ROMA «Ho preferito non sottoscrivere personalmente l’emendamento che riguarda la protezione speciale perché pur essendo sicuro dei buoni intenti e della buona fede di chi lo propone, che è quella di ridurre i pretesti per l’immigrazione clandestina, avevo e ho dei dubbi riguardo ad alcuni effetti che potrebbero involontariamente generarsi nei confronti di chi si è già integrato, di chi lavora e ha creato una famiglia nel nostro Paese». Così il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto nel suo intervento odierno in aula. «Ho molto apprezzato – ha detto Occhiuto – l’impostazione data sin dall’inizio dal presidente del Consiglio Meloni sulle politiche migratorie. C’è finalmente un progetto complessivo, e un comportamento corretto e responsabile. Che parte dai diritti delle persone. Il primo diritto è quello di non essere costretto ad emigrare prima ancora che quello ad emigrare. “Nella storia quasi mai è stato il pane ad andare verso i poveri, ma i poveri ad andare dove c’è il pane”. Eppure c’è lo sforzo di portare competenze e risorse in quei Paesi: di dare avvio ad un Piano Mattei per l’Africa, garantendo a queste nazioni la maggior parte degli introiti dalla produzione di energia. Un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane che recupera allo stesso tempo un nostro ruolo strategico nel Mediterraneo. Lo dimostrano i recenti viaggi in Algeria e in Etiopia del nostro presidente del Consiglio e in Tunisia del ministro degli Esteri Tajani. Lo dimostra l’insistenza con l’Europa per affrontare in modo unitario e strategico un tema così importante riguardo al quale l’Italia non può certamente essere lasciata da sola. Una richiesta di coinvolgimento attivo dell’Europa che sta finalmente ottenendo la dovuta attenzione e di cui noi di Forza Italia siamo stati i primi fautori. Inoltre con il Governo Meloni si incrementano i flussi regolari in entrata come mai era successo negli ultimi anni, aumentano i rapporti di collaborazione con gli stati di provenienza e di transito dei migranti, si colpiscono i trafficanti di uomini per ridurre i naufragi e le tragedie in mare, le tante morti di persone in difficoltà e di bambini. Lo stato di emergenza adottato poi consentirà a tutte le strutture dello Stato di velocizzare l’iter di alcune procedure necessarie per avere a disposizione gli strumenti indispensabili a garantire sempre e in modo strutturale -e più umano e solidale- la prima accoglienza, così come ha spiegato molto bene in prima commissione il sottosegretario Molteni. Mi fanno sorridere coloro i quali gridano allo scandalo per l’adozione dello strumento della emergenza. E sarebbe anche giusto in qualche modo parlare di uno strumento inappropriato per una problematica che è ormai conosciuta, se non fosse che in Italia ormai tutto deve essere affrontato con gli strumenti dell’emergenza. Figuriamoci la questione dei migranti che arrivano oggi a decine di migliaia sulle nostre coste, soprattutto in Calabria e in Sicilia. Dopo decenni di politiche di complicazione frutto della cultura del sospetto, che è propria della sinistra, non riusciamo più a realizzare un’opera pubblica, a spendere le risorse del Pnrr e neanche ad assumere dipendenti e tecnici necessari nella pubblica amministrazione senza ricorrere a commissari e a norme straordinarie che ormai stiamo recependo come ordinarie nel nostro ordinamento. Un’altra azione meritoria e positiva del Governo Meloni (che è anche in relazione questo tema) – ha proseguito il senatore di Forza Italia – è il rafforzamento della identità italiana. In tutti i settori: da quello del comparto agricolo a quello della scuola, alla cultura e a tutto il resto».
«Servono buon senso e umanità»
Secondo Mario Occhiuto «i confini infatti non sono dei muri senza pietre ma neanche delle linee prive di significato: racchiudono idealmente un popolo che è poi una comunità in continua evoluzione, con valori e cultura e tradizione comune, che si è data delle regole. Il nostro è un Paese straordinario, con un patrimonio di città storiche e bellissime. Siamo eredi (forse un po’ indegni) del mondo classico. E i tratti caratteristici degli italiani sono proprio quelli di una affinità elettiva verso la cultura artistica e popolare, la raffinatezza dei comportamenti e del pensiero, il carattere passionale e l’inclinazione verso il bello; siamo più accoglienti e aperti rispetto ad altri, siamo stati un popolo di navigatori e mercanti incline agli scambi commerciali e sociali. Sappiamo trasmettere calore umano: così ci descrivono i turisti che vengono in Italia. C’è un mito nel resto del mondo degli italiani brava gente: un pregiudizio positivo sul popolo, uno scudo di bonarietà, di giovialità, di naturale inclinazione alla mitezza e alla socialità cordiale che ci contraddistingue. Nella nostra identità c’è insito insomma il tratto distintivo e positivo dello spirito dell’accoglienza, che non dobbiamo perdere. Nelle nostre città ci deve essere un posto per chi arriva da noi, perché sfugge alla miseria o alle guerre, e non deve essere un posto qualsiasi ma direi quasi un posto d’onore in modo che chi arriva si riconosca nei nostri valori e si senta nello stesso tempo a casa. Sono questi i temi dell’integrazione e dell’inclusione, sui quali è necessario fare cospicui investimenti se si ha cuore la crescita sociale ed economica del nostro Paese. Noi siamo cittadini del presente, con alle spalle un passato che -più di altri popoli europei- è il risultato di migrazioni e incroci di tante genti e culture, grazie alla posizione geografica, alla conformazione fisica del nostro Paese e al continuo movimento di popolazioni in entrata e uscita. Io stesso provengo da una regione, la Calabria, il cui territorio è stato abitato da una serie vastissima di popoli quali Bruzi Greci Romani Bizantini Normanni Angioini e Aragonesi e tanti altri. E davanti – ha agiubnto il senatore di Forza Italia – abbiamo un futuro che sta in questa solida identità e nella capacità di integrare il nuovo, non solo di contenerlo spazialmente dentro i confini. Un Paese chiuso è un Paese morto. Non è solo un affare di buon cuore e di buon sentimento ma una esigenza di produzione di ricchezza, materiale e ideale, che è utile alle nostre imprese e alla società più in generale. La sfida è quella di riuscire a creare le condizioni per costruire una possibilità di integrazione effettiva tra cittadini “antichi” e cittadini “nuovi”, una prospettiva di radicamento in modo che tutti si sentano a casa. Il nostro Paese e le nostre città come un’opera collettiva che si rinnova continuamente secondo una cultura di interscambio produttivo tra tradizione e innovazione. Abbiamo già assistito nella storia a questi processi. Ricordo che davanti alle invasioni barbariche (migrazioni) sullo sfondo della decadenza dell’Impero Romano ci fu l’azione di Sant’Agostino che suggerì l’unico modo di preservare l’identità e le radici cristiane: quello di conquistare quei popoli con la cultura. E tutto questo non vuol dire assecondare la filosofia no border (apertura indiscriminata dei confini) perché vanificherebbe in un colpo le idee che sono alla base di quel processo di inclusione sociale che mi è tanto caro. Neanche nella narrazione biblica di Babele ha funzionato perché le genti non si comprendevano vicendevolmente e furono costretti a disperdersi. Proprio per questi motivi noi di Forza Italia abbiamo proposto degli emendamenti per incrementare i flussi regolari in entrata e per venire incontro alle richieste dell’Alto commissariato delle nazioni unite, a quelle di Confindustria in modo da assicurare alle imprese lavoratori, e riguardo all’accoglienza per i minori stranieri non accompagnati e per le persone con disabilità. Umanità e sguardo alle esigenze delle nostre imprese. Il presidente Berlusconi in questo stesso edificio proponeva addirittura di mettere a disposizione le case sfitte per coloro che arrivano nelle nostre città Io devo confessare, alla luce delle considerazioni che ho finora esposto, che ho preferito non sottoscrivere personalmente l’emendamento che riguarda la protezione speciale perché pur essendo sicuro dei buoni intenti e della buona fede di chi lo propone, che è quella di ridurre i pretesti per l’immigrazione clandestina, avevo e ho dei dubbi riguardo ad alcuni effetti che potrebbero involontariamente generarsi nei confronti di chi si è già integrato, di chi lavora e ha creato una famiglia nel nostro Paese. Purtroppo non è stato possibile un confronto sereno con l’opposizione perché sono stati presentati (in 1 Commissione) in modo strumentale e pretestuoso circa 400 emendamenti che hanno creato un teatrino per esigenze di propaganda elettorale e di fatto impedito la discussione nel merito rispetto a questo punto così importante. Affido queste mie riflessioni al Governo e al presidente del Consiglio Meloni nella consapevolezza che sapranno tenerle nel giusto conto e -nel caso di possibili distorsioni- correggere con il buon senso e con l’umanità che li contraddistingue, le problematicità che eventualmente potrebbero verificarsi. Perché (nonostante le buone intenzioni e il buon lavoro svolto dal Governo) nessuno in questo caso – ha concluso Mario Occhiuto – può dire di avere una ricetta perfetta per la soluzione di un problema epocale e così complesso».
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