto dall’arrivo del presidente della Repubblica, che ha dato un netto segnale di vicinanza per quella povera gente. Mattarella si è intrattenuto a parlare con tutti».
E poi?
«Dopo la sigillatura delle bare, è stata aperta la camera ardente al PalaMilone. I crotonesi hanno dato prova di grande solidarietà e hanno espresso il loro cordoglio ai familiari delle vittime, arrivati da tutta l’Europa già dal 27 febbraio scorso. Io sono stato a parlare con loro ogni giorno. La difficoltà più grossa si è registrata per il trasferimento delle salme. Attualmente sono state trasferite tutte le vittime, tranne 12. Nel complesso sono state ritrovate 89 persone, tra cui cinque non ancora identificate».
Dove sono state trasferite queste vittime?
«Tantissime in Africa. Intanto le vittime sono state trasferite in base alle richieste dai familiari. Tuttavia, proprio il giorno prima dell’arrivo dei ministri a Cutro, si era rischiato il trasferimento delle bare a Borgo Panigale, nel cimitero musulmano. I familiari non erano stati avvertiti, quindi hanno manifestato, di fatto impedendo che le bare fossero spostate senza il loro consenso».
Lei aveva affermato che rispetto a una tragedia del genere non devono esserci contrapposizioni politiche.
«A Crotone il ministro dell’Interno Piantedosi ha rilasciato dichiarazioni che hanno suscitato non poche polemiche. Purtroppo, la gestione dei migranti ha percorsi differenti in base a chi governa. Questo è innegabile. E poi c’è la situazione dell’Europa, che a breve dovrà comunque farsi carico del problema. L’Italia non ha soltanto dei confini nazionali, ma è un confine dell’Europa. In queste ore naviga un’imbarcazione con a bordo dei migranti, probabilmente partita dalla Turchia, che sta attraversando la Grecia. Qui il problema si pone solo per l’Italia? Questa è la domanda politica da rivolgere. Non è possibile indugiare ancora, perché le conseguenze delle indecisioni e dei rinvii sono queste tragedie, che avvengono a pochi metri dalla battigia. L’imbarcazione era arrivata a Cutro. Che gli scafisti abbiano interesse a sbarcare, a non farsi prendere e a non farsi identificare, lo abbiamo visto. Essi godono di protezioni diverse da quelle che hanno i migranti e le loro famiglie; tant’è che uno degli scafisti del naufragio del 26 febbraio è stato beccato in Austria».
Quali sono i sentimenti attuali del sindaco di Crotone rispetto alla tragedia di Steccato?
«Sentimenti di umanità. Poco fa ho lasciato uno di questi migranti che è ospite in un centro di accoglienza gestito dalle Politiche sociali comunali. È un ragazzo iraniano che aveva venduto un supermercato con quattro dipendenti; aveva venduto tutto ed era su quella funesta imbarcazione. Nella sua terra aveva lasciato la moglie e le figlie, con la speranza, in un viaggio successivo, di ottenere il ricongiungimento. Ho sentimenti e risentimenti, che sono gli stati d’animo che dovrebbero avere tutti. Come si fa ad essere insensibili rispetto a queste storie?».
Prima era uscita una giornalista dal suo ufficio. Mi è sembrata molto provata.
«Sì, del New York Times, tra l’altro di origine siriane. Si era messa a piangere. A sentire queste storie, come fai a restare impassibile? Lei vede che io sono scosso? Mostrare il proprio lato umano farebbe perdere consenso, secondo qualcuno. È un’ottica assurda».
Come giudica la reazione della cittadinanza crotonese rispetto alla vicenda di Steccato, che non ha colpito soltanto il popolo calabrese?
«Straordinaria. Credo che i crotonesi abbiano mostrato umanità e vicinanza esemplari. Questo ci è riconosciuto da tutti. È come se su quella barca ci fossero stati dei cittadini di Crotone».
Mi racconti degli interventi a Crotone.
«Oltre a mettere a disposizione il PalaMilone, ci siamo adoperati con le assistenti sociali, che sono rimaste sempre al fianco dei familiari delle vittime. Attivissime sono state anche delle associazioni del Terzo settore. Mi riferisco alla Croce Rossa, alla Protezione civile, alla Sapir. Insieme abbiamo assicurato dignità a tutte quelle persone senza più vita. Le 40 bare iniziali sono diventate subito dopo 70 e i trasferimenti sono iniziati appena dopo. Sono numeri impressionanti. I nostri operai hanno garantito le condizioni adeguate nel Pala Milone, che fino a poche ore prima era un cantiere. C’è stato uno sforzo collettivo. Come Comune, abbiamo incaricato una ventina di nostri dipendenti, che hanno lavorato materialmente fino ad oggi. Inoltre, ripeto, abbiamo pagato il trasferimento di sette salme. Ora sto facendo un’apposita richiesta in Prefettura, per lasciare a Crotone la salma di un bambino di circa un anno, identificato ma mai reclamato. Vorrei quindi seppellirlo nel cimitero di Crotone, ovviamente con rito musulmano».
Riguardo alle sepolture, voi che cosa avete fatto?
«I musulmani vogliono essere interrati. Tanti Comuni della Provincia di Crotone avevano offerto dei loculi. Diversi privati avevano messo a disposizione dei posti in cappelle familiari, soprattutto per ospitare i bambini. Ecco, vede, questa è l’umanità. Una signora di Strongoli aveva offerto la cappella di famiglia per ospitare i corpicini di due bimbi. Poi abbiamo scoperto che il rito musulmano non prevede la sistemazione nei loculi. C’è stato un travaglio anche da questo punto di vista».
Che cosa le ha lasciato la vicenda di Steccato?
«Una ricchezza interiore. Quando, anche per pochi minuti, ascolti i familiari, ti rendi conto che quelle vittime erano state costrette a salire sull’imbarcazione. Infatti, c’erano persone che da nove anni non riuscivano ad ottenere il visto. Parlo di gente che ha pagato fino a 9mila dollari per poter avere quel passaggio nella barca della morte. C’è stato un signore venuto dalla Germania che ha espresso preoccupazione per il destino dei corpi che il mare non ha restituito. Pensava che, se fossero stati ritrovati, qualcuno avrebbe potuto buttarli da qualche parte. Gli abbiamo invece spiegato che in Italia ci sono regole rigidissime: non succede che uno trovi un corpo e lo lascia terra senza avviare le procedure previste. In tutti i casi, con l’esame del Dna qualunque corpo può essere identificato. Al riguardo, si è creata una rete via social per identificare le persone, anche attraverso gli indumenti che indossavano durante il viaggio».
Qual è la sua impressione sui soccorsi?
«Quando muore una sola persona, c’è sempre qualcosa che non ha funzionato. Sarà la magistratura ad accertare eventuali responsabilità. Oggi resta l’amarezza di chi sta vivendo il caso da quasi un mese. È una tragedia di disperati, di migranti economici. Parliamo di persone che avevano venduto tutto».
La partecipazione dei cittadini della costa e poi il cordoglio collettivo danno un’altra immagine della Calabria. Come sindaco di Crotone, lei è fiero della dimostrazione corale di umanità, che a volte passa in secondo piano?
«Avevo già parlato di questa vicinanza umana della nostra gente al Santo Padre, che avevo incontrato nel febbraio con una delegazione dell’Anci. Mi ero soffermato per qualche scambio di parole con il Papa, lasciandogli in regalo un’icona della madonna di Capo Colonna. Gli avevo detto che venivo da Crotone, una città, una provincia ultima nelle classifiche economiche ma prima per umanità e accoglienza. Mi riferivo alle migliaia di migranti che ospitiamo, con i quali, devo dire la verità, non ho mai avvertito alcun disagio, benché queste persone tornino di frequente a Crotone, per il rinnovo del permesso di soggiorno».
L’ha toccata il fatto di non essere stato invitato al Consiglio dei ministri che si è tenuto a Cutro?
«Sì e da cittadino crotonese, pensando a quello che ha fatto la città di Crotone, a quello che hanno fatto i miei concittadini. Erano arrivate offerte di aiuto da tutt’Italia. Tantissimi crotonesi si erano resi disponibili, non solo ad ospitare quei corpi, ma anche a portare vestiti e roba da mangiare. Poi abbiamo aperto la camera ardente, abbiamo visto una sensibilità enorme nelle scuole locali e il coinvolgimento dei bambini crotonesi. È una vicenda che ci ha colpito e rispetto alla quale abbiamo dato un segnale bellissimo. Non invitare il sindaco di Crotone è stato un torto a una città che da subito ha mosso tutto il possibile. Qualcuno ha pensato di fare un dispetto politico, è stato così. Non me ne frega niente, continuerò a fare tutto il possibile».
Quali sono i suoi auspici per il futuro? Che cosa chiede alle istituzioni, alla politica?
«Che i migranti in arrivo non si lascino più in mare neppure per un minuto. Abbiamo visto che anche a pochi metri dalla riva accadono le tragedie. Intanto non bisogna più lasciarli da soli, poi si ragiona su chi debba andare a salvarli, a quale Paese tocchi intervenire, dove occorre portarli e ricollocarli. Una cosa è certa: queste persone dovranno essere salvate».
Ha qualcosa da dire al presidente della Repubblica?
«Voglio ringraziarlo di cuore. Tutti noi dobbiamo essere orgogliosi della sua grande umanità».
Ha un messaggio per il presidente del Consiglio dei ministri?
«Al presidente del Consiglio avevo scritto una lettera, con l’invito a venire a Crotone in maniera riservata, come aveva fatto il presidente della Repubblica. A Giorgia Meloni avevo chiesto di esprimere il proprio cordoglio a quelle bare, intanto dei bambini».
Domenica prossima ci sarà un evento artistico proprio sulla spiaggia di Steccato (qui). Per la prima volta, gli artisti della Calabria saranno tutti insieme per mantenere viva la memoria della tragedia. Quali sono le sue considerazioni in proposito?
«Ci saranno a breve più manifestazioni. In ogni modo dobbiamo cercare di sensibilizzare le comunità e gli Stati, per non dimenticare quanto accaduto il 26 febbraio scorso». (redazione@corrierecal.it)
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