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il ricatto

Il pentito cosentino svela i dettagli delle estorsioni imposte anche a Pasqua

Nei racconti di Ivan Barone, alcuni ristoratori e imprenditori pagano una tassa non dovuta. Che aumenta nei periodi festivi

Pubblicato il: 10/04/2023 – 14:00
di Fabio Benincasa
Il pentito cosentino svela i dettagli delle estorsioni imposte anche a Pasqua

COSENZA Il pizzo non va in vacanza. L’attività estorsiva messa in piedi dai gruppi confederati del “Sistema Cosenza” impone – nel corso delle festività – il pagamento di una rata decisamente più onerosa rispetto alla tassa non dovuta elargita durante l’anno. È questo quanto emerso nelle carte delle varie inchieste che negli anni hanno assestato un duro colpo ai clan cosentini. La consuetudine pare dura a morire, visto che anche nell’operazione “Reset” sono decine gli episodi che vedono uomini legati alla mala bruzia esercitare il proprio potere criminale su imprenditori e negozianti della città di Cosenza.

Il ristoratore «a disposizione»

E’ il neo pentito Ivan Barone a rendere edotti gli investigatori sul alcuni episodi che lo hanno visto protagonista. D’altro canto, come ammette lo stesso pentito: «fino al giorno del mio arresto mi sono occupato direttamente della riscossione delle estorsioni per conto del clan degli “Zingari” e della distribuzione ai familiari dei detenuti. In un episodio, per essere sicuro che un ristoratore cosentino «si mettesse a posto e continuasse a pagare gli “Zingari” come aveva sempre fatto», Barone si reca nel suo locale. «Non c’è stato bisogno di picchiarlo perché lui ha chiesto scusa dicendo che avrebbe continuato a pagare gli “Zingari”. Così mi è capitato più volte di passare personalmente a riscuotere le rato delle estorsioni almeno fino al 2017». Già dal 2016/2017 «la rata dell’estorsione gli era stata abbassata a 400/500 euro per ciascuna festività, in ragione della crisi della sua attività lavorativa. Voglio precisare che questo imprenditore era molto vicino al gruppo degli “Zingari”, mettendosi a disposizione per varie necessità, dalla preparazione dei pacchi alimentari per i detenuti fino alla preparazione delle feste di compleanno, come è avvenuto per il festeggiamento del compleanno Fiore Bevilacqua detto “Manumuzza”», continua Barone che poi chiosa: «il conto per queste festa di compleanno, in cui erano invitate circa 70/80 persone, non gli è stato mai pagato da “Manumuzza”».

Altri episodi estorsivi

Il racconto di Barone prosegue. «Ricordo di una estorsione risalente a 5/6 anni fa ai danni di un ristorante pizzeria e prevedeva il pagamento di 3.000 euro complessivi, da versare in tre tranches da 1.000 euro ciascuna, in occasione delle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto». Il pentito ammette il coinvolgimento. «Sono andato a riscuotere il danaro presso tale attività commerciale, in due o tre occasioni, fino a quando Luigi Abbruzzese mi ha detto di non andarci più perché il titolare dell’attività già versava delle somme di denaro a titolo estorsivo ad un altro soggetto, per il tramite della moglie o del fratello di Rocco Abbruzzese detto “Pancione”». Ristoranti ma anche alimentari, molte attività erano piegate al pagamento del pizzo anche se con importi differenti. «Ricordo l’estorsione ai danni di un alimentari, il quale, in particolare, mi consegnava 500 euro a Ferragosto, 700 euro a Pasqua e 1000 a Natale». Ulteriore vicenda estorsiva «è quella perpetrata ai danni di un bar per il quale venivano versati 3.000 euro al clan degli “Italiani”. A noi clan degli “Zingari” – confessa Barone – di questi 3.000 euro, venivano consegnati 1.500 euro da parte di Antonio Illuminato». I clan non fanno sconti, non accettano pagamenti in ritardo e non nutrono alcuno scrupolo neanche dinanzi una azienda sull’orlo del fallimento. «Andavo a riscuotere l’estorsione al supermercato al quale sono stati imposti dei pagamenti nonostante stesse per chiudere». In questa occasione, l’importo da pagare «due volte all’anno, ossia a Natale e Pasqua» ammontava a «1.000 euro a Natale e 1.000 euro a Pasqua, per un totale di 2.000, somma euro di cui beneficiava solo il nostro clan». (f.benincasa@corrierecal.it)

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