ROMA «Ci sono vicende che non si possono risolvere in uno studio televisivo. Sono appena uscito dalla Procura di Firenze e questo vi fa capire la situazione complessa, difficile e delicata che stiamo vivendo. Per questo, pur dicendo davvero grazie ad Enrico Mentana, non mi è possibile partecipare allo speciale previsto per domenica su La7». Giletti spiega nel video, girato davanti agli uffici della Procura di Firenze, che ci sono vicende che «vanno affrontate nei luoghi deputati per farlo, cioè gli uffici di un’azienda, altrimenti si rischia di finire all’interno di un’aula di tribunale».
Nell’annunciare la sua mancata partecipazione allo speciale tv di Mentana su La7, il giornalista ha inoltre sottolineato: «lo devo soprattutto ai magistrati che stanno lavorando su questa indagine e lo devo anche per rispettare me stesso. Parlerò sicuramente ma questo non è il momento, né il modo giusto per farlo».
E nel corso della sua trasmissione su Rtl 105.5 afferma: «Nel nostro Paese non è facile fare un certo tipo di televisione».
«Vorrei dire tante cose e verrà il giorno in cui potrò dirle. In questo momento – ha detto ancora Giletti a proposito della chiusura di Non è l’Arena su La7 – ho tanto rispetto per i magistrati, data la situazione delicata. L’importante è avere la coscienza a posto, poi la verità verrà fuori. Ho un contratto che mi vincola all’azienda in cui ho lavorato per sei anni, e per rispetto a questo contratto non posso parlare senza autorizzazione e chiarire in modo serio. Devo dire grazie alle centinaia di persone che continuano a mandarmi messaggi di sostegno, non per me ma per tutto il gruppo di lavoro. Nel nostro Paese non è facile fare un certo tipo di televisione, che va a disturbare chi sta nei palazzi, ma bisogna avere il coraggio di farla. Quando c’è una situazione delicata, abbiamo il dovere doppio di andare nelle sedi corrette, io l’ho fatto, il resto sono chiacchiere. Ci sono intercettazioni terribili, dove qualcuno di importante dice “Va chiuso Giletti”. L’ho letto su La Repubblica, Marcello Dell’Utri. Sono intercettazioni che fanno capire quanto quel lavoro era importante. Ma noi non molliamo e continueremo a farlo. Lo devo alle persone che ci hanno seguito ma per rispetto dell’azienda per cui ho lavorato non posso dire altro, se non ringraziarla per ciò che mi ha fatto fare in questi ultimi anni».
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