Ultimo aggiornamento alle 23:12
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 6 minuti
Cambia colore:
 

il dibattito

«Nella governance sanitaria prevalgono distorsioni e interessi. Il sistema va ripensato»

Iannello (Federconsumatori) evidenzia le commistioni tra pubblico e privato. «Il settore è sano ma le collusioni non mancano»

Pubblicato il: 18/04/2023 – 15:36
«Nella governance sanitaria prevalgono distorsioni e interessi. Il sistema va ripensato»

Gentilissima Redazione del Corriere della Calabria,
nei giorni scorsi è stata qui pubblicata un’intervista al professore Giuseppe Remuzzi nella quale, oltre l’accurata lettura delle criticità del nostro servizio sanitario, offriva condivisibili spunti per affrontarne le possibili soluzioni con un appello ai decisori della sanità regionale e nazionale. Poneva sostanzialmente due questioni: la prima di come si afferma da Nord a Sud una nuova centralità della sanità pubblica a fronte della continua cessione di sue quote al privato accreditato intervenendo sul sistema degli accreditamenti e dell’acquisto delle prestazioni con la previa verifica ex ante del fabbisogno legato al quadro epidemiologico aziendale anziché specularmente ex post.

mimma-iannello
Mimma Iannello

La seconda questione che poneva è di come si rendono le strutture sanitarie pubbliche attrattive al ritorno di figure mediche esperte e di giovani laureati calabresi capaci di rilanciare la sanità regionale, di come si garantiscono i Lea e si abbattono le liste d’attesa performando l’offerta dei servizi attraverso una migliore organizzazione di personale, tempi di accesso e risorse dedicate, comprese quelle della nuova programmazione sanitaria legata al Pnrr per strutture, strumentazione e tecnologie digitali.
Il Prof. Remuzzi poneva una terza questione che come Federconsumatori abbiamo affrontato durante gli ultimi lavori congressuali che, per quanto spinosa, è presente ed è fattore che incide sul governo delle liste d’attesa: ovvero, la limitazione nella sanità pubblica dell’attività libero professionale intra-muraria. Un tema delicato, normato ma forse troppo poco indagato a cui aggiungeremmo l’internalizzazione al sistema sanitario dei medici di medicina generale così come delle figure dell’intera filiera della continuità assistenziale. E’ un tabù che va svelato nell’unico interesse di valorizzare competenze, di fidelizzare il personale e di costruire nel contempo opzioni che rafforzino la sanità pubblica. Di certo, non può reggere l’assioma per cui non c’è cittadino che non si trovi costretto a passare da visite a pagamento per superare ogni sorta di disservizio pubblico. E’ un meccanismo distorsivo della domanda di salute che va corretto.
Sono queste le premesse per pensare a come efficientare le strutture esistenti e pensare al funzionamento di quelle che si vanno a programmare che rischiano di restare contenitori vuoti in assenza di un necessario piano straordinario di assunzioni come giustamente rivendicano le organizzazioni sindacali così come, l’adeguamento delle retribuzioni che incentivino la permanenza delle professioni mediche dentro il servizio sanitario nazionale.
Nella pandemia assistemmo poi ad un’alzata generale di scudi rispetto alla necessità di interrompere la spirale di tagli alla sanità i cui costi sono stati aggravati dal caro energia. Ebbene, nonostante gli impegni sotto l’attacco del virus, le Regioni, tutte, faticano a reggere la lievitazione dei costi di produzione dei servizi mentre la risposta inversa è stata quella di nuovi tagli alla spesa rispetto al Pil che passa dal 6,4% del 2019 al 6,9% del 2021 per ritornare al 6,6% nel 2022, al 6,7% nel 2023, al 6,3% nel 2024 sino al 6,2% nel 2025. Il tutto, mentre mutano i bisogni sanitari, aumenta la cronicità, mancano posti letto per acuti e quelli extra residenziali, la sanità territoriale è assente ed i cittadini ne subiscono ogni conseguenza.
Se questo è lo scenario le risposte di “sistema” richiedono soluzioni e volontà politiche non solo del Ministro della Salute ma dell’intero Governo che oggi però, appaiono improbabili e che non si colgono neanche nell’azione commissariale regionale considerata la condivisione del disegno di Autonomia differenziata che porta in sé germi divisivi rispetto all’idea di sanità pubblica quale valore e bene unificante nazionale su cui poggia dei tanti che da anni denunciamo derive e criticità sanitarie.
Insomma, quel nobile appello sembra difficile attecchire nel contesto politico contingente con la conseguenza di un ulteriore inganno di promesse e rivoluzioni sanitarie che rischiano di sommarsi all’inchiostro su carta delle migliaia di decreti commissariali mentre i cittadini costretti ai viaggi della speranza o a pagare professionisti pubblici e privati per aggirare liste di attesa, ricoveri, visite, esami e controlli obbligati.
Nella sanità calabrese c’è tanto da cambiare e tanto da valorizzare ma serve innanzitutto una presa di coscienza diffusa, responsabile e politica della funzione sociale, oltre che curativa, della sanità pubblica considerato quanto è stata e continua ad essere abusata come supermarket per la qualunque.
E’ dunque pensabile che la sanità pubblica possa continuare a perdere pezzi cedendoli ora anche alle logiche dei medici a gettone, delle esternalizzazioni di sale operatorie, della demedicalizzazione delle ambulanze, delle visite intra moenia o del ricorso al privato per abbattere le liste d’attesa col bancomat delle casse pubbliche? E’ solo una questione di carenza di personale o è anche questione di governance sanitaria in cui prevalgono distorsioni e interessi? La carenza di personale è sicuramente un dramma, compresa quella dei medici di base, ma non possono essere taciute altre componenti.
Di questo passo ad esempio, quanti medici di medicina generale andranno mai in una Casa della salute o di comunità quando in molti sono già organizzati in mini-poliambulatori dove offrono agli assistiti pacchetti di cure a pagamento? Quanti medici pubblici avranno mai interesse ad abbattere le liste d’attesa quando attraverso questi disservizi possono rendere più remunerativo il rapporto di lavoro con le loro aziende sanitarie? Certo, non tutti sono mercenari della salute, l’ossatura della sanità pubblica è sana e meritevole di encomi. Eppure, se si facesse un sondaggio fra i cittadini chissà quale percentuale dichiarerebbe di essere passato, nel bisogno, da vie traverse o a pagamento per scavalcare le lunghe liste d’attesa o il ricovero. E magari senza ricevuta fiscale.
Peraltro, un siffatto contesto non ha mai spinto il privato convenzionato a creare sana concorrenza e per questo, è rimasto bastevole della rendita ricavata da quel pubblico malgovernato, sprecone e tante volte colluso, sfruttandone le carenze, riservandosi i Drg più remunerativi, usando gli extra budget, utilizzando il personale come arma di ricatto, mostrando non poche volte opacità su performance e accreditamenti dentro cui si insinuano interessi non sempre trasparenti.
Ciò non impedisce però che si di costruisca un fronte, un movimento di pensiero e di mobilitazione fra quanti hanno a cuore la sanità pubblica, e la sana concorrenza privata, che porti a maturare una nuova coscienza sanitaria. Sono certamente corde delicate che toccano potenti corporazioni, lobby, meccanismi complessi e norme dentro cui muovono trasversalità politiche e gli interessi più disparati. E’ importante però che cresca la consapevolezza che i cittadini, per le difficoltà sociali che vivono, non possono permettersi che la sanità pubblica subisca ulteriori impoverimenti semmai, ne sollecitano il rilancio nella pienezza della sua funzione di cui nonostante tutto, nutrono ancora fiducia sollecitando competenza, efficienza e sicurezza dei servizi che ricevono.
Infatti, già tanti cittadini rinunciano alle cure, altri subiscono disservizi e malasanità e sono oltre 38 i miliardi di euro che passano dalle tasche delle famiglie alla sanità a pagamento: tanti possono permetterselo, altri ne sono costretti, molti altri non hanno santi a cui votarsi e aspettano. Tale condizione di disagio occorre di risposte chiare e tangibili che la politica ha il dovere di dare adesso atteso che, i Piani di Rientro, i piani Operativi, gli affiancamenti, i tutoraggi, i Commissariamenti di generali, colonnelli, ingegneri e presidenti vari non si sono mostrati fin qui gli strumenti più adeguati alle sfide in campo.

Mimma Iannello
presidente Federconsumatori Calabria APS

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x