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«Morti da ca##oni per la boria di uno solo». L’intercettazione “racconta” la guerra di ‘ndrangheta a Gioia Tauro

Dall’inchiesta Hybris le conversazioni sulla faida tra Brandimarte e Priolo. La «spavalderia» dei giovani e la parabola del clan fermata dall’arresto del boss

Pubblicato il: 07/04/2023 – 6:33
«Morti da ca##oni per la boria di uno solo». L’intercettazione “racconta” la guerra di ‘ndrangheta a Gioia Tauro

REGGIO CALABRIA Una «cruenta guerra di ‘ndrangheta» che «tra il 2011 e il 2012 aveva insanguinato le strade di Gioia Tauro» ripercorsa in una lunga conversazione circa dieci anni più tardi. Le ragioni della faida tra le famiglie Brandimarte e Priolo sono oggetto di un dialogo finito nei brogliacci dell’inchiesta “Hybris”. Giuseppe Ferraro, uno degli indagati, parla con una persona non sottoposta a indagini. E inizia con il chiedere al suo interlocutore «notizie di Vincenzo Perri, condannato per l’omicidio di Vincenzo Priolo», una delle persone uccise durante la faida. Storia antica, nella galassia ‘ndranghetistica della Piana di Gioia Tauro: l’8 luglio 2011 Perri sarebbe stato oggetto di una spedizione punitiva e avrebbe anticipato le intenzione della “squadra d’assalto”, uccidendo Priolo. Condannato in abbreviato, l’omicida è stato arrestato da latitante nel marzo 2013 (sopra, la foto dell’arresto da Newz.it), scovato nel vano segreto di un sottoscala.

«Per la prepotenza ci hanno rimesso le penne»

Vincenzo Perri

Ferraro chiede al suo interlocutore notizie del «ragazzo… Che fine ha fatto». La risposta laconica («qua al carcere è») apre a considerazioni sulla “guerra”. L’altro uomo ascrive «anche l’assassinio di Giuseppe Priolo, detto Pepè, al contrasto tra i Priolo e i Brandimarte». 
«Per la leggerezza e per la prepotenza e la cazzoneria (…) ci hanno rimesso le penne, un casino in questo Gioia, una faida nella quale sono morte persone da cazzoni». Stillitano, per conoscenza diretta, riportano gli inquirenti, «riferiva di poter affermare che l’omicidio di Giuseppe Priolo era strettamente collegato a quello del nipote,  Vincenzo Priolo, quest’ultimo reo di aver assunto un comportamento troppo spavaldo negli ambienti ‘ndranghetisti». L’ipotesi captata dalle microspie sarebbe «che Giuseppe Priolo avesse pagato con la vita la colpa di non essere riuscito a contenere la boria del nipote». “Pepe” – nipote, da parte della moglie, di Gioacchino Piromalli, ritenuto il boss dell’omonima cosca – è caduto, nella “guerra”, il 26 febbraio 2012. Un delitto che sarebbe, secondo gli interlocutori, conseguenza della «spavalderia del nipote Vincenzo, il quale si sentiva invincibile attesa la parentela con Girolamo Piromalli detto Mommino, di cui era cognato perché quest’ultimo ne aveva sposato la sorella». Per l’interlocutore di Ferraro ci sarebbero anche altre ragioni alla base dell’uccisione di Giuseppe Priolo, tra le quali una parentela. Questioni di sangue, offese, eccessi di spavalderia: pare un quadro da mafia arcaica proprio nel territorio d’elezione di una delle cosche più potenti e con maggiori proiezioni internazionali. 

L’omicidio di Michele Brandimarte in Sicilia

Domenico Italiano

I due commentano anche un altro omicidio, quello di Michele Brandimarte, «assassinato per futili motivi in provincia di Ragusa da Domenico Italiano, suo complice in attività delittuose e reo confesso («Per una minchiata proprio che l’ha riempito di bolle, uno stortazzu era») e che dopo il barbaro assassinio, gli Italiano avevano lasciato Gioia Tauro per timore di ritorsioni (“se ne sono andati perché purtroppo erano guardati”)». Un omicidio, quello avvenuto in Sicilia, dal quale gli inquirenti avevano allontanato i legami con la faida di Gioia Tauro, viste le modalità (soprattutto il fatto che il killer si fosse consegnato una manciata d’ore dopo). Altro argomento di conversazione è «un analisi compiuta» della parabola mafiosa della famiglia Brandimarte, «che, dopo essere stata in auge, aveva perso il potere mafioso a seguito della detenzione di Alfonso Brandimarte, il quale si era legato con ‘ndranghetisti di Cinquefrondi». Storie di mafia a margine di un’inchiesta sulla “ristrutturazione” del clan Piromalli. (ppp)

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