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Killer, “sgarrista” e capo di un clan che ha colonizzato Piemonte e Liguria. Chi è Pasquale Bonavota

Finisce a Genova, “fortino” della cosca, una lunga latitanza. L’ascesa del boss che diceva «il malandrino si fa con il cervello, non con il fucile»

Pubblicato il: 27/04/2023 – 12:50
di Giorgio Curcio
Killer, “sgarrista” e capo di un clan che ha colonizzato Piemonte e Liguria. Chi è Pasquale Bonavota

VIBO VALENTIA Un killer temuto, uno “sgarrista” che portava nella copiata il nome di Umberto Bellocco del clan di Rosarno, fino a portarlo a far parte della società maggiore. È Pasquale Bonavota, l’ultimo boss della ‘ndrangheta calabrese la cui fuga è finita oggi, catturato a Genova a conclusione di articolate indagini condotte dal Ros e dai comandi provinciali dei carabinieri di Vibo Valentia e Genova. È lui, infatti, il (presunto) capo indiscusso dell’omonima famiglia criminale attiva a Sant’Onofrio, nel Vibonese, e con ramificazioni tra Piemonte, Liguria e Roma.

La cattura

Dell’erede alla guida del clan Bonavota, nato a Vibo Valentia il 10 gennaio di 49 anni, titolo che gli spetta per discendenza e appartenenza, si era persa traccia dal 28 novembre del 2018, all’indomani della condanna all’ergastolo emessa dal gup distrettuale di Catanzaro al termine del processo celebrato con rito abbreviato nato dall’operazione “Conquista”.  Due erano stati arrestati subito, Nicola Bonavota e Onofrio Barbieri, anche loro condannati al massimo della pena, mentre Domenico Bonavota è stato catturato solo il 6 agosto del 2020. Per Pasquale Bonavota, però, la sentenza sarà ribaltata clamorosamente a novembre del 2021 dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro: cancellate tre condanne all’ergastolo inflitte in primo grado, quella di Onofrio Barbieri – pena convertita a 30 anni di carcere – e dei fratelli Nicola e il super ricercato Pasquale Bonavota. Come un fantasma per 4 anni e mezzo nessuno è riuscito a trovarlo. Lo hanno cercato ovunque, anche nel fortino dei Bonavota a Sant’Onofrio, ma senza successo, fino a stamattina. Quello messo a segno dai carabinieri è, infatti, un colpo tanto simbolico quanto significativo nella lotta alla criminalità organizzata calabrese che, colpo dopo colpo, sta mutando nella forma e nella sostanza la propria dimensione, costretta a fare a meno di figure di assoluto rilievo.

Pasquale Bonavota

Il profilo

Pasquale Bonavota era riuscito a sfuggire allo storico blitz “Rinascita-Scott” che ha messo in ginocchio tutte quante le potenti cosche di ‘ndrangheta del Vibonese, scattato all’alba del 19 dicembre del 2019 sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Tra i 334 mandati d’arresto non poteva non esserci quello del capo cosca dei Bonavota. Ed è proprio dalle carte dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che emergono i tratti distintivi di Pasquale Bonavota, capace a moltiplicare gli affari della famiglia oltre i confini calabresi, tra Piemonte, Liguria e Roma territori che Pasquale Bonavota, grazie al sostegno dei vecchi sodali del padre, riesce a conquistare. Nella Capitale, in particolare, Pasquale Bonavota riesce a moltiplicare gli affari e il patrimonio dei Bonavota, grazie al controllo dello spaccio di stupefacenti e ai legami con soggetti criminali influenti e legati alle famiglie romane.

L’ascesa di Pasquale Bonavota

«Mio padre ha detto una parola che allora io non capivo perché ero un ragazzo (…) se uno vuole fare il malandrino devi avere pure la mentalità, perché il malandrino, non si fa con il fucile (…) ormai si fa con il cervello, con diplomazia». Da una frase captata dagli inquirenti mentre Pasquale Bonavota è in carcere, emerge quella che è la filosofia dei Bonavota, una sorta di mantra che è poi l’eredità morale di Vincenzo Bonavota portata avanti proprio dal primogenito. E, mentre crescono gli affari fuori dalla Calabria, llo stesso tempo gli affari, in Calabria, proseguono con le estorsioni agli imprenditori locali, gestite dai fratelli Domenico e Nicola, e soprattutto al business dei videogiochi, imposti in bar ed esercizi commerciali, con un unico obiettivo in testa: far crescere il dominio della sua famiglia sul territorio tirrenico per scansare il potente clan dei Mancuso. E così Pasquale Bonavota stringe alleanze sul territorio. Con la famiglia di Rocco Anello si dividono il controllo della costa da Filadelfia a Maierato, con Andrea Mantella si alleò invece per “eliminare” fisicamente i nemici. Pasquale Bonavota viene indicato quale mandante degli omicidi di Domenico Belsito, Raffaele Cracolici, Alfredo Cracolici e Domenico Di Leo. A luglio del 2022, in abbreviato, il gup di Catanzaro ha però assolto Pasquale Bonavota per l’omicidio di Domenico Belsito. Il suo tesoro romano era anche stato al centro di un provvedimento di sequestro di beni disposto dal tribunale di Vibo Valentia. (g.curcio@corrierecal.it)

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