ROMA Il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, insieme al Promotore Applicato, Gianluca Peroni, ha ricevuto Laura Sgrò, legale di Pietro Orlandi, «come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, nell’ambito del fascicolo aperto sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, anche perché fornisse quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazione fornite da Pietro Orlandi. L’avvocato Sgrò ha opposto il segreto professionale». Lo rende noto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni. La legale della famiglia Orlandi si è recata in Vaticano dov’era stata convocata in qualità di testimone per riferire in merito alle fonti delle informazioni riguardanti Giovanni Paolo II e più in generale sul caso della ragazza scomparsa.
L’avvocato, «inaspettatamente e sorprendentemente, ha preferito opporre il segreto professionale decidendo così di non collaborare con le indagini dopo che più volte e pubblicamente, negli scorsi mesi, aveva chiesto di poter essere ascoltata», scrive Vatican News che ricorda le dichiarazioni di Sgro a Fanpage.it, lo scorso 11 gennaio.
«Nell’istanza che ho appena presentato in Vaticano ho chiesto, per l’ennesima volta, di poter incontrare il promotore di giustizia Alessandro Diddi, in seguito alle notizie date alla stampa sull’apertura del fascicolo». «Mi aspetto un incontro tempestivo – aveva aggiunto -. Vorrei consegnargli personalmente le chat e altri documenti: non mi aspetto una risposta immediata da parte di Diddi ma confido che mi convochi quanto prima: perché se io dico che ho delle prove, tu hai il dovere di ascoltarmi».
Ora che il contatto c’è stato e la convocazione pure, accompagnata alla piena disponibilità di ascoltare, valutare e indagare, la risposta da parte dell’avvocato è stata il silenzio, continua Vatican News.
L’avvocato, sottolinea ancora Vatican News, ha scelto di opporre il segreto professionale e dunque si è rifiutata di riferire da chi lei e Pietro Orlandi abbiano raccolto le “voci” sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla che, secondo quanto raccontato dal fratello di Emanuela durante la trasmissione “Di martedì”, «la sera se ne usciva in con due suoi amici monsignori polacchi» e «non andava certo a benedire le case».
Parole che Pietro Orlandi ha pronunciato in diretta su La7 la sera dell’11 aprile, dopo essere stato lungamente ascoltato dal Promotore di Giustizia, lasciando così intendere di voler in qualche modo asseverare il contenuto di un audio nel quale un membro della Banda della Magliana faceva pesanti allusioni sul Pontefice polacco. Il Promotore di Giustizia nei giorni scorsi aveva assicurato di voler andare fino in fondo e di indagare ogni pista possibile per cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela, avendo ricevuto per questo un mandato dal Papa e dal segretario di Stato.
Come ha raccontato lo stesso Pietro Orlandi in trasmissione, durante la sua lunga testimonianza resa l’11 aprile, aveva fatto presente al magistrato inquirente le accuse contenute nell’audio dell’esponente della Banda della Magliana e anche le voci che circolavano in Vaticano sulle presunte abitudini di Giovanni Paolo II. Richiesto di fornire informazioni che consentissero di portare avanti l’indagine riferendo da chi avesse appreso queste informazioni Orlandi non ha indicato nomi. Ci si aspettava dunque che questi li potesse fornire l’avvocato Sgrò, anch’essa convocata sulla base delle sue ripetute richieste al termine dell’audizione di Pietro Orlandi.
«Dall’avvocato Laura Sgrò una battuta di arresto enorme nel cammino per la verità. C’è poco da pensare: in questi mesi abbiamo lavorato sulle piste da approfondire e ora, dopo quanto successo, io non so come andare avanti». Lo dice all’AGI Alessandro Diddi, promotore di Giustizia in Vaticano, dopo che l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, convocata oggi come testimone, ha opposto il segreto professionale.
E Diddi a proposito di un prossimo incontro con il Papa risponde che questo ci sarà nei prossimi giorni. «Il Vaticano era aperto – dice – e ci eravamo messi tutti a disposizione della famiglia Orlandi per la ricerca della verità». E sulla linea adottata dall’avvocato Sgrò «Dovrei iniziare a pensare male…» afferma, conversando con il promotore di Giustizia in Vaticano.
«Al momento non posso che prendere atto di questa situazione inspiegabile – aggiunge Diddi – Noi ci siamo messi a disposizione, in silenzio e senza dare nell’occhio, ritenevano che non stessimo facendo nulla, ma come abbiamo dimostrato non era così. Adesso che devono darci le informazioni importanti si tirano indietro: è inspiegabile. Non riesco a capire. Inizio quasi a pensar male, ma al momento prendo atto e basta».
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