COSENZA Si torna in aula a Cosenza per l’udienza del processo scaturito dall’inchiesta “Cloaca Maxima” della procura guidata da Mario Spagnuolo. L’indagine affidata ai carabinieri forestali è partita a seguito di alcune denunce presentate dai cittadini residenti nelle aree contigue all’impianto di depurazione del fiume Crati. In aula presente in qualità di testimone un ex dipendente della Geko Spa, un operaio turnista. Ha riferito di aver lavorato sull’impianto dal 1991, considerandolo «inadeguato ad effettuare la depurazione» per diverse problematiche strutturali e per la quantità e qualità del refluo in ingresso. L’attività degli operai addetti all’impianto – ha riferito il teste – è stata segnata dal tentativo di condurre al meglio l’impianto e garantire la depurazione del refluo, nonostante difetti strutturali e continui malfunzionamenti.
L’operaio ha inoltre precisato come ogni ordine impartito dai suoi superiori e da lui eseguito fosse funzionale a tentare di contenere l’inquinamento e preservare la ridotta funzionalità dell’impianto. Sollecitato dalle domande dell’avvocato De Rose, il testimone ha sostenuto di non aver mai posto in essere «manovre finalizzate ad inquinare», ma solo quelle che apparivano funzionali a contenere o prevenire l’inquinamento. (f.b.)
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