«Pur essendo da sempre favorevoli alla città unica, non possiamo non rilevare due errori nel disegno di legge dei consiglieri regionali del centro destra regionale: un esproprio dei consiglieri comunali in carica che si ribellano e un legittimo sospetto di elettoralismo, che somiglia al Ponte sullo Stretto di Salvini in vista del rinnovo dei consigli comunali in Sicilia. E’ innegabile che il progetto sia di largo respiro, ma gli interessi pubblici, per quanto legittimi, sono del tutto contrapposti e ciò che richiama una imprescindibile opera di mediazione.
Primo ed evidente terreno di contesa è quello della localizzazione del nuovo ospedale rispetto alla quale il Consiglio comunale di Cosenza si è già ampiamente pronunciato e che parrebbe messa in discussione dalla novità e meritevole avvio della facoltà di Medicina all’UniCal in una regione dove i medici mancano più che altrove. Questione spinosissima perché se è riprovevole il ritardo – a prescindere dal rischio di lievitazione dei costi inflazionati – nelle procedure preliminari alla realizzazione del nuovo Ospedale dell’area urbana cosentina ancora più assurde e retrograde sono le rivendicazioni campanilistiche d’antan per la sua localizzazione in quanto non tengono alcun conto che anche la nuova Sanità sta vivendo un futuro di connessioni che annullano in qualità le vecchie fisicità topografiche. Già non mancano autorevoli esempi di alta qualità ospedaliera che hanno diramato i loro centri operativi a distanze ragionevoli, come, per esempio, il caso di Pisa e Cisanello a 5 Km. dove si recano per un esame in poche ore gli affetti da tiroidismo e altro. Altro discorso vale invece per la sede legale e amministrativa dove il diritto di Cosenza – che tra l’altro vive un declino anche demografico che sembra inarrestabile – è suffragato da ragioni mediatiche e storiche consolidate. Non è un caso se l’Unical è ormai di “Arcavacata” senza precisare il resto. Eppure Rende è una bellissima città moderna nel verde benché scarsa di servizi che cerca di conquistare strappandoli – è innegabile – al capoluogo. La storia ha un peso enorme e importante in queste localizzazioni perché un “Ospedale di Cosenza” nei media della conoscenza globale avrebbe un peso e prestigio psicologico collettivo ben diverso da un’altra denominazione meno conosciuta nel mondo. Coi suoi 2.400 anni di storia trascritta la città bruzia denominata non a caso la “Atene della Calabria” ha un effetto mediatico più di altri Comuni nati dopo e strappati alle paludi che costringevano le legioni romane a percorrere i “tracciolini” collinari per non morire di malaria.
Cosenza, poi, non ebbe dubbi e lasciò fare senza irritazioni e condizionamenti quando si trattò di rinunciare alla localizzazione dell’Unical perché riconobbe di non avere la quantità di suolo necessaria per potere innalzarvi una Università residenziale. Rinunciò perché i 20 ettari collinari disponibili dal PRG in contrada Tenimento erano un’inezia e poi il piano Vittorini puntava sulla crescita a nord per potere raggiungere una quota di almeno 200 mila abitanti, coi dintorni dei Casali, che l’Urbanistica indica come il quoziente minimo per avere finalmente, anche in Calabria, una vera città che manca con le sue funzioni direzionali e di servizi produttivi. Oggi, però, l’avvento della telematica anche in Sanità cambia la fisicità delle sue strutture, per cui si potrebbe pensare a imitare l’esempio di Pisa e altre, cioè distinguere la sede legale e amministrativa da quella operativa, oppure si potrebbe pensare a una totale integrazione vera e propria con l’Unical a condizione che non solo la denominazione – seguendo l’esempio di Corigliano e Rossano – sia quella di Cosenza-Rende ma che sia di una città unica che Rende potrebbe adottare sia pure sul bilico di elezioni comunque prossime venture per la scadenza e forse anche per il rischio di scioglimento che regna nel Rapporto troppo a lungo silente e inaccessibile – come lamenta anche l’attuale Sindaco di Rende sub judice – della Commissione ministeriale di accesso agli atti che così rischia di pubblicare il suo lavoro alla vigilia di elezioni a Rende ormai prossime venture.
Forse una deliberazione sostanzialmente e non solo ipocritamente irreversibile nel senso della costituzione della città unica, da parte dell’attuale Consiglio in carica a Rende– con cui qualsiasi disegno di legge regionale deve fare i conti – potrebbe rappresentare una svolta di maggiore serietà e credibilità. “Tutto il resto è noia”».
Consigliera comunale*
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