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Droga, speculazioni finanziarie e riciclaggio: la ‘ndrangheta ormai spadroneggia nel Vecchio Continente

La “mappa” della presenza delle cosche in (quasi) tutta Europa: le ramificazioni storiche in Germania, Francia, Belgio e Olanda, “tracce” consistenti anche nei Paesi dell’Est

Pubblicato il: 17/04/2023 – 7:03
Droga, speculazioni finanziarie e riciclaggio: la ‘ndrangheta ormai spadroneggia nel Vecchio Continente

Le speculazioni finanziarie in Germania, il riciclaggio nel Regno Unito, le scommesse on-line a Malta, la droga dappertutto. Tra alcuni “locali” ormai acclarati e tracce più o meno evidenti, la ‘ndrangheta si è ormai definitivamente lanciata in tutt’Europa, inquinando il mondo economico e finanziario, insinuandosi nei varchi lasciati aperti da sistemi normativi e di controllo spesso inadeguati a contrastare una scalata sempre più irresistibile, una scalata a suon di euro più che di colpi di pistola e danneggiamenti. Tutto questo emerge plasticamente dall’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, che “mappa” la presenza della ‘ndrangheta in gran parte degli Stati d’Europa.

Spagna e Francia

A partire dalla Spagna, nella quale – si legge nel report della Dia – «si segnala la presenza della ‘ndrangheta a Girona e nella provincia di Madrid, a Murcia e in Catalogna. Infatti, il 28 giugno 2022 gli esiti dell’operazione “Hermano” della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno consentito di scompaginare un’articolata organizzazione, riconducibile alla ‘ndrangheta, capace di gestire un fiorente traffico di stupefacente che, acquistato in Sud America e transitato in Spagna, veniva rivenduto in tutto il territorio nazionale». Ancora più capillare – emerge dalla relazione della Dia – la penetrazione ‘ndranghetista in Francia, anzitutto in Costa Azzurra, territorio «economicamente appetibile», con cosche infiltratesi in città come Nizza, Mentone, Cannes, «ove attualmente è presente una seconda generazione di mafiosi di origine calabrese. Le indagini condotte negli ultimi decenni hanno fatto emergere in provincia di Imperia, territorio storicamente fortemente “colonizzato” da proiezioni di cosche calabresi, l’operatività della “locale” di Ventimiglia, quale centro di potere strategico per le numerose ‘ndrine attive sul territorio ma, soprattutto, articolazione con funzioni di “Camera di passaggio” per il raccordo con le analoghe strutture attive in Costa Azzurra». Le indagini condotte negli ultimi anni – spiega la Dia – «hanno permesso di mappare la presenza dei vari clan di ‘ndrangheta nel territorio francese: a Mentone si trovano i Pellegrino, a Nizza le ‘ndrine Pesce e Bellocco di Rosarno e Italiano, Papalia, Palumbo di Delianuova, a Grasse i Molè-Piromalli, ad Antibes i Palumbo e Italiano di Delianuova, a Cannes gli Stanganellidi Rosarno, a Pegomas i Pesce, a La Seyne sur-Mer e Ollioules, vicino Tolone, i Morabito».

Regno Unito

Nel Regno Unito secondo la Dia «la deregolamentazione in vigore da diverso tempo consente con estrema facilità l’apertura di società offshore e può risultare determinante nelle scelte, da parte delle mafie italiane, di poter facilmente reinvestire proventi di attività illecite nel tessuto economico locale. L’ampliamento degli affari mafiosi nel Regno Unito non riguarda solo l’export di un modello criminale ma una prassi che vede consolidare il ruolo sempre più finanziario della mafia che persegue l’obiettivo di massimizzare i profitti in maniera indisturbata. I clan italiani hanno enormi risorse finanziarie da reinvestire provento di varie tipologie di reato, non necessariamente conseguite nel territorio anglosassone, che spaziano dal narcotraffico, in particolare per la ‘ndrangheta».

Belgio e Paesi Bassi

In Belgio _ prosegue la Dia – «da diverso tempo sono attivi affiliati delle maggiori organizzazioni criminali italiane, in particolare cosa nostra e ‘ndrangheta, dedite prevalentemente al narcotraffico e alla commissione di reati finanziari. Alcune delle province del territorio belga, come quelle di Mons-Charleroi, quelle di Hainaut e di Liegi, sono storicamente interessate da infiltrazioni di gruppi criminali legati alla ‘ndrangheta»: nel territorio belga gli inquirenti censiscono «la netta operatività delle più valenti consorterie calabresi reggine» come Pelle-Vottari-Romeo di San Luca, Cua-Ietto di Natile di Careri, Ursini di Gioia Jonica e Giorgi “Boviciani” di San Luca. Neri Paesi Bassi, caratterizzati «da un’economia fortemente votata al commercio internazionale e l’esistenza di strutture logistiche all’avanguardia (in particolare il porto di Rotterdam e l’aeroporto mercantile di Schiphol)» ad oggi – evidenzia la Dia – «l’organizzazione di stampo mafioso più sviluppata nel territorio e con il maggior numero di affiliati sembra essere la ‘ndrangheta, i cui interessi sono prevalentemente legati al narcotraffico ed al riciclaggio».

Jan Kuciak, il giornalista investigativo slovacco ucciso nel 2018

Germania e Austria

In Germania «alla luce dei riscontri investigativi di tipo giudiziario e preventivo effettuati nel corso degli anni, si può ritenere – rimarca la Dia – che la ‘ndrangheta sia la manifestazione macrocriminale maggiormente nociva per le relazioni economiche, finanziarie e commerciali dei diversi Länder. Operazioni di polizia condotte in precedenza avevano consentito di attualizzare le presenze criminali calabresi in Germania dove sarebbe stato esportato il modello criminale originario e sono state replicate le strutture analoghe a quelle del “crimine” reggino, con il quale si notano evidenti legami di dipendenza», inoltre «non si può sottovalutare la propensione di taluni gruppi criminali di origine calabrese ad infiltrarsi nei territori dei Land dell’ex Germania dell’Est, in particolare, Turingia e Sassonia, ove le difficili condizioni socio-economiche connesse con la riunificazione nazionale avevano, fin dall’inizio, aperto ampi spazi criminali nei quali, oltre alle agguerrite organizzazioni dei Paesi dell’Est, si sarebbero inseriti i rappresentanti delle famiglie mafiose calabresi realizzando consistenti speculazioni finanziarie e immobiliari». Quanto all’Austria per la Dia «sebbene non siano emersi riscontri circa la presenza di organizzazioni mafiose italiane radicate nel territorio, le recenti operazioni “Galassia” e “Game Over” hanno consentito di mappare la presenza dei gruppi criminali legati alla ‘ndrangheta e a cosa nostra che hanno diversificato i loro interessi criminali nei settori del riciclaggio di beni con investimenti immobiliari e con il reimpiego dei proventi illeciti nel settore delle scommesse».

Slovacchia

Anche la Slovacchia registra ramificazioni ‘ndranghetiste: «In seguito alla liberalizzazione economica, il Paese ha rappresentato, soprattutto per la ‘ndrangheta, un’opportunità ulteriore di realizzazione di ingenti profitti derivanti dalle numerose attività illecite poste in essere. Al riguardo – si legge nella relazione – si rappresenta che il 1° giugno 2022 la Dia ha eseguito un provvedimento di confisca emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di un personaggio legato alla cosca Piromalli egemone a Gioia Tauro, condannato nell’ambito dell’operazione “Mediterraneo”, in relazione all’importazione dalla Slovacchia di armi inertizzate che, quindi, venivano modificate in Italia e rese idonee all’impiego. I sodalizi del vibonese, recentemente, si sono dimostrati capaci di realizzare ingenti profitti tramite attività di riciclaggio e truffe, che hanno visto negli istituti bancari le maggiori vittime. Gli stessi sodalizi si sono, altresì, infiltrati nel settore agroalimentare distinguendosi per la sottrazione indebita di fondi europei destinati a quel settore. L’assassinio del giornalista investigativo slovacco Jan Kuciak, avvenuto nel 2018, è probabilmente legato proprio alla scoperta di questi interessi illeciti nei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea da parte dei clan malavitosi».

Romania

Tra le nuove “rotte” della ‘ndrangheta per la Dia c’è la Romania: «Il Paese, come tutti quelli dell’ex blocco sovietico, già da diversi anni è considerato meta di interesse da parte delle varie organizzazioni mafiose italiane. La ‘ndrangheta, la cui presenza è acclarata tramite esponenti del clan Piromalli, Cataldo, Pelle e Italiano del Reggino e i Mancuso, Bonavota, Anello e Piscopisani della provincia di Vibo Valentia, risulta la più attiva nel territorio Ultimamente la presenza di cosche di ‘ndrangheta è legata ad esponenti della famiglia Grande Aracri, dediti maggiormente alla commissione di reati di natura finanziaria. Anche le cosche reggine sono intenzionate a sfruttare il territorio rumeno, come testimonia l’operazione “Platinum Dia”». E tracce di ‘ndrangheta la Dia registra in Bulgaria («Il 28 giugno 2022, l’operazione “Black fog” dell’autorità giudiziaria di Bologna Reggio Calabria ha consentito di individuare alcuni soggetti, riconducibili ad una cosca di ‘ndrangheta egemone nel territorio di Melito di Porto Salvo, che hanno reinvestito ingenti somme di denaro anche nel suolo bulgaro acquisendo 2 immobili di pregio a Sofia» e a Malta («attività investigative condotte nel corso degli ultimi anni mostrano come tra le attività illecite più praticate vi sia quella legata al settore delle scommesse on line, in cui maggiormente attivi sono i clan della ‘ndrangheta»). (redazione@corrierecal.it)

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