CATANZARO «Alcune centrali a biomassa legnosa in Calabria hanno interrotto la produzione e la chiusura riguarderà a cascata tutti gli impianti anche di altre regioni, compromettendo seriamente la tenuta dell’intero indotto dell’industria boschiva. Senza contare l’impatto sulla regione Calabria che è la prima in Italia per estensione forestale con i suoi 700.000 ettari di patrimonio boschivo. La chiusura degli impianti impatterà negativamente non solo sulla produzione di energia ma avrà ricadute negative sui livelli occupazionali dell’intera filiera». È quanto evidenzia in una nota Confapi Calabria preannunciando lo stato di agitazione del comparto boschivo regionale. «Le aziende del settore boschivo – continua Confapi – saranno costrette a licenziare migliaia di lavoratori per i quali non sarà possibile attivare la cassa integrazione. I risvolti sulla tutela ambientale saranno, altresì, catastrofici. L’assenza, infatti, di un monitoraggio costante delle risorse forestali, alimenterà il rischio concreto di incendi con conseguenti dissesti idrogeologi e gravi danni all’ambiente. Le attività selvicolturali svolgono un ruolo centrale per la tutela delle foreste limitando il rischio di calamità e contribuendo alla stabilizzazione del suolo».
«Le imprese boschive – sottolinea Confapi – chiedono con forza un intervento immediato e risolutivo del Governo rispetto alle proposte presentate nella recente audizione in Commissione Bilancio al Senato al fine di garantire la continuità produttiva e i benefici a essa connessi. Uno stato di agitazione che coinvolge il comparto boschivo di Calabria, Campania e Basilicata, quasi 1,5 milione di ettari di patrimonio boschivo a rischio. Un coinvolgimento che troverà adesione di altre realtà regionali a vocazione forestale».
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