COSENZA La centralissima Piazza Kennedy a Cosenza è gremita. Il Questore di Cosenza, Michele Maria Spina, in occasione della celebrazione del 171esimo anniversario della Polizia di Stato ha deciso di coinvolgere tutti i cittadini, nessuno escluso. La piazza è priva di transenne e riempita di sedie, tutti prendono posto in attesa dell’inizio della cerimonia minacciata da qualche innocua nuvola che poi lascia spazio al sole. Le preghiere del Questore hanno sortito gli effetti sperati, è lo stesso Spina nel suo discorso a sottolineare la speranza di allontanare il pericolo pioggia per garantire la perfetta riuscita dell’evento. «Abbiamo fortemente voluto celebrare in una piazza centrale di Cosenza. Perché oltre ai nostri invitati ci siano anche cittadini, i passanti, incuriositi dalla presenza dell’orchestra meravigliosa dell’Istituto Lucrezia della Valle sperando che ci guardino con simpatia», confessa il Questore al Corriere della Calabria. «C’è uno schieramento di poliziotte e poliziotti giovanissimi che per fortuna sono venuti in servizio a Cosenza e noi festeggiamo 171 anni, ed è bello ammirare tanti giovani ancora vogliosi e desiderosi di contribuire a migliorare la società».
Sono passati appena cinque mesi dal suo insediamento, ma Spina subito imposto un new deal alla Questura. «Porte e finestre aperte a tutti», controlli sul territorio e aumento della percezione da parte dei cittadini della presenza dello Stato. «Ho sempre fatto lavori sul territorio, nei quartieri più difficili di Napoli, per esempio, ma anche in altre realtà complesse. Ecco perché ritengo che i cittadini debbano poter partecipare al processo di formazione delle strategie per la sicurezza. Devono poter suggerire qualcosa che magari a noi sfugge. Quindi l’idea di festeggiare, di celebrare il nostro anniversario in piazza parte proprio dal desiderio di coinvolgere quanta più gente possibile».
Come dicevamo, Spina ha sin da subito avviato un’operazione massiccia di contrasto allo spaccio di droga, aumentando i controlli nelle periferie e nelle zone “a rischio” della città dei bruzi. «Il tentativo è di prevenire, lavoriamo su tre livelli di profondità. Il primo è quello della che io definisco “battere il terreno”, cioè fare un’attività superficiale di prevenzione con le pattuglie in uniforme in modo che le persone percepiscano maggiore sicurezza. Il secondo è quello di “raschiare il terreno” per sradicare le radici della malavita. Quindi, per conoscerla, per capirne il modus operandi, per poter prevenire la commissione dei reati. Il terzo è la “trivellazione”: la penetrazione in profondità delle attività investigative».
Tra le autorità civili, religiose e militari presente anche il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo. «Noi abbiamo una tradizione ormai storica, di grande collaborazione con la Squadra mobile di Cosenza ed in particolare con la sezione minori. La Polizia di Stato riverbera una presenza sempre costante e continua, e vedere questa piazza così gremita rende assolutamente soddisfatti», sostiene al Corriere della Calabria. «Le istituzioni – continua – sono serventi rispetto al gruppo sociale. Non sono autoreferenziali. Questo vale non solo per Polizia di Stato. Vale per l’ufficio di Procura, per l’istituzione giudiziaria. Noi siamo soltanto un piccolo ingranaggio nel più complesso sistema di funzionamento della comunità».
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