CATANZARO Per ora riguarda alcune aziende crotonesi, ma se la decisione sarà estesa anche ad altri casi rischia di rivelarsi una voragine per le finanze statali la situazione che potrebbe scaturire dalle pronunce con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto i primi ricorsi presentati da imprese e cittadini che vantano crediti con gli enti locali e le società partecipate. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha già liquidato somme per svariati milioni di euro ad imprese e cittadini della provincia di Crotone dopo che la Corte di Strasburgo ha accolto le istanze presentate da quanti non riuscivano ad incassare i loro crediti con Comuni, Azienda sanitaria provinciale e società controllate dagli stessi enti pubblici che sono fallite senza onorare i loro debiti nei confronti di dipendenti e fornitori. Milioni e milioni di euro che potrebbero aumentare sempre di più man mano se l’organismo di giustizia europeo accoglierà gli altri ricorsi che sono stati presentati.
Una situazione che – secondo l’avvocato che ha curato il ricorso – presenta implicazioni piuttosto complesse anche in relazione alla possibilità che il Governo, una volta che pagato il dovuto, possa poi rivalersi sugli enti locali, che rischiano così di finire in dissesto. Chi sta gestendo sotto l’aspetto legale questa situazione è un avvocato di Crotone, Francesco Verri. «L’unico modo per le imprese e per i cittadini di recuperare i loro crediti con la pubblica amministrazione – dice Verri all’Ansa – é la giustizia internazionale. Questo perché il mancato pagamento da parte delle Amministrazioni locali e delle società partecipate viola i diritti umani, così come altre gravi omissioni dello Stato in materia di libertà, giusto processo, diritto alla salute ed ambiente. Le imprese ed i cittadini che vantano crediti, soprattutto nel Mezzogiorno, sono decine di migliaia. Altrimenti non si giustificherebbe il debito complessivo della Pubblica amministrazione, che é stato calcolato da Confartigianato nazionale in 58 miliardi di euro. Davanti a questo disastro rimedi giudiziari nazionali non ce ne sono. L’unica possibilità é quella di ricorrere alla Corte di Strasburgo, il cui potere é quello di condannare il Governo centrale a sostituirsi non solo agli enti inadempienti ma anche alle società controllate fallite. Con le conseguenze che ne derivano».
La problematica non riguarda, ovviamente, soltanto la Calabria. Problemi relativi a gravi inadempienze di enti locali e società partecipate in materia di debiti insoluti si riscontrano anche in Sicilia ed in Campania. «Ma una delle situazioni più gravi, sotto questo aspetto – afferma Verri – riguarda la Calabria. La Fondazione Campanella, per esempio, ha gestito per un periodo il Policlinico universitario di Catanzaro, accumulando ben 97 milioni di euro di debiti. Il Corap, il Consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive, ente strumentale della Regione, ha 50 milioni di euro di debiti con dipendenti e fornitori. Per non parlare delle società che un tempo gestivano gli aeroporti di Crotone e Reggio Calabria, prima che subentrasse la società unica Sacal, lasciando anche in questo caso debiti per decine di milioni di euro. Ma gli esempi che si potrebbero citare, in questo senso, sono davvero tanti. Sono tutte vicende di cui, se i ricorsi saranno accolti, dovrà farsi carico lo Stato, che in questo modo é esposto per miliardi».
«Ciò che va detto inoltre – dice ancora Verri – è che davanti alla Corte di Strasburgo tutte le distinzioni alle quali siamo abituati, tra Regioni, Province e Comuni, non valgono. Esiste soltanto lo Stato. Ed è questa l’entità pubblica che deve rispondere di tutte le inadempienze che si ripercuotono economicamente sui cittadini».
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