RENDE «Con il deposito della proposta di legge regionale, rilanciamo l’idea di un Comitato per il No alla città unica, così come viene propagandata dai consiglieri regionali e rivolgiamo un invito a farne parte a quanti condividono con noi i medesimi sentimenti di amore e appartenenza verso la nostra città». È quanto affermano in una nota a firma congiunta Missione Rende, Aria Nuova, Rende l’Idea, La Primavera di Rende, Rende per Rende (gruppo consiliare) e RendeSì. «Periodicamente – viene evidenziato – si parla di città unica come la panacea per tutti i mali che affliggono le amministrazioni locali e come volano di sviluppo del territorio. Come se d’incanto, con la “semplice” fusione amministrativa di più comuni, il territorio fiorisca e le comunità siano pronte a raccogliere i frutti. Stavolta, addirittura, si intende fare sul serio e andare avanti con un atto d’imperio, concepito e partorito nel laboratorio dell’attuale potere regionale, che prevede una consultazione referendaria avanzata da alcuni consiglieri regionali, tutti del centro-destra di governo, nessuno dei quali può vantare legami con il territorio rendese. Anzi, alcuni di essi sono gli stessi che hanno già promosso e provocato danni in altre realtà territoriali: Casali del Manco e, soprattutto, Corigliano – Rossano dove, peraltro, è in corso l’iter amministrativo per ritornare alle rispettive autonomie. La proposta di legge presentata e lo strumento referendario proposto – peraltro di dubbia legittimità costituzionale – non possono essere licenziati come una qualsiasi pratica burocratica senza aver prima maturato e condiviso una volontà politica maggioritaria in ambito locale, fondata su un progetto di fattibilità, procedibilità e sostenibilità in grado di migliorare le condizioni di vita della collettività amministrata al fine di sprigionare risorse stabili e creare nuove opportunità di sviluppo e benessere diffusi: in estrema sintesi, senza averne verificato l’utilità per la cittadinanza tutta. La città unica peraltro esiste già, più o meno da sempre, per noi cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero; solo la politica non si è volutamente accorta e seriamente interessata di questa unione naturale e di fatto e ne è testimone la carenza, in questo bacino, di infrastrutture e servizi condivisi, unici ed efficienti. Pochi e mal riusciti i tentativi concreti di realizzare le condizioni di base per un obiettivo più grande. Si pensi, ad esempio, al raccordo stradale tra i due grandi viali Mancini e Principe, al consorzio per la gestione dei rifiuti, alla società per la gestione dell’acqua, al trasporto pubblico locale in ambito di area urbana, alla valorizzazione delle aree industriali, alla costruzione del nuovo ospedale HUB, ai vari protocolli d’intesa con l’UniCal (purtroppo mancanti di un dovuto e necessario riconoscimento del ruolo di quest’ultima). Le provvidenze e gli incentivi finanziari, a cui fanno riferimento – in modo del tutto vago – i medesimi consiglieri regionali, sono di per sé insufficienti a giustificare siffatta iniziativa legislativa, perché limitati nel tempo e subordinati alla realizzazione del progetto di fusione e alla disponibilità dei bilanci annuali dello Stato. Oggi tali premesse non ci sono affatto e pure le situazioni politiche e amministrative di Cosenza e Rende sono particolarmente difficili sotto tutti i punti di vista, basta pensare alle vicende finanziarie dell’una ed a quelle giudiziarie dell’altra».
«Dispiace – prosegue la nota –, ma poco importa rispetto alla più complessiva situazione, registrare l’assoluto silenzio dell’amministrazione comunale di Rende, comodamente rassegnata a subire le decisioni assunte altrove, forse nel quadro di una trattativa peraltro complicatissima che nulla ha a che fare con il bene comune e l’interesse collettivo: c’è da credere che chi tace acconsente. Noi, come associazioni locali, abbiamo già avviato la discussione in un interessante convegno, nello scorso mese di dicembre, durante il quale autorevoli professionisti e accademici hanno spiegato, dal punto di vista normativo e tecnico, la questione città unica, fornendo utili indicazioni per le valutazioni più propriamente politiche e amministrative. I cittadini chiedono, com’è nel loro diritto, condizioni di vita migliori, servizi efficienti e ben organizzati, che per essere adeguatamente offerti e fruiti non necessitano di annullare i municipi, cancellare le storie e le identità, mortificare i territori: com’è evidente, ben altro che una semplice questione di campanile. Per rispondere alle esigenze delle popolazioni basterebbero validi amministratori capaci di affrontare e gestire, in sinergia tra comuni contermini, le criticità che i cittadini vivono sulla loro pelle. Siamo il Paese dei municipi, che sono storia, cultura, tradizione e ricchezza nazionali, come ha più volte ribadito, anche di recentissima, il Presidente Mattarella: i municipi sono le entità amministrative più prossime ai cittadini ed ai loro bisogni, esperienza della pandemia da Covid-19 docet».
«Le recenti esperienze, a noi vicine, – scrivono ancora i firmatari –hanno certificato il totale fallimento delle unioni per fusione tra comuni. Le unioni, forse, assumono significato e valore e producono utilità per i piccoli comuni, di certo non per grandi realtà come Cosenza e Rende. I vantaggi economici e finanziari, tanto pubblicizzati e sbandierati dai consiglieri regionali e dai loro sostenitori, sono determinati nel tempo e subordinati nei modi. La vasta area urbana che dal Savuto scende lungo la valle del Crati e si espande verso nord comprende altri comuni, in particolare Montalto Uffugo già in naturale continuità con Rende, non può prescindere da un immediato e diretto coinvolgimento dello stesso comune in un progetto più ampio e ambizioso rispetto all’idea di città unica per fusione. Tutto ciò premesso e considerato, noi siamo contrari a questa iniziativa sia nel merito che nel metodo e non siamo disposti ad accettare imposizioni. Cosenza, la dotta, l’Atene delle Calabrie, la città di Telesio e Rendano, deve continuare a svolgere il suo ruolo direzionale di città capoluogo. Rende, forte della sua giovane storia, consapevole della ricchezza e delle potenzialità ancora inespresse del suo territorio, deve riprendere il suo cammino al fianco di Cosenza, ma senza annessioni e fusioni per incorporazione. E in questa visione l’UniCal non può non essere attivamente presente per trasformare una minaccia in una grande opportunità. A questo punto, con il deposito della proposta di legge regionale, rilanciamo l’idea di un Comitato per il No alla città unica, così come viene propagandata dai consiglieri regionali e rivolgiamo un invito a farne parte a quanti condividono con noi i medesimi sentimenti di amore e appartenenza verso la nostra città. Superiamo incomprensioni, divergenze e questioni personali che tanto male hanno fatto e peggio ancora possono fare, uniamoci invece in questa battaglia politica per il bene della nostra amata Arintha. È nostra intenzione organizzare, a partire dalla seconda metà del prossimo mese di maggio, un primo incontro tra quanti (associazioni e cittadini formati nel credo della libertà e dell’indipendenza) vogliono partecipare alla costituzione di questo movimento di informazione, sensibilizzazione e contrapposizione all’arroganza e alla prepotenza di una simile pratica politica. Solo uniti possiamo farcela. Rende e tutti i rendesi che l’amano, non rinnegano se stessi».
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