LAMEZIA TERME Alfonso è un buon maestro e conduce una vita considerata irreprensibile da chi lo conosce. Afonso, però, custodisce il segreto più terribile che un uomo possa avere: ha abusato di Edoardo, suo figlio, «il bambino di sette anni che parte in vacanza con il padre e torna con uno sconosciuto». È questo il tema centrale di Zero, il primo romanzo di Annita Vitale. Esperta di programmazione ed attuazione di progetti nel settore culturale, con un bagaglio professionale speso in diverse regioni d’Italia, l’autrice si affaccia al mondo della letteratura con una storia forte, drammatica: «Non è una scelta che ho fatto razionalmente. Il tema è venuto a bussare in maniera decisa quando sono diventata mamma e mi sono lasciata andare perché credo sia necessario parlare delle cose difficili per quanto possa risultare doloroso. Mi è costato molto scriverlo, tanto che è rimasto nel cassetto per molti anni ma, alla fine, sono felice di averlo tirato fuori». Una verità che Edoardo non aveva avuto il coraggio di rivelare e che Valentina, la sorella, scopre in maniera casuale. Lei che era fuggita da un contesto familiare nel quale non riusciva a trovare la sua dimensione, avvolta in quell’aria densa, pesante, irrisolta, si trova di fronte ad un accadimento devastante che sconvolge il suo cammino interiore.
Annita Vitale si lancia, quindi, in un percorso narrativo in cui vengono fuori il dramma della scoperta, il nodo dei rapporti tra Valentina ed Edoardo, il tentativo di comprendere le ragioni di un evento così spaventoso, la reazione di Alfonso, inchiodato alle sue responsabilità dal figlio: «Ogni mattina, a colazione, ho cercato nel tuo sguardo un segno. Ed ogni mattina ho pensato che forse avevo sognato tutto». I silenzi del fratello assumono contorni nuovi per Valentina: «Sono vivo nonostante per molti anni abbia pensato di esser morto, non volevo darti questo dolore».
L’autrice affronta l’intera narrazione con estrema delicatezza, quasi in punta di piedi, consapevole di aver dato vita ad una storia terribile dalla quale, però, parte un cammino di rinascita per nulla scontato: «Come si fa a ricucire i bordi perché non si aprano ad ogni scossone? Come si fa ad essere padre senza averne avuto uno, a proteggere se si è stati violati». È questo il nodo principale del romanzo in cui intervengono tre elementi sapientemente costruiti dall’autrice: il gesto di Alfonso, che favorisce una via d’uscita al dramma dei due fratelli; l’arrivo di Silvia, compagna di Edoardo, che svolgerà una funzione salvifica; la presa d’atto che non si può mai ripartire da Zero: «Gli eventi drammatici che affrontiamo fanno parte del nostro vissuto, non possiamo cancellarli, ma è comunque possibile ricostruire un percorso per tornare a prendere in mano la propria vita e strapparla ai buchi neri dell’anima».
x
x