LAMEZIA TERME «Ho scritto diverse lettere a enti e ministeri chiedendo semplicemente: ma le gare di appalto per le nostre infrastrutture a che punto sono? Ad oggi non mi ha risposto nessuno. Penso purtroppo che questi soldi non verranno spesi». L’allarme nell’allarme dei ritardi per la realizzazione del Pnrr arriva da Giosy Romano, commissario delle aree industriali di Campania e Calabria. Nei giorni scorsi Repubblica ha raccontato i progetti impantanati nelle due aree inserite nelle Zone economiche speciali (Zes) proprio per accelerare le procedure burocratiche e agevolare nuovi insediamenti. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che come missione ha quella di ridurre i divari territoriali nel Paese, doveva essere adesso la manna dal cielo per ottenere lo scopo e attrarre le aziende: 630 milioni di euro per realizzare una serie di infrastrutture. C’è anche un elenco dettagliato di opere previste: strade, linee ferroviarie, stazioni, terminal merci e banchine. Repubblica parla di «un elenco di carta. A oggi non è stato speso un euro mentre l’Europa ha fissato l’avvio dei lavori al 31 dicembre, pena il rischio di uno stop definitivo ai finanziamenti. Al momento le gare avviate per aggiudicare gli appalti si contano sulle dita di una mano e ormai quasi certamente la metà della torta, ben 329 milioni che dovevano servire per grandi opere “di interesse nazionale”, resteranno nei cassetti».
È la storia del grande spreco (per ora) dei fondi del Pnrr per le aree industriali del Sud. Con schede e cifre errate nel documento consegnato a Bruxelles e poi divisioni di competenze tra enti che non si parlano, gare di appalto avviate con iter farraginosi e nessun monitoraggio su quello che sta accadendo.
Primo obiettivo: arrivare al 31 dicembre 2023 con i cantieri avviati e al 2026 con i lavori consegnati «per almeno 22 interventi per il collegamento dell’”ultimo miglio”, volto a realizzare efficaci collegamenti tra le aree industriali e la rete ferroviaria; almeno altri 15 interventi di digitalizzazione della logistica e lavori di efficientamento energetico e ambientale; almeno altri 4 interventi per il potenziamento della resilienza e della sicurezza dell’infrastruttura connessa all’accesso ai porti», si legge nel Pnrr. In questo elenco c’è anche la nuova banchina e il collegamento alla rete ferroviaria al Porto di Gioia Tauro. L’elenco però non è di competenza diretta dei commissari Zes, che hanno poteri speciali per accelerare le procedure di gara. Ma è stato diviso tra diversi enti: autorità portuali, Anas ed Rete ferroviaria italiana. In questo elenco nessuna gara di appalto per avviare i lavori è stata aggiudicata. Il motivo lo spiega ancora «i commissari si sono trovati in gran parte davanti non dei progetti avviati, come era previsto inizialmente nel Pnrr, ma “delle semplici schede dove non c’era molto altro”, dice il commissario della Zona economica speciale Adriatica in Puglia, Manlio Guadagnolo».
In altri casi, come in Campania e Calabria, alcune schede avevano importi sbagliati: i grandi enti, non avendo coperture certe per completare le opere, non vogliono quindi avventurarsi in gare di appalto con il rischio di dover poi reperire altri fondi. Succede poi che commissari ed enti appaltanti non parlano tra loro. Romano ha scritto ad Anas e Rfi senza avere alcuna risposta su interventi pari a 36 milioni per la Zes campana mentre per quella della Calabria la cifra delle opere in capo ai grandi enti arriva a 111 milioni.
Del primo elenco dedicato ai grandi interventi per le aree industriali del Sud quasi nessun appalto è stato messo a gara. I magistrati della Corte dei conti hanno già lanciato l’allarme: «Allo stato delle cose il numero degli interventi per i quali si è pervenuti all’aggiudicazione dei lavori è molto esiguo. Per la gran parte di quelli previsti ci si trova ancora in fasi preliminari alla stessa indizione della gara. Addirittura per i progetti relativi alle Zes Calabria e Sardegna non risultano avanzamenti rispetto al primo semestre del 2022. L’obiettivo fissato nel Pnrr per la fine dell’anno in corso risulta arduo. È necessaria una forte accelerazione all’intero processo». (redazione@corrierecal.it)
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