COSENZA Il Tribunale di Cosenza ha assolto Dimitri Bruno, dai reati a lui ascritti ai capi a), y) e h bis) della rubrica, perché il fatto non sussiste; Cesare Quarta (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri) per non aver commesso il fatto e per le accuse ai capi b) e c) della rubrica, perché il fatto non sussiste; Ilenia De Luca perché il fatto non sussiste; Manuel Esposito per non aver commesso il fatto; Francesco Picarelli perché il fatto non sussiste. Il Collegio giudicante (presidente Carmen Ciarcia) dichiara il «non doversi procedere» nei confronti di Carlo Bruno in relazione ai reati a lui ascritti al capo d) della rubrica, perché estinti a seguito di prescrizione.
Il Tribunale ha dichiarato Dimitri Bruno responsabile dei reati a lui ascritti ai capi e), h), i), j) k), q), ed r) della rubrica, condannandolo alla pena di anni tre di reclusione e 3.400 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali. Lo stesso è stato condannato all’interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni cinque. Mario Caira è stato ritenuto responsabile del reato a lui ascritto al capo m bis) della rubrica e condannato a quattro mesi di reclusione (pena sospesa), oltre al pagamento delle spese processuali. Gli imputati sono tutti coinvolti nel processo scaturito dall’inchiesta denominata “Sette Note”.
Nell’operazione “Sette Note” condotta dalla squadra mobile di Cosenza, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, venivano contestati diversi episodi di spaccio di sostanza stupefacente e presunte minacce per estorcere denaro proferite nei confronti dei genitori degli assuntori per indurli a pagare i debiti dei figli. Giovani nel vortice di sostanze stupefacenti che compiono delle piccole estorsioni ai propri congiunti pur di pagare i propri debiti. (f.b.)
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