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Giordano Bruno Guerri: «L’autonomia differenziata può essere un’opportunità per la Calabria»

L’intellettuale ospite de “L’altra Politica” spazia dalle anticipazioni del Premio Caccuri alla tragedia di Cutro fino al dibattito sul regionalismo

Pubblicato il: 06/04/2023 – 8:22
Giordano Bruno Guerri:  «L’autonomia differenziata può essere un’opportunità per la Calabria»

LAMEZIA TERME Grande amico della Calabria e presidente dell’Accademia dei Caccuriani (che si prepara alla kermesse 2023) «con il solito spirito di allegria, di intraprendenza e con la voglia di portare a Caccuri, cioè in un paese finora poco conosciuto, per usare un eufemismo, tanta gente e tanta cultura». Giordano Bruno Guerri parte dalle sue idee – e da qualche anticipazione – per l’undicesima edizione del Premio Caccuri nella sua intervista a “L’altra Politica”, andata in onda ieri sera su “L’altro Corriere Tv” (canale 75): «Abbiamo già il nome di 2 finalisti, che non posso dire, ma che sono personaggi molto noti e molto importanti. Poi in maggio, al Salone del libro, nello stand della Regione Calabria, ci saranno anche i caccuriani che si occuperanno di fare interviste, prendere iniziative e sicuramente ci rivedremo lì», afferma Guerri intervistato da Danilo Monteleone e Ugo Floro. Caccuri è, per Guerri, «un esempio splendido perfetto di come la cultura sia anche un motore economico da tutti i punti di vista. Il turismo, per esempio, ma anche il settore alberghiero e tanti altri. Per una settimana Caccuri acquista vita, visibilità e rende nota una regione della Calabria preziosissima perché ha dei beni straordinari, ma un po’ ignorata sia dal pubblico sia forse dagli stessi calabresi». 

La cultura come fonte di benessere

«Quest’anno avremo anche un’iniziativa nuova – spiega l’intellettuale –. Cerchiamo di fare un collegamento con il Museo Archeologico di Crotone, che è un museo straordinario che va valorizzato, per cui stiamo studiando la possibilità di dare un premio anche nel settore degli studi archeologici». Qualche giorno fa Giordano Bruno Guerri ha partecipato, proprio all’interno del Museo Archeologico della città di Pitagora, alla straordinaria mostra di Antonio Affidato, figlio del noto orafo Michele. Altro esempio di come si possa fare cultura. «Pescando nel passato, nei beni che ci hanno lasciato i nostri lontani antenati – dice Guerri – si può ricreare bellezza come ha dimostrato Antonio Affidato e anche ricchezza. Io ho visto quel giorno un museo strapieno e questa è la prova che la bellezza, la cultura, la storia e l’intraprendenza portano ogni tipo di bene: economico, culturale, eccetera. Poi l’opera di Antonio Affidato è veramente bella, fatta da un giovane che oltretutto stava al Nord e ha deciso di tornare in Calabria. Questo è un ottimo esempio».

La tragedia di Cutro

Nell’intervista di Monteleone e Floro, il professore riflette anche sul contrasto tra le opportunità date dalle cultura e la tragedia di Cutro. «Ho avuto l’occasione di incontrare, oltre al sindaco di Crotone e al sindaco di Reggio Calabria,  il sindaco di Cutro, che ha fatto un grande lavoro di umanità e di organizzazione. Cutro è stata coinvolta per caso ma la reazione della popolazione e dell’amministrazione pubblica è stata eccezionale, di grande solidarietà, amicizia e volontà di contribuire a salvare il salvabile in quella situazione veramente disperata e triste».  La tragedia di Cutro volge il nostro sguardo al mare, come fonte di pericoli ma anche di civiltà. Oggi il Mediterraneo è diventato un “cimitero liquido”, finito al centro di scontri politici e paure. «Il mare è una ricchezza – dice Guerri –. Ha sempre permesso le comunicazioni. Sono arrivati i pirati ma è arrivata anche la cultura greca. Il mare è oggi una ricchezza turistica straordinaria: avete alcune delle spiagge e dei punti più belli d’Italia. Certo, l’arrivo di extracomunitari in un modo così massiccio, disordinato e incontrollato è un motivo di preoccupazione. Però è un fenomeno che non riguarda solo la Calabria che va affrontato in un modo vasto e generale. Vanno disciplinati, come si dice continuamente, i flussi: è un’impresa dura, perché bisogna si ha a che fare con popolazioni disperate che certamente non vengono qua per divertirsi e vengono qua per trovare una salvezza, una speranza di vita che noi dobbiamo poter offrire e ne abbiamo la possibilità. Noi siamo un paese demograficamente in calo e si richiede forza lavoro. Io non dico bisogna approfittare della povertà dei paesi africani per sfruttare la forza lavoro con una nuova forma di colonialismo. Ma certamente era possibile già decenni fa, incrociando i dati del calo demografico e prevedendo l’arrivo di popolazioni dall’Africa e dall’Asia, creare un sistema che permettesse di dare lavoro e di utilizzare il lavoro di queste persone. Non è stato fatto, forse colpevolmente, forse per incapacità a prevedere le situazioni ma adesso dobbiamo porre rimedio organizzando i flussi. Io ho visto che lo stesso presidente della Regione ha recentemente dichiarato che nonostante la disoccupazione che è presente in Calabria, c’è la possibilità di utilizzare parte di queste persone in alcuni lavori e poi soprattutto ridistribuirle, perché non è pensabile che arrivino in Calabria e in Calabria rimangano tutti, perché l’arrivo è eccessivo».

La forza dell’identità italiana

L’identità italiana è forte abbastanza da gestire con tranquillità una piena ed effettiva integrazione di persone che arrivano da luoghi lontani, da culture profondamente diverse, con religioni completamente diverse? «L’identità italiana – risponde Giordano Bruno Guerri – è fortissima perché noi, per quanto divisi da campanilismi e dialetti, abbiamo una storia millenaria. La storia è fatta sostanzialmente di lingua e di religione e noi da sempre abbiamo la stessa lingua e la stessa religione per cui l’identità italiana è fortissima e difficilmente attaccabile. D’altra parte, non abbiamo esperienza di flussi migratori forti da Paesi di altre religioni, di altra storia, perché non abbiamo avuto colonie come hanno avuto la Francia, la Gran Bretagna e anche addirittura la Germania. Per cui non siamo molto abituati all’arrivo di culture poco conosciute». «Siamo piuttosto abituati ad emigrare – evidenzia il professore –. Dobbiamo imparare a conoscere queste culture e ad accettarle, naturalmente, nei limiti del rispetto delle nostre leggi, della nostra cultura. Per cui è abbastanza difficile, soprattutto con popolazioni di religione musulmana che hanno regole interne, oltre che culturali che noi non possiamo capire perché sono estranee alla nostra storia. Pensiamo solo al velo e soprattutto alla sudditanza della donna rispetto al maschio. Questi sono problemi difficilmente superabili senza una cooperazione da parte di chi arriva». 

Autonomia differenziata

Da un grande tema all’altro: l’autonomia differenziata. Quanto sono fondate le preoccupazioni che dietro la riforma si nascondano insidie per la Calabria? «Altro bel problema – esordisce Guerri –. L’autonomia regionale è prevista dalla nostra Costituzione, non si è mai realizzata perché è difficile da realizzare. Naturalmente sono giusti i timori di chi pensa che le regioni del Nord, che fra l’altro sono le maggiori promotrici dell’autonomia, vogliano semplicemente tenersi i denari. Questo è un pericolo, ma è un pericolo che si risolve facendo delle buone leggi, applicando l’autonomia in un modo sensato e facendo in modo che le regioni meno avvantaggiate usino bene l’autonomia e ne approfittino per migliorare la propria esistenza. Io penso al turismo, per esempio: la Calabria potrebbe diventare veramente una potenza turistica se riuscisse a sviluppare maggiormente questo settore. Non è un discorso che si possa risolvere così facilmente – continua il ragionamento –. Certamente al Nord ci sono degli egoismi che vanno vigilati e controllati in modo che l’autonomia venga realizzata in senso vantaggioso per tutti, perché può essere vantaggioso per tutti». Qualche esempio: «L’autonomia funziona benissimo dove è applicata da secoli. Penso alla Svizzera e agli Stati Uniti. Qui si tratta di costruirla ex novo in un Paese che è stato invece abituato fin dalla nascita alla massima centralizzazione». Chiusura dedicata ai prossimi progetti di Giordano Bruno Guerri: «Ho scritto un libro che si titola “D’Annunzio la vita come opera d’arte”. È un libro illustrato, grande formato e che io ho voluto a bassissimo prezzo, al contrario di questo tipi di libri e che uscirà il 18 aprile. Penso che ne parleremo anche a Caccuri». (redazione@corrierecal,it)

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