Il 2 maggio del 2022 a Genova Alberto Scagni uccide la sorella Alice. Qualche giorno dopo i genitori (cui va realmente la nostra solidarietà per avere perso una figlia ed avere un altro figlio in carcere) accusano la polizia e una psichiatra di non avere fatto il proprio dovere. Poliziotti e medico avrebbero sottovalutato la loro richiesta di un provvedimento preventivo per Alberto che aveva minacciato i genitori qualche giorno prima. Inizia da allora un vero e proprio processo mediatico verso la polizia “cattiva e insensibile” e la psichiatra omissiva che avrebbero potuto evitare l’omicidio. Al punto che i due agenti e la professionista vengono indagati dalla Procura per morte conseguente ad altro reato. E qui entra in scena la follia di Alberto. Che non c’è. La perizia disposta dal Gip dà come esito una seminfermità dovuta a un disturbo di personalità misto con tratti narcisistici, borderline e antisociali. Quella della procura non dice nemmeno questo. Entrambe smentiscono la tesi del perito di parte: Scagni non è schizofrenico, non è psicotico. Non è un folle tradotto in linguaggio comune. È invece un delinquente, criminale, che ha pianificato l’omicidio. Uno che usava hascisc, che spesso beveva. Che spendeva i soldi a prostitute. Che non conosce le regole morali ed etiche. Come qualsiasi usuraio che tenga per strozzo le sue vittime dormendo sonni tranquilli, o spacciatore che sa di dovere i suoi lucrosi guadagni alla vendita di una sostanza mortale. O come i mafiosi che uccidevano i bambini nell’acido. Insomma, come quei soggetti che (per scelta o per degrado) vivono la loro vita senza rispettare le regole. Esasperando il concetto (anche per ciò che recita la nostra tradizione religiosa) nessuno di noi è immune certo da comportamenti antisociali. Se pure fortunatamente non uccidiamo nessuno, non sempre rispettiamo regole e leggi. Paghiamo tutti le tasse nel Paese con la più alta evasione fiscale del mondo? Rispettiamo limiti di velocità nel Paese con una delle più alte percentuali di incidenti mortali? Siamo tutti realmente invalidi nella nazione che ha la percentuale di invalidi più alta d’Europa? La famiglia Scagni, in assoluta buonafede, pensa che quel delitto poteva essere evitato. E chiede che il figlio non sconti ciò che meriterebbe: l’ergastolo. È probabile anche che ci riesca in virtù di quella sentenza a sezioni unite della Cassazione del 2005 che conferisce dignità piena ai disturbi di personalità come seminfermità. Una sentenza, purtroppo, nefasta che deve essere superata da una nuova norma. Se Scagni avrà il suo sconto di pena potrà trascorrerne parte in una Rems, togliendo il posto ai veri malati. Che ci sono, eccome. Basti pensare a Meran, il cittadino straniero che uccise due poliziotti, che è uno schizofrenico grave e che sta ancora in galera, incredibilmente. Il disturbo antisociale di personalità è una delle invenzioni della psichiatria che dovrebbe essere cancellata. Oppure, con coraggio, applicata a tutti i criminali rinchiusi. Iniziando dal più famoso e fresco, Matteo Messina Denaro, che certo non può non essere antisociale avendo vissuto la sua vita uccidendo donne e bambini. I disturbi dì personalità stessi dovrebbero forse uscire dal DSM. Kurt Schneider, uno dei più grandi psicopatologi della storia, lì definiva “un modo di essere “. Non sono malattie ma disagi. E dovrebbero essere solo oggetto di attenzione psicoterapica. Sul narcisismo e la sua trasformazione in vulgata di massa meglio stendere un velo pietoso. Berlusconi e Trump (ma non avrebbero qualche motivo per esserlo?) vengono definiti narcisi. Se si imporrà la melassa mediatica (che potrebbe legittimamente avere in qualche modo intimorito anche i periti) avremo presto a processo due poliziotti e un medico che non hanno commesso alcun reato e che certamente, nella peggiore delle ipotesi in Cassazione, saranno assolti. E ci sarà una pubblicistica pronta a una narrazione strabica che dipingerà Alberto Scagni come un matto che andava fermato. Una menzogna colossale che rischia di essere l’ultima bugia sigillata come verità.
*giornalista
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