CASSANO JONIO «Lasciate che vi dica che l’autonomia differenziata è la madre di questa ingiustizia epistemica che vuole ridisegnare un’Italia spaccata dalla disparità sociale». Lo scrive monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano Jonio e vicepresidente Cei per l’Italia Meridionale, in una “l ettera agli uomini impegnati nelle istituzioni politiche della Diocesi” in vista delle festività pasquali.
Monsignor Savino parte citando don Tonino Bello (“È l’ora della corresponsabilità. Chi state servendo il bene comune o la carriera personale? Il popolo o lo stemma? Il municipio o la sezione? Il tricolore o la bandiera del partito? Un giorno il Signore vi chiederà conto se lo spirito che ha animato il vostro impegno politico è stato quello del servizio o quello del self-service”) e quindi rivolgendosi agli “uomini impegnati nelle istituzioni politiche” ribadisce: «Le urgenze che siete chiamati in prima persona a fronteggiare sono troppe, ne ho contezza. Vi chiedo di “starci”, di abitarle, di accoglierle. Di sentirle come vostre irrequietezze, come qualcosa che vi toglie il sonno e vi fa vibrare i pensieri nella ricerca di soluzioni che guardino al bene comune. Per questa ragione vi chiedo di schierarvi aspramente contro quelle scelte che intendono tradire la giustizia sociale e l’equità. Mi riferisco alla tanto dibattuta “secessione dei ricchi” o autonomia differenziata che di fatto recinta i sogni, le aspettative e le contaminazioni sociali, culturali, economiche ed umane per cui qualcuno prima di noi ha dato la vita, ha lasciato terra ed affetti, ha sacrificato l’appartenenza per il riscatto. Stiamo mettendo a rischio la nostra economia, il nostro lavoro, l’istruzione, la tutela della nostra salute. Stiamo mettendo a rischio la sacralità della Costituzione e, determinando una più ampia forbice di disuguaglianza, la stessa sacralità del Vangelo. Non si può lasciare che incomba un abisso tra i modelli d’eccellenza e modelli che arrancano a garantire livelli essenziali di prestazione. Non esistono città, paesi e regioni di serie A e di serie B; crederlo rischia di ridurre tutto al caos del tifo, della disorganizzazione. Se le vostre voci, veri protagonisti del tessuto sociale nazionale, resteranno inascoltate, calerà il silenzio su tutte quelle realtà che danno forza alla società civile. Di questo – ricorda il vescovo di Cassano Jonio – io ed i miei confratelli vescovi abbiamo lungamente discusso nel dibattito delle aree interne, proprio con la preghiera che fossero le realtà territoriali, quelle più periferiche e lontane dalle cronache, ad essere ascoltate. Questo perché provvedimenti come quello dell’autonomia differenziata non tengono conto della povertà come condizione preesistente. Eppure il Covid-19 avrebbe dovuto insegnarci proprio questo e cioè che per alcune persone la pandemia non ha significato l’avvento di uno stato di incertezza ma ne ha stigmatizzato la presenza».
Quindi. Monsignor Savino osserva: « Lasciate che vi dica che l’autonomia differenziata è la madre di questa ingiustizia epistemica che vuole ridisegnare un’Italia spaccata dalla disparità sociale. Vi chiedo di avere a cuore sempre gli ultimi, di essere per loro e per tutta la gente, generosi fino alla follia. Vi chiedo di battervi per tutti quei giovani che hanno perso l’incanto, la dignità e la speranza e che sono alla ricerca di un lavoro che possa significare la costruzione di una famiglia o di un futuro sereno tra le braccia della propria terra. Tenete a cuore le difficoltà della gente e la loro disperazione. Accogliete gli stranieri e quelli che si sono estraniati da loro stessi lasciandosi assorbire dalla morsa del gioco d’azzardo o cadendo nell’inferno delle dipendenze. Abbiate la povertà come metodo ed i grandi principi sanciti dalla Carta Costituzionale come scopo, della vostra esistenza prima e del vostro agire politico poi. Lavate i piedi al mondo, come i servi, obbedienti al servizio e come gli amanti, obbedienti all’amore».
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