RENDE Scadeva a fine marzo 2023 il compito della Commissione d’accesso antimafia al Comune di Rende. Chiamati a verificare l’eventuale presenza di condizionamenti o infiltrazioni dei clan nella gestione dell’amministrazione comunale, Antonio Reppucci, Prefetto a riposo, Giuseppe Zanfini, Dirigente del Commissariato di Polizia di Paola, e il Tenente colonnello Dario Pini, Comandante del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza, hanno concluso il loro lavoro avviato lo scorso 30 settembre 2022 e inviato la corposa relazione alla Prefettura di Cosenza lo scorso 24 marzo e ora, entro 20 giorni, sarà convocato un comitato al quale parteciperanno le Procure di Catanzaro e di Cosenza durante il quale si discuterà della relazione e se inviarla o meno al Ministero che, in questo caso, dovrà decidere entro 45 giorni se sciogliere il Comune. La Prefetta di Cosenza, Vittoria Ciaramella, aveva effettuato le nomine dei commissari a seguito dell’operazione denominata “Reset”, coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Un’inchiesta che ha portato al coinvolgimento di pezzi del municipio rendese. Su tutti il sindaco Marcello Manna, finito nel registro degli indagati. Il primo cittadino, sospeso dalla Prefettura, a seguito dell’inchiesta è indagato per scambio politico-mafioso dalla Distrettuale di Catanzaro. Reppucci, Pini e Zanfini hanno avuto modo in questi sei mesi di analizzare a fondo documenti, atti e faldoni relativi alla vita amministrativa della Giunta Manna.
Le esigenze cautelari nei confronti del sindaco, sarebbero, secondo il gip, «desumibili dalle modalità del fatto (aver stretto un patto di scambio elettorale politico-mafioso con membri apicali della criminalità organizzata) e dalla personalità dell’indagato che, seppur incensurato, ha dimostrato predisposizione a delinquere scendendo a patti con membri di un’associazione mafiosa, in particolare col gruppo D’Ambrosio». La Dda cita, a supporto della tesi, le dichiarazioni del pentito Adolfo Foggetti, che «costituiscono un ulteriore elemento a fondamento della sussistenza delle esigenze cautelari, evocando contatti duraturi nel tempo con la criminalità organizzata cosentina». Manna è anche accusato di essersi adoperato con il gruppo D’Ambrosio per la gestione del palazzetto dello sport di Rende. Il 29 settembre, il primo cittadino aveva ottenuto dal Tribunale del Riesame la revoca dei domiciliari, ma poche settimane fa la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla procura di Catanzaro avverso quel provvedimento.
(fabiobenincasa@corrierecal.it)
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