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L’ammonimento

Il Papa ai seminaristi calabresi: «Attenti al carrierismo, è peste»

L’ammonimento del Pontefice nel corso dell’udienza a Città del Vaticano: «Siate pastori di Dio»

Pubblicato il: 27/03/2023 – 18:33
Il Papa ai seminaristi calabresi: «Attenti al carrierismo, è peste»

CITTA’ DEL VATICANO «Attenti a non cadere nel carrierismo, che è una peste, è una delle forme di mondanità più brutte che possiamo avere, noi chierici, il carrierismo». Papa Francesco ha messo in guardia i seminaristi delle diocesi della Calabria ricevuti oggi in udienza, insieme ai Rettori, i Padri spirituali, i formatori e i vescovi. «È molto triste – ha sottolineato a braccio il Pontefice – quando trovi sacerdoti che sono funzionari, che hanno dimenticato l’essere pastori di popolo e si sono trasformati in chierici di Stato, come quelli delle corti francesi, “monsieur l’Abbe”, erano chierici di Stato. È brutto quando si perde il senso sacerdotale. Magari cerchiamo il ministero sacerdotale come un rifugio dietro cui nasconderci o un ruolo per avere prestigio, invece che desiderare di essere pastori con lo stesso cuore compassionevole e misericordioso di Cristo».
«Ricordiamoci questo: il Seminario è il tempo in cui fare verità con noi stessi, lasciando cadere le maschere, i trucchi, le apparenze – ha poi rimarcato -. E in questo processo di discernimento, lasciarvi lavorare dal Signore, che farà di voi pastori secondo il suo cuore. Percheé il contrario è il mascherarsi, il truccarsi, l’apparire, che è proprio dei funzionari, non dei pastori di popolo ma dei chierici di Stato».

«Scelta chiara sulla formazione sacerdotale»

Nel suo discorso, intervallato da vari momenti a braccio, Francesco si è rivolto poi ai vescovi ponendo loro degli interrogativi: «Quale Chiesa sognate? E quale figura di prete immaginate per il vostro popolo? Perché voi siete i responsabili della formazione di questi ragazzi, con quale figura li stai (state) formando?».
Un discernimento oggi più che mai necessario, perché «nel tempo in cui è tramontata una certa cristianità del passato, si è aperta davanti a noi una nuova stagione ecclesiale, che ha richiesto e richiede ancora una riflessione anche sulla figura e sul ministero del prete». Occorre quindi fare «una scelta chiara sulla formazione sacerdotale: orientare tutte le energie umane, spirituali e teologiche in un unico Seminario».
«Dico unico – ha puntualizzato Francesco -. Possono essere due ma sommati: orientare verso l’unità, con tutte le variabili che ci possono essere ma arrivare lì. Questo non vuol dire annientare i seminari», ha precisato.
«Non si tratta di una scelta logistica o meramente numerica, ma finalizzata a maturare insieme una visione ecclesiale e un orizzonte della vita sacerdotale, invece che disperdere le forze moltiplicando i luoghi di formazione e tenendo in piedi piccole realtà con pochi seminaristi. Un seminario di 4, 5, 10 non è un seminario, non si formano seminaristi; un seminario di 100 è anonimo, non forma i seminaristi… Ci vogliono piccole comunità, anche dentro un grande seminario, o un seminario a misura umana; che sia il riflesso del collegio presbiteriale».
«È un discernimento non facile da fare, non facile. Ma si deve fare e si devono prendere decisioni su questo. Non sarà Roma a dirvi cosa dovete fare, perché il carisma lo avete voi. Noi diamo le idee, gli orientamenti, i consigli, ma il carisma lo avete voi, lo Spirito Santo lo avete voi per questo. Se Roma incominciasse a prendere le decisioni sarebbe uno schiaffo allo Spirito Santo, che lavora nelle Chiese particolari».

«Non restate prigionieri dei provincialismi»


Ai vescovi che sognano il bene della propria terra e hanno a cuore «la formazione dei futuri preti», il Pontefice ha offerto una raccomandazione chiara: «Non lasciatevi paralizzare dalla nostalgia e non restate prigionieri dei provincialismi!», e ai vescovi emeriti ha invitato a non far «mancare nel silenzio e nella preghiera» il sostegno a questo processo. «Chi è emerito è chiamato a servire con gratitudine la Chiesa nel modo che si addice a questo suo stato». «Non è facile congedarsi, a tutti ci chiede uno sforzo per congedarsi», ha poi aggiunto. «Io – ha ricordato – scrissi una lettera sull’argomento che incominciava con queste parole: Imparare a congedarsi, senza tornare a ficcare il naso, imparare a congedarsi e mantenere quella presenza assente, quella presenza lontana che si sa che è lì l’emerito ma prega per la Chiesa, è vicino ma non entra nel gioco. Non è facile».

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