Ultimo aggiornamento alle 23:04
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

il “nodo” energia

Rigassificatore di Gioia Tauro, i numeri del progetto che il governo ha (forse) “sdoganato”

L’apertura del ministro Fratin, in linea con quella della Meloni a fine ottobre, è un altro step di un percorso di sicuro impatto sul piano energetico

Pubblicato il: 28/03/2023 – 7:01
Rigassificatore di Gioia Tauro, i numeri del progetto che il governo ha (forse) “sdoganato”

CATANZARO Un passo alla volta, poco per volta. Lo vuole il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, lo vuole Confindustria con il suo leader nazionale Carlo Bonomi in testa, lo vuole il sindacato, la Cisl di Gigi Sbarra sicuramente, e ora anche il governo sembra esserci deciso. L’iter per realizzare il rigassificatore di Gioia Tauro aggiunge un altro step con lo “sdoganamento” da parte del ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, prima molto “tiepido” sul progetto e ora molto più possibilista, in linea del resto con le dichiarazioni programmatiche della premier Giorgia Meloni, che al Senato, a fine ottobre, fresca di vittoria elettorale, annunciò l’intenzione di sbloccare il rigassificatore di Gioia Tauro al momento sepolto in qualche polveroso cassetto ministeriale (il primo decreto governativo è del 2002).

Pichetto Fratin e Meloni

I numeri del progetto

Il battage per l’impianto gioiese, dopo anni di silenzio e di oblio, l’ha avviato il governatore Occhiuto, che l’ha rilanciato con il governo Draghi e con l’allora ministro dell’ambiente Cingolani, senza grande successo in verità (Cingolani insisteva per i rigassificatori galleggianti) e l’ha ri-rilanciato, con maggiore fortuna, con il governo Meloni, ovviamente più “amico” sul piano politico, anche se le resistenze anche qui non sono mancate (e ancora non mancano). L’assunto alla base di questo battage è che il rigassificatore di Gioia Tauro potrebbe rappresentare – ovviamente in una prospettiva lunga perché per farlo ci vogliono begli annetti – una risposta dell’Italia alla crisi energetica e una garanzia di autosufficienza sul piano energetico: in meno di 4 anni l’impianto gioiese, se ovviamente realizzato, sarà in grado di processare 12 miliardi (anche 16) di metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl) al giorno, un terzo di quello importato dalla Russia. Il progetto ovviamente è molto complesso, sul piano tecnico. La proposta – secondo un dossier pubblicato da “Il Sole 24 Ore” – risale a più di 10 anni fa, ed è stata revisionata nel 2015: fa capo a Lng Medgas Terminal, che ha come azionista di riferimento Fingas, controllata pariteticamente da Iren e Sorgenia. «L’amministratore delegato di Iren Gianni Vittorio Armani – ricorda il quotidiano economico – ha dichiarato che l’impianto ha già ottenuto tutte le autorizzazioni. E la società si è detta “pronta a fornire le risorse e le competenze per aiutare a costruire il terminale”». Il progetto prevede il posizionamento all’interno del retroporto, in un’area di 47 ettari che ricade nei comuni di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno, e il collegamento per 7 chilometri alla rete della Società nazionale metanodotti (Snam). La costruzione dei rigassificatore gioiese è stabilita per moduli: il primo in 3 anni dalla conclusione dell’iter amministrativo, implementabile in base alle esigenze del mercato e dello sviluppo degli usi alternativi del metano liquido. Per consentire l’accesso a grandi navi cisterna e il collegamento diretto alla rete autostradale e alla ferrovia, sarà realizzato un pontile di scarico in acque profonde, a 500 metri dalla costa.

Occhiuto: «Calabria hub del Paese sul Mediterraneo»
Bonomi e Occhiuto

L’indotto: dalla “piastra del freddo” all’occupazione

Secondo “Il Sole 24 Ore” «l’impianto rappresenta, del resto, una opportunità per tutta la regione, configurandosi come un hub per l’impiego del Gnl nei trasporti via terra e via mare. Importanti le ricadute occupazionali: calcolati 1000 addetti nei cantieri, 125 per l’impianto a regime, con un indotto di almeno 500 lavoratori. Il progetto si preannuncia risolutivo anche per l’attivazione della Zes, con la previsione di collegare all’impianto una “piastra del freddo”, in grado di sfruttare l’energia prodotta dalla trasformazione del gas liquido per svolgere attività su merci che necessitano di immagazzinamento refrigerato». Con la sua capacità di 12 miliardi di mc – spiega ancora “Il Sole 24 Ore” – il rigassificatore di Gioia Tauro sarebbe il più importante impianto di ricezione di Gnl dai nuovi giacimenti del Mediterraneo, ma anche da Nigeria, Qatar, Algeria e dai nuovi impianti di liquefazione africani di Mozambico e Congo, operati dall’Eni e sarebbe poi il punto naturale di arrivo del gas dei nuovi giacimenti al largo di Israele ed Egitto e ad occidente di Cipro. Ovviamente, il progetto ha un costo iperbolico, stimato in un range tra 1,2 e 1,5 miliardi, che potrebbero arrivare però dai privati. È questo ovviamente il “nodo” più serio, oltre a quello politico: perché si tratta di capire se, quando e quanto l’apertura del ministro Pichetto Fratin avrà riscontri positivi sul piano fattuale. (a. cant.)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x