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“Geenna”

‘Ndrangheta al Nord, annullata con rinvio la confisca dei beni di Antonio Raso

La decisione della Cassazione sulle quote appartenenti all’uomo che gestisce il ristorante “La Rotonda di Aosta”

Pubblicato il: 17/04/2023 – 13:16
‘Ndrangheta al Nord, annullata con rinvio la confisca dei beni di Antonio Raso

AOSTA La Corte di cassazione ha annullato il decreto di confisca dei beni del ristoratore Antonio Raso, coinvolto nel processo Geenna sulla ‘ndrangheta in Valle d’Aosta, rinviando alla Corte d’appello di Torino per un nuovo giudizio. La confisca, che era stata disposta il 12 aprile 2021 dalla sezione misure di prevenzione del tribunale ordinario di Torino, riguardava le quote appartenenti a Raso della società che gestisce il ristorante La Rotonda di Aosta, un appartamento, un’autorimessa, due autovetture, tre conti corrente (dei quali uno al 50%) e il saldo attivo di due carte prepagate. In quel decreto i magistrati ritenevano «definitivamente accertata una sproporzione ingiustificata tra i beni per i quali si propone il sequestro e i redditi dichiarati ovvero l’attività economica» di Raso «e del suo nucleo familiare». La Dia aveva già sequestrato i beni nel dicembre 2019. Per l’eventuale revoca della misura di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza che lo stesso decreto aveva disposto per quattro anni occorrerà invece attendere il giudizio di merito. Antonio Raso – difeso dagli avvocati Ascanio Donadio, Pasquale Siciliano con il professor Enrico Grosso – era stato scarcerato su ordine della Corte d’appello di Torino il 31 marzo scorso, dopo oltre quattro anni di custodia cautelare. Con lui erano tornati in libertà anche gli altri tre imputati nel processo Geenna con rito ordinario: l’ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico, l’ex dipendente del Casinò di Saint-Vincent Alessandro Giachino (che si trovavano in carcere) e l’ex assessora comunale di Saint-Pierre Monica Carcera (che era ai domiciliari). Per loro quattro la Cassazione il 24 gennaio scorso aveva disposto l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Torino il 19 luglio 2021.

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