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Cocaina dalla Calabria a Palermo: la falsa prenotazione «al Civico o alla Maddalena» per superare la “zona rossa”

La Dda ricostruisce l’incontro in Sicilia del 17 marzo 2021 e i tentativi del gruppo siculo-calabrese di riorganizzarsi dopo gli arresti

Pubblicato il: 25/04/2023 – 7:07
di Giorgio Curcio
Cocaina dalla Calabria a Palermo: la falsa prenotazione «al Civico o alla Maddalena» per superare la “zona rossa”

REGGIO CALABRIA C’è un incontro avvenuto in Sicilia, a Palermo, che sancisce la capacità dei calabresi di «procurare grandi quantità di cocaina ma, soprattutto, dimostra la stretta alleanza tra il gruppo palermitano e la famiglia Barbaro». A scriverlo nero su bianco è il gip del Tribunale di Palermo, Lirio G.F. Conti, nell’ordinanza che ha portato all’arresto di 22 persone, con il blitz eseguito dagli uomini della Guardia di Finanza del capoluogo siculo. L’incontro sarebbe avvenuto 17 marzo 2021 tra Francesco Barbaro (cl. ’63) con alle spalle precedenti per traffico di droga, il figlio Rocco Pio (cl. ’99), i cui nomi sono stati annotati dalla polizia giudiziaria ma non sono indagati, i fratelli Salvatore e Giuseppe Fascella (cl. ’72) e i coniugi Orlando-Cusimano, tutti e quattro finiti in carcere, dopo un periodo “difficile” caratterizzato da sequestri pe oltre 45 kg di cocaina.

La riorganizzazione dopo gli arresti e i sequestri

«Il gruppo – scrive il pm – sente la necessità di organizzare una riunione in presenza, per riaffermare la stabilità del vincolo e riorganizzarsi» e assume, scrive ancora il pm, «importanza fondamentale per la dimostrazione del “pactum sceleris” ed è sintomatica anche dell’enorme quantità di sostanza stupefacente che la famiglia Barbaro è in grado di procurare, immune ai numerosi arresti e sequestri». Oltre ai tre sequestri e gli arresti di Renzo Lagioia (il 9 ottobre 2020), quello di Giuseppe Antonio Gangemi e Beniamino Condoluci (il 3 dicembre 2020) e Francesco Reitano (il 5 marzo 2021) l’organizzazione, sul fronte calabrese, si ritrova enormemente sotto pressione investigativa dopo un’operazione di polizia condotta dall’Europol, che era intervenuta tra l’atro «sull’operatività dei mezzi comunicativi criptati, essenziali per la vitalità dell’associazione».

I problemi di comunicazione coi calabresi

«(…) Ormai se non si aggiusta u coso sono loro che devono scendere… tanto lo sanno dove devono venire, per dire ragazzi è successo questo, questo e questo…». Proprio grazie all’ultimo arresto gli inquirenti riescono a capire che i vertici dell’organizzazione stavano pianificando un incontro in Sicilia. E in questa intercettazione di Veronica Cusimano, riferita al malfunzionamento del loro criptofonino, l’imminenza dell’arrivo dei calabresi a Palermo è quasi certo. Lamentandosi, poi, della mancata comunicazione da parte i dei calabresi dell’arresto di Francesco Reitano, per gli inquirenti è esaustiva la risposta di Salvatore Fascella che, consapevole della necessità dei sodali calabresi di interloquire di persona, dice: «(…) a strada a sanno… di venire vengono, devono stringere!». Che i Fascella e i coniugi Orlando-Cusimano parlassero di Rocco Pizzinga è chiaro – secondo gli inquirenti – perché è «la stessa Cusimano a citarlo in più di un’occasione» in una conversazione intercettata il 10 marzo 2021. Durante la conversazione ambientale, Veronica Cusimano racconta della ricezione, alle ore 14:11, di un sms da tale “Rocco”. «Mi ha fatto piacere tantissimo risentirci» aggiungendo, poi, che la comunicazione stava continuando su Messenger per via del guasto del criptofonino. Ed è ancora Cusimano a leggere ad alta voce altri messaggi di testo inviati da Rocco Pizzinga, tramite l’applicazione “Messenger”.  «(…) se non torniamo di nuovo in zona rossa, una passeggiata ce la facciamo» per poi aggiungere la propria risposta: «vi aspetto con molto piacere». E i militari della Sezione Antidroga della Guardia di Finanza hanno appurato, attraverso approfondimenti su “Facebook” come quel giorno Rocco Pizzinga «abbia aggiunto tra i propri amici tale “Vittoria Fiore”, ovvero il profilo fittizio, già emerso nel corso delle indagini, adoperato da Veronica Cusimano».  

L’incontro del 17 marzo 2021

Acquisiti tutti gli indizi, gli inquirenti riescono a monitorare l’incontro avvenuto. È il 17 marzo 2021 e Giuseppe Fascella, poco prima delle 11 del mattino, parte da casa sua in sella alla sua Honda, il fratello Salvatore sulla propria auto, e comunicano con Veronica Cusimano. «dieci minuti, un quarto d’ora… però fatevi trovare alzati!». Alle 11.13, dopo l’arrivo di Salvatore Fascella, arrivano sul posto anche il fratello insieme a quello che gli inquirenti identificano in Rocco Pio Barbaro, poi salgono a casa dei coniugi Orlando-Cusimano. E gli inquirenti intercettano tutto grazie al telefonino di Salvatore Orlando. «Buongiorno, piacere Rocco» si presenta il giovane, «è il figlio di Ciccio» spiega Orlando alla moglie che chiede a Giuseppe Fascella: «Come sono scesi, con la macchina?» e quest’ultimo, dopo aver annuito, aggiunge: «padre e figlio». In quegli stessi istanti arrivano, intanto, Salvatore Fascella e un altro uomo che gli inquirenti identificano in Francesco Barbaro. Nel corso della conversazione Veronica Cusimano critica i fornitori calabresi perché – come scrive il gip nell’ordinanza – avevano mandato un corriere (Reitano) senza un carico di copertura e, soprattutto, sprovvisto di patente. «(…) no ma la cosa principale – dice – è quando… che ti fermano… patente e libretto. E lui gli disse: “patente non ne ho, carta d’identità non ne aveva… non aveva niente, cioè ma dico!». «Tu devi mandare uno in regola, con la patente, con il libretto…» incalza poi Giuseppe Fascella, ammonendo ancora una volta Francesco Barbaro.  

Nuovo criptofonino e nuovo modus operandi

«Con questo qua non c’è pericolo, pure se lo pigliano, ti arriva un messaggio… diverso… questo qua…». Dopo il chiarimento – così come riporta il gip – Francesco Barbaro consegna ai palermitani un nuovo dispositivo criptato che, in caso di arresto, poteva esser disconnesso da remoto, evitando così l’eventuale acquisizione del contenuto da parte delle Forze di Polizia. Definiti gli accorgimenti di carattere generale, gli indagati approntavano la pianificazione e l’organizzazione di un nuovo approvvigionamento di cocaina concordando insieme anche un nuovo modus operandi da attuare per evitare possibili futuri controlli da parte delle Forze di Polizia. Ma non è tutto. Dopo aver messo in guardia il gruppo dall’utilizzo dei social come Facebook e Instagram, Giuseppe Fascella spiega a Francesco Barbaro che i rapporti comunicativi per il nuovo carico di droga dovevano avvenire tra Giuseppe “Pino” Barbaro e Salvatore Orlando ma solo attraverso telefoni criptati.

L’ospedale o la clinica

Siamo ancora in tempi di pandemia da Covid-19 ed è per questo che Fascella ricorda ai calabresi la necessità che il corriere viaggiasse verso Palermo per una motivazione valida «(…) se non è regolare è meglio che non scende più!». «Il punto di riferimento è il Civico (…) una cosa importante, che loro non possono dire niente, sono visite cardiologiche al Civico, ed io c’ho il medico… la prenotazione, te la posso mandare…con Vito ecco o Maddalena… e la prenotazione te la posso mandare pure io… quindi lui in tal caso dovrebbe scendere con una visita oncologica». Veronica Cusimano, causa restrizioni alla viabilità per l’emergenza Covid, fornisce ai calabresi una via alternativa per poter consegnare la cocaina a Palermo, attraverso una prenotazione o all’ospedale Civico dove era in servizio il cognato (anche lui indagato) o, in alternativa, alla Clinica Maddalena, specializzata in cure oncologiche (strutture ospedaliere estranee alla vicenda e all’inchiesta ndr). Un modo sicuro, insomma, per poter arrivare in Sicilia superando eventuali controlli delle forze dell’ordine ed eludere le restrizioni. Una volta concordate le modalità, Francesco Barbaro, a bassa voce, chiede qualcosa a Giuseppe Fascella che, una volta capito, esclama: «i piccioli?» (i soldi ndr) poi si rivolge al fratello Salvatore, cassiere del gruppo, e chiede: «quanti ci sono?» «tre ottantasei e cinque» ovvero 386 mila e 500 euro. Finito l’incontro, come documentato dagli inquirenti e riportato dal gip nell’ordinanza, i Fascella vanno via insieme ai Barbaro e li scortano fino all’imbocco dall’autostrada. (g.curcio@corrierecal.it)  

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