GENOVA Quando è stato fermato nella cattedrale di San Lorenzo a Genova Pasquale Bonavota era «spaventato e sorpreso» hanno riferito i carabinieri nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questo pomeriggio alle 17 in seguito all’arresto del capo ‘ndrangheta Pasquale Bonavota. Il boss abitava nel quartiere di San Teodoro, nella collina alle spalle del porto di Genova. Qui aveva la moglie, insegnante in una scuola genovese. Ma con la moglie sembra non avesse contatti diretti. I militari hanno sequestrato alcuni documenti di identità intestati a persone su cui verranno adesso fatti gli accertamenti. Sequestrati oltre 20mila euro e diverso materiale documentale e informatico su cui adesso si concentrano le attenzioni dei Ros. «Quando lo abbiamo chiamato con il nome di battesimo si è girato e ha detto “non sono il Pasquale che cercate” ma ovviamente sapevamo che era lui» ha ha detto il comandante provinciale dei carabinieri Gerardo Petitto. «Lo avevamo intercettato in centro storico – ha spiegato Petitto – ma solo quando si è fermato in raccoglimento ne siamo stati certi. Non risulta aspettasse qualcuno, credo fosse lì per pregare». «Non ha opposto resistenza ed è stato un arresto fatto con discrezione», ha sottolineato il maggiore dei Ros di Genova Fabrizio Perna. «Bonavota era già noto per essere stato in contatto con un gruppo stanziale su Genova – ha detto Perna – legato alla sua cosca di riferimento. È possibile che avesse dei punti di appoggio sulla città ma è un elemento su cui stiamo ancora lavorando. Abbiamo sequestrato documenti e materiale informatico che potrebbero fornirci risposte su connivenze o complicità».
«L’attenzione su Bonavota risale negli anni – ha concluso il colonnello del reparto operativo dei carabinieri di Genova Michele Lastella – ma ci siamo concentrati soprattutto negli ultimi due anni sulla sua possibile presenza su Genova a partire dal monitoraggio delle persone che potevano essere in contatto con lui».
Nell’abitazione dove abitava Pasquale Bonavota i carabinieri hanno trovato una decina di telefoni cellulari con schede sim intestate a stranieri. Su questi dispositivi gli investigatori faranno ora una serie di analisi per ricostruire la rete che ha aiutato il super latitante a nascondersi. Dalle indagini è emerso che il boss aveva affittato la casa dove viveva tramite agenzia. La moglie abita invece a Sampierdarena. Da quanto emerso Bonavota si muoveva con i mezzi pubblici: in casa gli hanno trovato diversi abbonamenti. I contatti con il territorio li aveva e forse per questo aveva deciso di trasferirsi a Genova. I carabinieri hanno pedinato soggetti a lui vicini che però non avrebbe incontrato in questi mesi. (Ansa)
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