CATANZARO Un debito societario di 8.528.847,78 euro i cui maggiori creditori sono l’Agenzia delle Entrate (4.478.671,07 euro), Anas spa (2.631.937,35 euro) e Comune di Milano (1.138.054,64 euro).
Una posizione debitoria nei confronti dell’Erario che il gip di Catanzaro, che ha emesso l’ordinanza sulla scorta dell’inchiesta “Billboards”, definisce «mostruosa».
L’inchiesta vede coinvolti Patrizio Mario Tomasoni (ai domiciliari e con il divieto di esercitare attività d’impresa per un anno), milanese, titolare della società in liquidazione “Pubblidue”; Salvatore Vargiu (divieto di esercitare attività d’impresa per un anno), di Muravera; Francesco Losurdo (divieto di esercitare attività d’impresa per un anno), residente a Milano; Alessandro Porro, residente a Sedriano (Mi); Alessandro Maria Francesco Vargiu, residente a Milano; Riccardo Ricci (divieto di esercitare attività d’impresa per un anno), di Milano; Antonio Macrì (divieto di esercitare attività d’impresa per un anno), di Chiaravalle Centrale; Francesca Madia, di Catanzaro; Luca Caracciola, di Chiarvalle Centrale; Rodolfo Berton, residente a Sesto San Giovanni (divieto di esercitare attività d’impresa per un anno); Andrea Crucitti, residente a Catania. Hanno fatto tutti parte, con ruoli diversi e in tempi diversi della compagine sociale della Pubblidue srl, una società fallita che «è stata svuotata in favore di altre aziende – a vario titolo riconducibili agli stessi gestori – e con registrazione di ingenti esposizioni debitorie», è scritto nei brogliacci dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Catanzaro e della pg della Procura – coordinata dal procuratore Nicola Gratteri e dal procuratore aggiunto Giulia Pantano. Tra le accuse a vario titolo contestate c’è, oltre alla bancarotta fraudolenta, anche quella di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita che contesta il fatto che Tomasoni, Vargiu, Losurdo, Alessandro Vargiu, Porro, Ricci, Macrì (in veste di liquidatore), Berton e Crucitti avrebbero trasferito l’intera azienda della fallita Pubblidue (beni materiali, avviamento, clientela e dipendenti), nelle società Sarda Advertising srl., Geopubblicità srl, OP Pubblicità srl e Decorsing srl in liquidazione, tutte a loro riconducibili, in modo tale da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa, ovvero la bancarotta fraudolenta per distrazione.
La Procura di Catanzaro aveva chiesto la misura degli arresti domiciliari nei confronti di tutti gli indagati. Il gip Gilda Romano ha disposto i domiciliari nei confronti di Tomasoni (per il pericolo di recidiva) e il divieto di esercitare attività d’impresa per un anno nei confronti di Tomasoni, Salvatore Vargiu, Losurdo, Ricci, Macrì e Berton.
«Invero – scrive il giudice –, deve ricondursi la complessiva responsabilità per il fallimento della Pubblidue agli organi di vertice Tomasoni, Vargiu Salvatore e Losurdo, e del liquidatore Ricci, soggetti attori in prima linea per tutte le specifiche condotte sopra analizzate ed evidentemente ricadute sotto il loro agire ed il loro placet, attesi i ruoli ricoperti sia da un punto di vista formale e documentale, sia per quanto emerso dal complesso dichiarato assunto dai dipendenti ascoltati in sede di indagine».
Le misure cautelari nascono dal fatto che «appare pronosticabile, in termini di elevata probabilità, che gli indagati possano reiterare le condotte delittuose, trattandosi di soggetti attivi ed operanti nella generale realtà imprenditoriale operante nell’ambito di più regioni, considerando che le sedi delle società sono in Lombardia, le imprese operano soprattutto sul territorio della regione Sardegna e da ultimo la sede è stata artificiosamente trasferita in Calabria».
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