CERISANO Andrea Perrotta è un giovane e talentuoso cestaio cosentino. Ma è anche e soprattutto uno studioso. La sua storia, negli ultimi tempi, da Cerisano è arrivata lontano, fino a raggiungere l’attenzione dei media nazionali. Tutto merito della sua caparbietà per un lavoro antico, (ri)nato dopo anni di studi approfonditi e frutto di una passione tramandata dai suoi nonni materni. In special modo da nonno Luigi, cestaio di professione e vera e propria fonte di ispirazione per il nipote. Dopo la sua scomparsa, Andrea, classe 1988, nonostante una laurea in Storia conseguita brillantemente all’Università della Calabria, ha deciso di concentrare i suoi interessi verso questa attività tradizionale, fino a farla diventare un lavoro vero e proprio. A parlarne stasera nella nuova puntata di “Ti racconto un’impresa”, il format de L’altro Corriere Tv dedicato alle storie delle aziende più importanti della tradizione calabrese (in onda sul canale 75 a partire dalle 21), sarà proprio lui. Nel corso tempo, sfruttando la sua cultura e la sua innata curiosità, ha approfondito con metodo l’arte dei suoi nonni, rendendosi conto «dell’immenso patrimonio che s’era perso». «Perciò – ha rivelato – ho iniziato a studiare i cesti di mio nonno e da lì è nata questa grande passione. Ho imparato da autodidatta a realizzarli. Però poi, pian piano, ho ampliato le mie conoscenze e ho iniziato a studiare i cesti della provincia di Cosenza. Noi in Calabria abbiamo una fortuna che forse pochi hanno al mondo. Già nel 700, i viaggiatori che percorrevano il Gran Tour delle Calabrie, descrivevano la Calabria come un paradiso. Un paradiso però selvaggio, perché le popolazioni che vivevano all’epoca qui da noi, pur avendo un cuore grande, erano arretrate a livello culturale. Questo paradiso effettivamente è reale, perché noi abbiamo la fortuna di avere la biodiversità maggiore in Italia, forse il totale delle nostre specie arboree supera quelle delle altre regioni d’Italia. Basta pensare al fico. Noi, solo nella provincia di Cosenza, abbiamo più di 68 varietà di fico geneticamente diverse. Quindi questo ci fa comprendere l’immenso patrimonio che abbiamo. E l’immenso patrimonio della biodiversità ci permette, per quanto riguarda l’artigianato, di avere a disposizione diverse varietà di materiali. Anche la cesteria, con l’evolvere dei secoli, si è sviluppata utilizzando materiali del luogo».
Ma la curiosità e l’abnegazione di Andrea Perrotta non si ferma qui. Col tempo ne è nata un’altra di passione, anche lei antichissima e poco conosciuta a livello regionale: i coltelli calabresi. «Da calabrese – afferma – orgoglioso di esserlo, volevo utilizzare degli strumenti della nostra terra. Allora ho iniziato a studiare e a cercare di capire se esisteva un coltello tradizionale calabrese da poter utilizzare. Ho riscoperto quest’arte grazie agli studi che ho fatto a livello di documentazione bibliografica. Poi ho iniziato a raccogliere anche dei coltelli antichi, ottocenteschi, da lì li ho analizzati e sono riuscito a realizzare appunto coltelli tradizionali calabresi con forme, materiali e tecniche del passato».
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