CATANZARO È il popolo più inviso e sul quale si nutrono i maggiori pregiudizi. Sono i Rom, Sinti e Caminanti, di cui l’8 aprile di ogni anno ricorre la Giornata Mondiale, che ha come scopo proprio quello di «deporre l’astio e i pregiudizi» nei loro confronti.
In Italia sarebbero 11 i gruppi d’appartenenza: i Rom Lovari, i Rom Kalderasa, i Rom Rudari, i Rom Khorakhana, i Rom Kanjarja, i Rom del Sud (tra Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria, presenti anche in Lazio), i Sinti, i Kaulja, i Sufi, i Caminanti, i Carner. Secondo Amnesty International, al 2019, in Italia circa 25 mila persone di etnia Rom vivevano in «baraccopoli istituzionali», cioè i campi autorizzati, e in «baraccopoli informali».
Dei cosiddetti “istituzionali”, se ne contano 127, presenti in ben 74 Comuni e al loro interno vivono circa 15 mila persone, oltre la metà minorenni, di cui il 45% con cittadinanza italiana. Tuttavia, secondo il “country profile” aggiornato e pubblicato a marzo 2019 sullo Statelessness Index a cura del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir) e dello European Network on Statelessness (Ens), in Italia sono tra 3 mila e le 15 mila le persone appartenenti alla comunità Rom ancora a rischio di essere apolidi mentre «non e’ stato fatto abbastanza per proteggere i loro diritti». Tanto che a febbraio del 2023 il Consiglio d’Europa e’ tornato a sollecitare l’Italia affinche’ aumenti garanzie e protezione nei loro confronti.
«L’allarmante aumento dell’incitamento all’odio e del capro espiatorio dei Rom da parte di gruppi estremisti di destra e xenofobi dovrebbe preoccuparci tutti», ha commentato oggi sui social il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres: «In questa Giornata Internazionale dei Rom, dedichiamoci nuovamente alla promozione dell’uguaglianza, della dignità e della non discriminazione per tutti».
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