COSENZA Dopo le diverse azioni dimostrative, gli attivisti e le attiviste del movimento La Base annunciano l’assemblea cittadina sul reddito di cittadinanza e il lavoro povero che si terrà Sabato 15 aprile, dalle ore 17, ci ritroveremo nei pressi della sede in via Macallè. Un incontro nel pieno centro cittadino, per un’assemblea pubblica incentrata sui temi del lavoro povero e del Reddito di cittadinanza. «Vogliamo dare voce – si legge in una nota – a tutte le persone disoccupate e precarie, che lavorano in condizioni di sfruttamento e ricattabilità, che vivono sul filo della povertà, che non vogliono rassegnarsi a dover emigrare per poter vivere una vita dignitosa, che lottano quotidianamente contro abusi e soprusi di ogni tipo o che non hanno ancora trovato la forza di farlo perché isolate. Negli scorsi mesi abbiamo condotto un’inchiesta sulle condizioni scandalose del mercato del lavoro nella nostra terra e sappiamo bene che la situazione è simile anche in altri territori, in particolare nelle regioni meridionali. In questi mesi abbiamo ricevuto centinaia di testimonianze che ci hanno incoraggiato a continuare con il nostro lavoro e segnalato una quantità enorme di situazioni lavorative vergognose, ben oltre i limiti dell’accettabile, in tutti i settori. Crediamo sia arrivato il momento di riportare tutte queste esperienze in un momento di confronto collettivo, che non sia un semplice lamento bensì un’occasione per organizzarci e opporci alle politiche che ci affamano e impoveriscono, a partire dalla annunciata abolizione del Reddito di Cittadinanza. Da misura di sostegno alla povertà e inserimento lavorativo, il Reddito si è rivelato una vera e propria arma, a disposizione di lavoratrici e lavoratori per combattere contro i salari da fame e le condizioni indegne che ci vengono offerte. Le campagne mediatiche contro questa misura, e poi la decisione di abolirla, sono la dimostrazione evidente di questo dato e della precisa volontà politica di mantenerci poverə e ricattabili, per garantire i profitti di chi ci sfrutta. Non possiamo più sopportare le retoriche che ci dipingono come fannulloni, mentre per sopravvivere dobbiamo emigrare a migliaia di chilometri di distanza dalla nostra terra e dai nostri affetti e dobbiamo sacrificare ogni giorno il nostro tempo e le nostre competenze, per creare la ricchezza di padroni senza scrupoli. Siamo consapevoli delle differenze che corrono tra le micro imprese a conduzione familiare – che rappresentano una fetta rilevante del nostro tessuto economico e affrontano difficoltà oggettive per poter assumere personale – e quei gruppi imprenditoriali che rappresentano invece i “colossi” dei rispettivi settori e, nonostante ciò, sono proprio quelli che impongono le condizioni lavorative al ribasso. Quella che stiamo portando avanti è il contrario della guerra tra poveri; è la lotta necessaria di chi si trova al fondo della società e si arrangia per sopravvivere, contro chi sta in alto e si arricchisce sulle spalle della maggioranza, ne denigra gli sforzi e pretende anche di dare lezioni di vita. Vogliamo un lavoro dignitoso e un reddito che ci consenta di vivere bene, senza farci sfruttare!»
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