CATANZARO Il sostituto procuratore della Distrettuale antimafia di Catanzaro, Romano Gallo, ha invocato tre ergastoli nei confronti di Cosmo Michele Mancuso, 74 anni, detto “Michelina”, Domenico Polito, 59 anni, di Paradisoni di Briatico, e di Antonio Prenesti, 57 anni, di Nicotera.
Davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro – presieduta da Alessandro Bravin – i tre imputati sono accusati dell’omicidio di Raffaele Fiamingo, indicato come il boss della zona del Poro, e del tentato omicidio del boss Francesco Mancuso, detto “Ciccio Tabacco” di Limbadi, uno dei fatti di sangue più importanti degli ultimi decenni nel Vibonese, avvenuto nel luglio del 2003 a Spilinga. I reati sono aggravati da premeditazione e metodo mafioso.
Al centro dell’inchiesta c’è un agguato avvenuto 20 anni fa di cui “Michelina”, secondo la Dda di Catanzaro, sarebbe il mandante, mentre Antonio Prenesti e Mimmo Polito l’avrebbero eseguito materialmente
Quale mandante del fatto di sangue viene indicato il boss Cosmo Michele Mancuso, 74 anni, detto “Michelina”, zio di Francesco Mancuso.
Domenico Polito, 59 anni, di Paradisoni di Briatico, residente a Tropea, è accusato di aver aperto il fuoco contro Fiamingo e Mancuso.
Giorno 18 aprile sono previste le discussioni degli avvocati del collegio difensivo: Salvatore Staiano, Enzo Galeota, Guido Contestabile, Francesco Sabatino e Domenico Soranna.
Secondo l’indagine denominata “Errore fatale”, il nove luglio 2003 a rimanere per terra, senza vita, fu Raffaele Fiamingo, all’epoca 43enne, pluripregiudicato di Zungri. Gli spararono alle gambe e al torace nei pressi di un panificio, a Spilinga, il 9 luglio del 2003. In quell’agguato rimase ferito anche un pezzo da novanta dei Mancuso, “Ciccio Tabacco”, che fu colpito al torace, all’addome e al braccio sinistro ma che riuscì a salvarsi dopo un intervento chirurgico all’ospedale di Vibo e una degenza di un mese e mezzo al Policlinico di Messina. I due avevano chiesto il pizzo al gestore di un panificio di Spilinga, ma tra i proprietari di quel negozio c’era anche il fratello di “Mussu stortu”, cioè Antonio Prenesti, ritenuto braccio destro del boss Cosmo “Michelina” Mancuso. Dopo la richiesta estorsiva, i gestori del panificio, sentendosi forti – secondo gli inquirenti – del sostegno di boss locali, avrebbero chiesto a Fiamingo e a “Tabacco” di tornare dopo un’ora. Nel frattempo il gestore del panificio e il fratello di Prenesti si sarebbero recati da Cosmo Mancuso a Limbadi, assieme a Polito, per chiedere al boss il placet per l’agguato. E “Michelina” avrebbe dato l’ok a sparare contro il nipote. Così, una volta tornati al panificio, Fiamingo scese – mentre “Tabacco” restò in auto – ed entrò nel panificio, ma si ritrovò davanti due persone che gli spararono contro, lo inseguirono all’esterno e lo finirono in una via vicina. Anche Ciccio Mancuso venne colpito, però riuscì a fuggire in auto e ad andare a casa di una persona dove avrebbe ricevuto le prime cure da un medico. (ale. tru.)
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