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Le mani della mala cosentina sullo smaltimento di batterie

Non solo il business illecito dei rifiuti speciali. Gli uomini della criminalità bruzia fiutano un’altra potenziale e redditizia attività

Pubblicato il: 20/04/2023 – 8:39
Le mani della mala cosentina sullo smaltimento di batterie

COSENZA Dell’attenzione al business legato allo smaltimento illecito di rifiuti da parte della mala cosentina ci siamo già occupati (qui la notizia). Nelle carte dell’inchiesta “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro, emergono ulteriori dettagli inerenti l’attività e gli interessi di alcuni dei gruppi confederati del “Sistema Cosenza”. Il robusto compendio di intercettazioni contiene stralci di conversazioni tra soggetti indagati utili a ricostruire una vicenda riguardante l’esistenza di interessi da parte di appartenenti alla cosca Lanzino-Ruà-Patitucci al settore dello smaltimento dei rifiuti speciali. L’episodio incriminato riguarda lo smaltimento delle “batterie“. Il caso emerge quando «vi era la richiesta di partecipazione a tale “affare” da parte di Mario Gervasi a Carlo Drago» (entrambi indagati). Dell’affare risultano interessati altri soggetti non coinvolti nell’inchiesta. Lo sviluppo delle investigazioni crea il sospetto della presenza di presunti soci nelle attività, i cui profili ricondurrebbero a Mario Piromallo detto “Renato” e Roberto Porcaro.

«Ho quarant’anni e ho un impero»

E’ Mario Gervasi – secondo chi indaga – a farsi promotore dell’affare legato allo smaltimento delle batterie. L’indagato prima cerca di coinvolgere, senza successo, Mario Piromallo e poi trova in Carlo Drago il socio ideale. «Stiamo parlando di lavoro lecito, il lavoro invece che non è lecito, che si può fare pure, lo sta facendo un altro ragazzo che … lui mi porta a me le cose documentate … e si può fare come sta facendo lui, pensa che lo sta facendo a nome mio, figurati a me … adesso mi dà … adesso mercoledì va … parte, sto ragazzo, io non ho anticipato un centesimo e mi ha detto: “Mario ogni viaggio che io vado a scaricare a Marcianise…», dice Gervasi. Che poi si lamenta della scarsa capacità di un suo collaboratore e di essere gestore di un considerevole patrimonio, un «impero». «…E tengo un impero Carlè… che la rabbia mia sai qual è? Che io ho quarant’anni e ho un impero. Impero lecito, mannaia la puttana…». Tuttavia, Gervasi non riesce a proseguire le attività, per un problema sul recupero dei crediti vantati nei confronti di soggetti terzi. «…Non riesco a riprendermi un credito, non riesco a fare un cazzo. Sono andato in blocco Carlè…».

Il compito di Drago

Dopo una lunga sequela di lamentele, Gervasi inizia a prefigurare a Carlo Drago (suo interlocutore) ruolo e compiti da svolgere nell’attività. « …Allora, la tua funzione è: devi trovare le batterie…». Il piano di Gervasi è ambizioso. L’indagato cita gli “Zingari” e fa intendere che avrebbero potuto soppiantarli nello smaltimento delle batterie, visto che non avevano le giuste autorizzazioni e per tali motivi li avrebbero potuti estromettere. «Noi ci stiamo applicando ad avere a che fare con questi quattro zingari di merda che girano. Ma gli zingari se si prendono le batterie e non li compriamo noi … a chi cazzo le danno? Che non li vuole nessuno le batterie loro, che tra l’altro devono fare carte false per entrarle … giusto? Io non le voglio e loro rimangono con il culo a terra… con le batterie. Loro le lasciano dove stanno e vado a prendermele io…».

L’interesse di Porcaro

L’affare legato allo smaltimento delle batterie è allettante. Lo è sicuramente per Roberto Porcaro. Che viene intercettato mentre chiacchiera al bar con Carlo Drago. Davanti ad un caffè, Porcaro racconta di un rimprovero ai danni di Gervasi chiamato «pisciaturo». Un termine evidentemente offensivo. Sarà lo stesso Gervasi a riferire a Drago, in un’altra conversazione intercettata, della proposta di partecipare all’affare sottoposta a Porcaro. «..Insomma… io la prima persona che gli ho fatto la proposta è stato Roberto… è proprio lui… cioè io la prima persona a cui io gliel’ho detto è Roberto, che non mi ha dato nemmeno la risposta…». Nel dialogo viene tirato in ballo anche Mario Piromallo. «Perchè si rompe il giocattolo? – dice Gervasi – ..perchè Renato…lui con Roberto non ci vuole avere a che fare…». Ma quanto frutta il business dello smaltimento delle batterie? La risposta è contenuta in una conversazione tra Drago e Porcaro. «… Il 60 loro e 300 di guadagno … e noi resta ..in poche parole….200.000 euro ….». Tuttavia, in una fase successiva, lo stesso Porcaro decide di compiere un passo indietro.

(f.benincasa@corrierecal.it)

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